Muos, per l’Istituto di Sanità non fa male «Grandi dimensioni, più percezione rischi»

Il Muos «non è un rischio per la salute umana», «rispetta i limiti previsti dalla legislazione italiana» in materia di elettromagnetismo, non arrecherà «particolari problemi ad apparecchiature elettromedicali». E’ la sintesi, anticipata dall’agenzia Ansa, della tanto attesa relazione dell’Istituto superiore di sanità sui rischi dell’impianto militare di telecomunicazioni in costruzione nella base Usa di Niscemi. Un documento spaccato in due: una parte scritto dai tecnici dell’Iss, l’altra dagli esperti nominati dalla Regione Sicilia. Nessuna sintesi è stata possibile, vista la posizione diametralmente opposta in merito alle tre mega parabole. «I risultati delle misure sperimentali effettuate dall’Ispra sulle antenne del sistema Muos – spiega l’Istituto superiore di sanità -indicano che tutti i limiti previsti dalla legislazione italiana in materia di protezione della salute umana dai campi elettromagnetici sono attualmente rispettati in larga misura».

Quindi i tecnici continuano sottolineando che «l’impatto delle antenne presso la stazione Nrtf può essere considerato separatamente da quello delle antenne attualmente in funzione». Esattamente l’opposto rispetto a quanto sostenuto dagli attivisti No Muos e dai docenti del politecnico di Torino, Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu, consulenti del comune di Niscemi, che hanno sempre considerato come un unico problema, non scindibile, gli effetti delle 46 antenne esistenti e quelli delle tre parabole del Muos.

«Anche nell’ipotesi, poco probabile – si legge ancora nella relazione – di un puntamento delle antenne paraboliche a livello del terreno, o comunque nelle direzioni di persone che potrebbero essere esposte al fascio principale, si ritiene che tali rischi possano essere considerati del tutto trascurabili». Non ci sarebbe nessun problema neanche per le apparecchiature elettromedicali – pacemaker e defibrillatori cardiaci impiantati – «in quanto i livelli di campo elettrico nei luoghi dove è possibile la presenza di tali apparecchiature, sono inferiori a 0,6 volt per metro, compatibili quindi con i normali livelli di campo elettromagnetico di fondo». Gli analisti accennano anche al fatto che le grandi dimensioni delle parabole possano «aver giocato un importante ruolo nella percezione dei rischi per la salute da parte della popolazione». E infine raccomandano «ulteriori verifiche sperimentali, successive alla messa in funzione delle antenne».

In attesa di leggere la relazione integrale – che consta di diverse decine di pagina e, come anticipato a CTzen dal professor Massimo Zucchetti, fa anche il quadro delle condizioni di salute dei niscemesi e del livello di inquinamento di tutto il comprensorio – i legali del comitati No Muos non si dicono sorpresi. «Sapevamo che sarebbe finita così – commenta l’avvocato Paola Ottaviani – ma la relazione dell’Iss rappresenta uno studio di parte, commissionato dal Ministero della Difesa che è parte in causa nel procedimento amministrativo». A livello giudiziario, quindi, almeno nell’immediato non cambia nulla, perché la relazione non è stata chiesta dai giudici del Tribunale amministrativo. Tuttavia, molto probabilmente, verrà presentata come documento di parte di cui i giudici del Consiglio di Giustizia Amministrativa, a cui il ministero della difesa ha fatto appello dopo il responso del Tar di Palermo, dovranno tenere conto. «Mi sembra un’uscita ad orologeria – afferma l’avvocato dei No Muos, Sebastiano Papandrea – visto che l’udienza del Cga è fissata per il 25 luglio».

Domani, invece, a Gela si svolgerà un’altra udienza. Quella del processo per direttissima nei confronti dell’attivista Turi Vaccaro, arrestato il 10 luglio durante la cerimonia per il settantesimo anniversario dello sbarco alleato in Sicilia, per aver preso a calci un’auto della polizia. Vaccaro attenderà la sentenza a Partinico, in una struttura confiscata alla mafia e gestita dalla cooperativa sociale Noe, dove si trova agli arresti domiciliari.

Salvo Catalano

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