Quando è arrivato a Lampedusa, un gruppo di altri migranti ha provato a linciarlo perché lo avrebbero riconosciuto come il responsabile di torture e violenze perpetrate in Libia. Per un 20enne del Ghana, Eric Ackom Sam, si sono spalancate le porte del carcere.
«Ogni volta che dovevo telefonare a casa, mi legava e mi faceva sdraiare per terra con i piedi in sospensione – è il racconto di un migrante – e, così immobilizzato, mi colpiva ripetutamente e violentemente con un tubo di gomma in tutte le parti del corpo e in special modo nelle piante dei piedi, tanto da rendermi quasi impossibile camminare». E ancora: «Spesso collegava degli elettrodi alla mia lingua per farmi scaricare addosso la corrente elettrica. Porto ancora addosso i segni delle violenze fisiche subite, in particolare delle ustioni dovute a dell’acqua bollente che mi veniva versata addosso».
Le sevizie sarebbero andate avanti anche in diretta telefonica con i propri parenti, ai quali veniva richiesto il pagamento di un riscatto per porre fine alle sofferenze dei loro cari. I pubblici ministeri Calogero Ferrara e Giorgia Spiri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno emesso il provvedimento di fermo che è stato eseguito dalla squadra mobile di Agrigento.
Il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla tratta, al sequestro di persona, alla violenza sessuale, all’omicidio aggravato e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dda e Mobile, per alcuni reati consumatisi interamente all’estero, hanno potuto procedere sulla base di una richiesta del ministro della Giustizia.
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