«Non dobbiamo rassegnarci alla povertà»

“Rassegarsi alla povertà?” è il titolo del seminario organizzato dall’università di Catania e dai Circuiti culturali in occasione della presentazione del Rapporto Caritas 2007 su povertà ed esclusione sociale. “Non è solo una raccolta di dati, ma uno strumento di lavoro. Il rapporto lamenta il fatto che le classi dirigenti in Italia non hanno saputo elaborare un piano di lotta contro la povertà”.
All’incontro, coordinato dal prof. Antonio Pioletti, sono intervenuti numerosi ospiti, tra cui il direttore della Caritas Diocesana di Catania don Valerio Di Trapani e il direttore della fondazione Zancan Tiziano Vecchiato, i quali hanno contrbuito a delineare un quadro  ben preciso del problema: “Perchè pubblicare un Rapporto? Non basta conoscere le dimensioni del fenomeno – sostiene Vecchiato –  ma è importante chiedersi perchè esiste il fenomeno e come potrebbe essere risolto, ma soprattutto se e a quali condizioni deve essere affrontato”. Hanno inoltre partecipato il prof. Carlo Pennisi e il prof. Salvatore Ingrassia, esperti del campo economico e sociale.

Dall’analisi del Rapporto emergono particolari inquietanti: secondo le statistiche ufficiali in Italia sette milioni e mezzo di persone vivono in condizioni di indigenza, ma considerando la situazione attuale del paese in realtà altri otto milioni di persone vivrebbero al limite della soglia di povertà.
Le classi sociali più a rischio sono le famiglie con più di tre figli, i pensionati, ma soprattutto i numerosissimi giovani precari, anche se questi ultimi ancora “non sono considerati poveri, perché sostenuti dalle famiglie. Se domani si obbligassero tutti i giovani precari a lasciare le famiglie il numero dei poveri crescerebbe ulteriormente. Nel nostro paese la povertà non solo non diminuisce, ma si stanno creando le condizioni affinchè aumenti”.

Un altro particolare importante emerso dal Rapporto della Caritas è che i fondi destinati all’assistenza sociale non vengono utilizzati in modo proficuo: “in Italia non è mai stato creato un vero e proprio piano di lotta alla povertà. La questione povertà viene messa da parte dalle istituzioni perchè non ci sarebbero abbastanza fondi, ma in realtà non servono risorse aggiuntive, bisognerebbe amministare meglio quelle attuali”. Secondo Vecchiato “la Sicilia ha un’ottima spesa procapite destinata alle assistenze sociali, ha un grande potenziale. Bisognerebbe governare meglio questo potenziale”.
Una possibile soluzione sarebbe quella di trasformare i contributi destinati alla povertà  in servizi solidaristici. “Servono dei progetti che permettano alla persona bisognosa di uscire dalla condizione di bisogno – sostiene don Di Trapani –. Dobbiamo lottare contro la povertà, non solo attraverso elargizioni di elamosina, ma costruendo dei progetti finalizzati ad aiutare la persona ad aiutarsi. Non ci si deve rassegnare alla povertà e non si devono usare armi improprie per combatterla”.

Come rispondere, allora, alla domanda ma in realtà che cos’è la povertà? Non sono i numeri, non sono le statistiche a dircelo. E’ una realtà soggettiva fatta di persone con i loro problemi, con i loro bisogni. Per conoscere la vera povertà bisogna instaurare un rapporto con le persone. Spesso l’aiuto più importante che si può ricevere è il non sentirsi abbandonati.

Perla Maria Gubernale

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