Monitorare i processi dell’Etna con la microtecnologia «Primi test nelle grotte hanno dato risultati importanti»

«Stiamo cercando di capire quanto la micromeccanica può essere idonea alla ricerca scientifica. La abbiamo sperimentata in alcune grotte dell’Etna per monitorare sia gli ecosistemi che i fenomeni del vulcano. Proveremo i dispositivi in altri siti e capiremo quanto questi sistemi siano capaci di sostituire le classiche stazioni di monitoraggio». Alessandro Bonforte, ricercatore dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e vulcanologia, a MeridioNews illustra i nuovi dispositivi che, insieme all‘StMicroelectronics e all’Università di Catania, l’osservatorio ha installato per verificare alcuni processi del vulcano. Il progetto che vede la collaborazione dei tre enti si chiama Etna Net. Nello specifico è consistito nello studio delle nuove tecnologie e nel rilevamento di alcuni dati in delle cavità dell’Etna non raggiungibili con le attuali stazioni di monitoraggio. Piccoli macchinari che fanno parte dei Mems (Microelettro Mechanical System) sensori composti da schede modulari «grandi come una carta da gioco» – come li descrive lo stesso Bonforte – che permettono da un lato di misurare le inclinazioni, le oscillazioni e le condizioni ambientali del luogo in cui sono installate. Dall’altro lato, inoltre, possono essere utili a trasmettere dei dati attraverso una scheda che potrà i metterli su internet, in modo da raccogliere e trasmettere dati anche di punti, come il caso delle grotte, non facilmente accessibili. 

I primi test hanno interessato la Grotta del Gelo, a Nord del vulcano, e la grotta Micio Conti «In queste due grotte, attraverso i ripetitori, siamo riusciti a mandare il segnale fino al router che stava all‘imbocco delle grotte – spiega Bonforte – Questo significa che i sensori possono riuscire a rilevare i dati e a mandarli in rete nei nostri sistemi informatici: è un risultato importante, perché vorrà dire che in futuro potremo riuscire a studiare i fenomeni sotto i crateri o sotto la bocca del vulcano per riuscire a capire, per esempio, il movimento o le eventuali deformazioni che a vengono. Questi test di trasmissione li abbiamo fatti un mese fa e le risposte sono state positive».Qualcuna delle schede modulari è stata installata anche nella parte meridionale dell’Etna.

Le prove già effettuate serviranno agli esperti per capire fino a quanto i micro dispositivi possono sostituire le stazioni di monitoraggio vere e proprie «Il campo della micro elettronica è in continua evoluzione – aggiunge Bonforte – È vero che stiamo parlando di dispositivi di ultima generazione, ma è anche vero che ancora non possono raggiungere le potenzialità delle stazioni di monitoraggio esistenti, che sono molto più grandi. In questo senso, la sperimentazione che abbiamo portato avanti ci permetterà, attraverso altri test, di quantificare l’eventuale perdita di potenzialità di queste micro tecnologie rispetto ai macchinari che usiamo normalmente sull’Etna. I Mems costano meno, hanno consumi minori e sono più compatti, ma vedremo effettivamente quanto renderanno».

Gli studiosi stanno pensando di valutare altri siti per ulteriori test. «Continueremo lo studio con micro giroscopi e oscilloscopi – sottolinea il ricercatore – Oltre al tremore dell’Etna, nella grotta del Gelo abbiamo avuto anche la possibilità di studiare l’ecosistema: con il riscaldamento che aumenta il ghiacciaio presente è in serio pericolo. E grazie a questi macchinari avremo i dati per capire ancora meglio ciò che avviene in determinati ambienti». Il progetto, con i kit di monitoraggio, è stato illustrato, tramite un video, alla fiera Maker Fair Rome 2021. «I primi rilevamenti ci fanno essere soddisfatti – conclude Bonforte – Adesso, dopo i vari test raccoglieremo altri dati per capire ancora di più come utilizzarli».

Carmelo Lombardo

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