Metro, gli operai Cmc incrociano di nuovo le braccia «Salari in arretrato, qui teniamo bloccato il cantiere»

A braccia incrociate sotto alla pensilina del cantiere, nell’unico rettangolo di ombra che si allunga sulla strada non asfaltata. Alle loro spalle, i macchinari necessari alla costruzione della futura fermata Palestro della metropolitana di Catania non si muovono. Sono circa 150 i lavoratori della Cmc di Ravenna che da stamattina hanno smesso di lavorare, nell’attesa che l’azienda saldi loro almeno uno stipendio, quello di maggio. Il 15 giugno è stato versato il pagamento del mese di aprile e prima erano arrivati gli ultimi 500 euro erogati dall’Inps per la cassa integrazione, da cui l’impresa è rientrata il 27 maggio. Ritardi che a Catania si traducono nel blocco dei cantieri Stesicoro-Palestro e Nesima-Monte Po della Ferrovia circumetnea

Domani, dalle 13 alle 15, è prevista un’assemblea pubblica al cantiere Palestro, nei pressi di corso Indipendenza. La decisione da prendere non è semplice: se e come continuare con lo sciopero cominciato stamattina e già comunicato alla Cmc. «I lavoratori sono in forte difficoltà – afferma Carmelo Restifo, sindacalista Fillea Cgil – Abbiamo richiesto se, visto che la possibilità di avere l’intero stipendio non c’è, si potesse erogare almeno un acconto. Ma non ci è arrivata risposta». È Restifo, insieme a Domenico Murabito della Filca Cisl, a concordare l’assemblea di domani con operai e impiegati in presidio. «Soldi non ce ne sono», dice Restifo ai dipendenti che lo ascoltano in silenzio. «E quannu mai», replica uno di loro a voce bassa.

«Questi lavoratori stanno facendo dei sacrifici enormi – sostiene Murabito – Essere in sciopero non dà loro diritto alla maturazione di giornate di stipendio. Si stanno veramente levando il pane dalla bocca, ma è l’unico modo». Anche perché l’alternativa è continuare a lavorare sotto il sole senza vedere un euro. Lo stipendio di novembre è stato congelato dopo che, il 3 dicembrela Cmc di Ravenna ha chiesto al tribunale l’accesso al concordato preventivo. Poi c’è stata la cassa integrazione e, adesso, il rientro in servizio regolare ma senza che venissero pagate le mensilità. «Il peggio è che dalla ditta non arrivano comunicazioni». L’unico modo per fare pressione è non mandare avanti il cantiere. Stesso destino anche per i dipendenti legati agli altri grandi appalti della Cmc in Sicilia: il raddoppio della Caltanissetta-Agrigento e della Palermo-Agrigento

A Catania, il cantiere Cmc è quello più importante del momento: la prosecuzione della linea metropolitana, punto di vanto di ogni amministrazione. Già il 18 marzo la crisi di liquidità dell’impresa ravennate aveva costretto i lavoratori a uno sciopero che avrebbe potuto essere a oltranza. Ma che, nei fatti, è stato sospeso dopo poco più di 24 ore. Quando il prefetto di Catania Claudio Sammartino ha convocato un tavolo tecnico a Palazzo Minoriti, rispondendo alle richieste dei sindacati, per comprendere quale fosse la dimensione del dramma occupazionale. Con la cassa integrazione le cose si erano poi aggiustate. Adesso, però, l’estate dei cantieri minaccia di diventare perfino più calda.

Luisa Santangelo

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