La delicata situazione finanziaria e le incognite legate al futuro del club non c’entrano. Qualcuno, in città, in questi giorni tra il serio e il faceto avrà pensato che per salvare il Palermo servirebbe uno in possesso di una bacchetta magica o, mischiando sacro e profano, addirittura la benedizione del Papa. Avvicinare il Pontefice al mondo rosanero? C’è chi lo ha fatto ma – è bene precisarlo – è fuori strada chi pensa che Papa Francesco sia stato scomodato in virtù della sua energia potenzialmente funzionale anche alla materialità delle cose terrene e quindi pure alle esigenze della società di viale del Fante. Antonio Perrone, ragazzo palermitano di trent’anni, è andato dal Papa con l’unico obiettivo di omaggiarlo con una maglia del Palermo facendo leva sulla passione per il calcio del Pontefice, tifoso del San Lorenzo, club argentino di cui ha anche la tessera associativa.
Missione compiuta. Mercoledì mattina, in occasione di una udienza in un’affollata aula Paolo VI in Vaticano, Antonio è riuscito ad attirare l’attenzione di Bergoglio e gli ha donato la maglia del Palermo autografata da tutti i giocatori. Casacca personalizzata con il numero 1 e la scritta Papa Francesco sulle spalle. «È stata un’emozione unica e indescrivibile – ha ammesso – non ci sono aggettivi in grado di spiegare bene le sensazioni che provato. Ho chiamato Papa Francesco dicendo: ‘Santità, Santità, vengo da Palermo e ho questo regalo. So che è tifoso di calcio e questa è la maglia del Palermo. Lui mi ha sorriso, mi ha ringraziato e si è preso la casacca rosanero. Cosa mi ha colpito in particolare del Santo Padre? La sua semplicità e la disponibilità verso tutte le persone, soprattutto nei confronti dei meno abbienti. Nel calcio, in generale, ci sono tanti giocatori che molto spesso snobbano la gente o si intrattengono solo pochi istanti con i tifosi in cerca di un autografo dicendo di avere fretta. Dovrebbero prendere esempio da Lui».
È la terza volta che Antonio Perrone incontra il Papa. È già successo una volta a Palermo e l’altra a Roma, città nella quale da sei mesi lavora come guardia giurata: «E ci tengo tantissimo a ringraziare la mia azienda, la Mondialpol Security Spa, e in particolare il commendatore comandante Giuseppe Campagna e il figlio, dottor Antonio. Senza il loro supporto non avrei potuto fare ciò che ho fatto mercoledì e vorrei inoltre condividere con i miei colleghi le emozioni e la gioia che ho provato». Rispetto ai precedenti incontri con il Pontefice, l’ultimo ha avuto per Antonio un sapore speciale. Il valore aggiunto è l’aspetto della condivisione. In questo caso dei colori rosanero ai quali Perrone, grande tifoso del Palermo e sempre sul pezzo come dimostra la sua visita al quartier generale romano in cui la squadra in questi giorni ha proseguito la preparazione della gara esterna con il Perugia, è profondamente legato: «In qualità di amante del calcio e anche di collezionista di maglie, andando ai Musei Vaticani mi sono accorto che su una parete in cui ci sono tante casacche e cimeli manca la maglia rosanero. Spero che, grazie all’omaggio che ho fatto, questo gap potrà essere colmato».
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