Muos, la sentenza del Tar nelle prossime ore Possibile una deroga allo stop dei lavori

«Se la stanno giocando tra Roma e Palermo, l’uno aspetta l’altro». Il rimpallo sarebbe tra il Tar e la commissione dell’Istituto superiore di sanità (Iss) chiamata a dare un responso sul rischio per la salute derivante dal Muos. Le parole di una delle mamme del comitato sintetizzano la sensazione diffusa tra gli attivisti che si battono contro l’impianto militare di telecomunicazioni Usa. Oggi doveva essere il giorno della sentenza del Tribunale amministrativo a proposito del ricorso presentato dal Ministero della Difesa, attraverso l’Avvocatura di Stato, contro la revoca delle autorizzazioni da parte della Regione Sicilia. Una decisione che lo scorso 10 maggio era già stata posticipata e che neanche oggi è arrivata. Ma stavolta non si tratta di un rinvio, ma dei tempi per emettere la sentenza. «Potrebbe uscire tra stasera e i prossimi due giorni», precisa l’avvocato Sebastiano Papandrea, consulente No Muos presente stamattina a Palermo, insieme alle mamme che hanno vegliato tutta la notte davanti all’ingresso del Tibunale.

«Il presidente del collegio giudicante – spiega Papandrea – ha chiuso l’udienza dicendo che si riservava qualsiasi tipo di decisione». Se la richiesta di sospendere la revoca delle autorizzazioni verrà accettata, i lavori riprenderanno. Altrimenti tutto rimarrà fermo e gli Usa dovranno ricominciare il lungo iter autorizzativo. Ma si profila una terza via d’uscita, una soluzione di compromesso, su cui gli uomini del ministero della Difesa hanno lavorato a lungo e che è stata ufficializzata oggi dai legali dell’Avvocatura di Stato. «La novità – racconta Papandrea – è che il ministero accetterebbe una sospensiva che consenta di effettuare i lavori di completamento delle antenne, escludendo il montaggio delle parabole. Noi ci chiediamo che senso ha completare l’impianto, nell’ipotesi che debba essere smantellato, se la commissione dell’Iss darà un responso a noi positivo».

La sensazione dei legali degli attivisti è che anche la Regione possa essere d’accordo con questa soluzione e che ci sia stato un percorso concordato. A rafforzare quello che per ora rimane un dubbio sono i carteggi sottratti nei giorni scorso dal collettivo di hacker Anonymous ad alcuni funzionari del ministero dell’Interno, tra cui il prefetto di Caltanissetta, Carmine Valente. Scambi di email in cui si parla proprio di una deroga parziale alla sospensione dei lavori. Oggi, infine, l’Avvocatura dello Stato ha quasi raddoppiato, da 25mila a 50mila dollari al giorno, il risarcimento danni richiesto per lo stop dei lavori.

Nel frattempo a Roma si aspetta la decisione dell’Istituto superiore di sanità. Sulla cui imparzialità, però, i No Muos avanzano forti perplessità. «Sappiamo che la commissione ha difficoltà ad effettuare le verifiche necessarie – sottolinea Papandrea – sia di natura economica, perché le analisi sono molto onerose, sia perché parte della documentazione è rimasta secretata. Noi – continua l’avvocato – sosteniamo che, nel momento in cui c’è un ricorso del ministero della Difesa, la commissione, che è organo ministeriale, non può essere riconosciuta come ente terzo». Torna infine di attualità la questione relativa alla sicurezza dell’aeroporto di Comiso. L’Enav ha recentemente dato il via libera alla Regione per la messa in esercizio dello scalo, analizzando i rischi attuali. «Ma se il Muos entrasse in funzione – spiega il consulente degli attivisti – le interferenze metterebbero in dubbio queste autorizzazioni. Inoltre, su questo argomento, il ministero della Difesa ha sempre risposto alle nostre obiezioni sostenendo che l’aeroporto rimarà disattivo nonostante l’inaugurazione».

Sessanta mamme hanno trascorso la notte davanti alla sede del Tar. «Siamo partite a mezzanotte da Niscemi e siamo arrivate alle tre a Palermo, dove abbiamo vegliato e pregato fino alle undici di questa mattina, quando abbiamo ricevuto la notizia che c’è ancora da aspettare», racconta Gisella Cannone. Il coordinamento dei comitati, intanto, prepara le azioni in risposta all’imminente sentenza del Tar.

Salvo Catalano

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