Il momento più difficile per questa rubrica da New York, avviene ancor prima di aver scritto una parola, perché è largomento da scegliere il passaggio più insidioso. Di cosa ci occuperemo questa domenica?
Essendo lItalia o tutto quello che in un modo o nellaltro si allaccia agli affari italiani il nostro argomento primario, i dubbi non ci mancano mai. Per esempio, questa settimana i sospetti sulla Lega ladrona sarebbero un piatto gustoso da raccontare, e sarebbe importante analizzare anche lapparente peso piuma dellItalia nello scacchiere internazionale, almeno dopo la vicenda dei marò prigionieri in India e, subito dopo, la tragedia dellostaggio italiano ucciso in Nigeria a causa del blitz inglese. Ma se questa domenica scegliessimo questi argomenti che dominano le prime pagine dei giornali italiani, sapremmo che avremmo commesso un errore.
Infatti per chi guarda al nostro Paese da New York, quello che fa più impressione in una settimana come questa non è la mazzettopoli del partito di Bossi e Maroni, né le attuali difficoltà per far rispettare il peso dellItalia nel mondo. Quello che ci fa tremare le dita alla tastiera mentre battiamo queste parole sono le notizie sulle nuove indagini e gli arresti ordinati dalla Procura di Caltanissetta sulla strage di Via dAmelio, quella che uccise nel 92, a Palermo, il giudice Paolo Borsellino e la sua eroica scorta. Ci tremano le dita nel vederle pubblicate queste notizie dai maggiori giornali italiani come se fossero meno importanti di altre perché non di attualità.
Già, dopotutto, si tratta di fatti di venti anni fa Uffa, basta con sta mafia… Gli italiani che vivono in America non sono mai contenti di sentirla questa parola quando si parla dellItalia. Eppure, pur sapendo di diventare antipatici a molti, in questa rubrica noi scriviamo il contrario: basta con le mezze verità sul rapporto tra Stato e mafia!
Non vi raccontiamo i particolari di quello che le nuove indagini sulla fine di Borsellino stanno facendo emergere, basta fare una googlellata su internet e troverate articoli esaudienti. Infatti non è che questi non escano, il problema è con quale risalto vengono poi pubblicati. E, se non mi sono sbagliato, le terrificanti novità che arrivano dalle indagini su Borsellino, su come il magistrato in lacrime si sentisse tradito dagli stessi apparati dello Stato, non risulta mai la notizia più importante del giorno.
Avviene anche che, nella stessa settimana, la Corte di Cassazione emetta una sentenza che annulla i processi di condanna nei confronti del Senatore Marcello DellUtri, che in primo e secondo grado era stato ritenuto colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa per aver intrattenuto rapporti con i boss. Per la Cassazione, leggiamo, il processo non sparisce ma va rifatto perché non bastava che DellUtri, da sempre braccio destro di Berlusconi prima in affari e poi in politica, abbia intrattenuto rapporti e visto mafiosi per poter provare gli affari con la mafia. Cioè i pm nel caso di DellUtri non sarebbero riusciti ad accumulare prove cosí consistenti come invece accadde nel processo con imputato lex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro (oggi in galera). Benissimo, la giustizia deve essere sempre garantista, ma cantare ora le lodi del senator DellUtri ci pare assurdo, perché quello che non è ancora penalmente rilevante (certe telefonate si possono ascoltare sul web), sarebbe abbastanza per gettare nel fango qualsiasi figura pubblica in una democrazia normale. Ma in Italia, ricordiamolo, passa come verità che il sette volte Presidente del Consiglio, senatore a vita Giulio Andreotti, sia stato ingiustamente per anni perseguitato dalla giustizia perché alla fine sarebbe stato assolto da tutte le accuse, quando invece certi suoi rapporti con la mafia sono stati provati ma caduti in prescrizione…
Dalla strage di Portella della Ginestra (1947), nella Repubblica degli italiani sono stati commessi crimini enormi rimasti senza verità. Quando questa sembra avvicinarsi, latmosfera che viene diffusa è quella che ormai sono passati così tanti anni che la veritá non può piú servire al presente o al futuro del Paese, ma solo alla storia. Già, e cosí da 150 anni la storia del rapporto incestuoso tra Stato e mafia può continuare indisturbata a ripetersi.
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