L’unica cosa che stupisce è che ci sia ancora qualcuno che le prende sul serio. Parliamo delle agenzie di rating e dei loro giudizi sui conti pubblici di regioni, città e banche. In particolare, oggi, Moody’s, proclama che le prospettive finanziarie della Regione Siciliana migliorano, anche se di poco. L’agenzia conferma il rating Ba1 con l’outlook che passa da negativo (giudizio del maggio scorso) a stabile.
In Sicilia, osserva l’Agenzia di rating, continuano a persistere difficoltà sul fronte del consolidamento fiscale e del contesto socio-economico “debole” ma si registrano tuttavia segnali positivi (quali non è dato sapere) per quanto riguarda l’abbattimento del debito, anche se modesti.
Sempre oggi, Moody’s, bontà sua, ha promosso da negativo a stabile l’outlook per 19 tra città, province e regioni italiane. Bocciate invece Napoli e il Molise.
L’aspetto più curioso di questa notizia, a nostro avviso, è solo uno (e non ha nulla a che fare con le valutazioni finanziarie espresse): possibile che ci sia ancora qualcuno che prende sul serio le agenzie di rating?
A quanto pare si. I rappresentanti delle istituzioni locali che hanno ricevuto la ‘benedizione’ di Moody’s, incluso l’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi, non stanno risparmiando dichiarazioni in cui affermano che questa pseudo-promozione costituisce un riconoscimento del buon lavoro svolto sulla finanza pubblica. Ovvio che per i politicanti, a prescindere dalla realtà, un po’ di propaganda non guasta mai.
Ma, non bisognerebbe mai dimenticare, sia in caso di giudizio positivo che negativo, la natura di questi giudici finanziari. Che si sono rivelati del tutto inaffidabili.
Lo scandalo, come si ricorderà, scoppia in seguito al bubbone dei derivati del 2007. In Europa comincia a serpeggiare il sospetto, più che fondato, che con le loro valutazioni arbitrarie, le più grandi agenzie di rating siano state in parte responsabili della grande crisi che ha investito il mercato globale. Hanno cioè fatto gioco di sponda con la parte più spregiudicata dell’oligopolio finanziario internazionale. Sono state alleate preziose dei speculatori grazie a giudizi rilasciati ‘ad orologeria’ che hanno danneggiato interi Paesi.
L’Ue comincia quindi a vagliare l’ipotesi di dare avita ad agenzie di rating europee (le maggiori sono americane) o comunque di regolare la loro attività ridimensionandone il peso. E, in effetti, l’Europarlamento ha introdotto un nuovo testo legislativo che disciplina le attività svolte dalle agenzie, ma si tratta, secondo molti osservatori, di una riforma molto light. Tant’ è che ancora c’è ancora chi chiede il loro parere e chi le prende sul serio.
E dire che, proprio di recente, quanto possano essere dannose, lo ha messo nero su bianco la Corte dei Conti del Lazio. Che ha trascinato in giudizio Standard & Poors, Moodys e Fitch, per il declassamento del debito italiano nel 2011 e nel 2012 (che, come sappiamo, ha avuto anche conseguenze politiche). I magistrati contabili hanno sottolineato lerrore di valutazione fatto dalle agenzie nel non tenere conto dellalto valore del patrimonio storico, culturale e artistico del nostro Paese che universalmente riconosciuto rappresenta la base della sua forza economica. E chiedono un risarcimento di 234 miliardi di euro.
Al di là dell’esito di questa azione giudiziaria, è ovvio che si tratta dell’ennesimo colpo alla credibilità delle agenzie di rating.
Basterebbe poi guardare agli azionisti che le possiedono, per lo più fondi di investimento, per capire che di certo non sono soggetti imparziali:
chi le controlla (Berkshire Hathaway nel caso di Moodys, State Street, BlackRock, Vanguard, Invesco, Morgan Stanley Investment per le altre) prospera comprando e vendendo titoli il cui valore cambia grazie alle valutazioni delle agenzie di rating cui è proprietario.
Una vera e propria beffa messa in piedi dall’oligarchia finanziaria mondiale.
Abbiamo approfondito il tema relativo agli azionisti delle maggiori agenzie, al loro funzionamento e ai danni che hanno fatto in giro per il mondo (compreso il caso del Monte dei Paschi di Siena) in questo articolo: IL GRANDE IMBROGLIO DELLE AGENZIE DI RATING.
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