Quando la fase dibattimentale del processo Matassa stava ormai per chiudersi, la Direzione distrettuale antimafia di Messina ha depositato nuovi verbali. Sono carte che contengono le dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia. Spunta dunque un nuovo pentito nel processo scaturito dall’operazione che fece luce sul voto di scambio in occasione del rinnovo del consiglio regionale del 2012, delle elezioni politiche del 2013 e delle Amministrative 2013.
Un’inchiesta che vede imputati tra gli altri anche Francantonio Genovese, Franco Rinaldi e gli ex consiglieri Paolo David e Pippo Capurro. Proprio quest’ultimo è stato ascoltato ieri insieme ad alcuni imputati che hanno chiesto di fare dichiarazioni spontanee. Ma a creare stupore sono stati i verbali depositati dalla sostituta Liliana Todaro, con l’ingresso delle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia. Si tratta di Vincenzo Nunnari. L’uomo era stato arrestato a maggio dello scorso anno con l’accusa di essere uno degli esponenti della banda criminale che colpì un istituto bancario e la biglietteria di Milazzo della compagnia di trasporti marittima Liberty Lines. Dalle indagini emerse che il gruppo in più di un caso si finse di origini rumene, nell’intento di rendere più difficoltose eventuali indagini da parte delle forze dell’ordine.
Al momento, il contenuto delle dichiarazioni di Nunnari è sconosciuto e dunque non è chiaro quale possa essere stato il ruolo del 60enne nella ricerca del consenso in occasione delle tornate elettorali al centro del processo. Gli avvocati della difesa attendono di entrare in possesso delle carte per poter fare le eventuali repliche. Ieri intanto nel corso dell’udienza sono state presentate anche le ultime richieste di accusa e difesa per sentire alcuni testimoni, trascrivere una conversazione dell’operazione Dominio e acquisire alcune sentenze. La prossima udienza è fissata al 15 giugno.
L’operazione condotta dalla Squadra Mobile fu battezzata Matassa perché così i magistrati della Direzione distrettuale antimafia definirono i legami inestricabili che legavano le consorterie mafiose messinesi. Al centro delle indagini il modus operandi degli appartenenti alle cosche in correlazione con personaggi del mondo politico locale per il condizionamento di diverse consultazioni elettorali. Compravendita di voti che sarebbe stata mediata dalle famiglie mafiose dei quartieri Camaro-San Paolo e Santa Lucia Sopra Contesse.
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