Myrmex, in arrivo 69 lettere di licenziamento I sindacati: «È una sconfitta del territorio»

«Con la chiusura del laboratorio Myrmex si chiude una vicenda tutta siciliana fatta di illusioni, lunghe attese e false promesse». Per 69 dipendenti del laboratorio di tossicologia sono in arrivo le lettere di licenziamento, decisione già comunicata ufficialmente ai rappresentanti sindacali. Le sigle provinciali Filctem Cgil, Uilctem Uil e Cisal di Catania – attraverso i segretari Giuseppe D’Aquila, Alfio Avellino e Giuseppe La Mendola, e il segretario confederale della Cgil, Margherita Patti – hanno annunciato per domani alle 10.30 un incontro con sit in davanti all’ufficio provinciale del lavoro.

Per la struttura catanese i problemi iniziano nel 2011, quando l’azienda farmaceutica Pfizer la cede a Myrmex. Da quel momento, secondo il racconto degli impiegati, l’attività di ricerca si ferma. Oggi il clima tra i lavoratori è teso, a descriverlo in un comunicato congiunto i sindacalisti. «Non ci resta che prendere atto del fallimento di tutte le istituzioni che in questi anni sono state coinvolte in una vertenza che non rappresenta solo la chiusura di un laboratorio e il conseguente licenziamento di 69 dipendenti specializzati, ma una sconfitta del territorio, di una concezione dello sviluppo possibile legata all’eccellenza». Principale accusato, sostengono, è la Regione Sicilia, «responsabile di aver fatto un clamoroso passo indietro che ha segnato l’inizio della fine di quest’esperienza storica». Assieme all’ente, al fallimento del salvataggio della realtà occupazionale è «l’inadempienza dell’azienda», assieme a «un Piano industriale mai rispettato».

Le strade da seguire, adesso, sono due: «Creare le condizioni affinché il laboratorio venga comprato e rilanciato, (anche se in questo senso le rassicurazioni del Comune di Catania non hanno purtroppo prodotto risultati,) e rimettere il destino dei lavoratori nelle mani della Pfizer. Chiediamo che l’azienda assuma nuovamente i suoi ex dipendenti, fuoriusciti a seguito di una cessione di un ramo aziendale che non ha portato affatto il rilancio promesso negli anni scorsi».

Redazione

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