Renato Accorinti, a Messina nessuno lo vuole ma tutti se lo pigliano. A gettare il sasso nello stagno, Piero Adamo, consigliere comunale di SiAmo Messina. Sua la proposta di sfiducia, avallata dall’associazione Vento dello Stretto. Ma, per una legge più politica che fisica, l’acqua rimane piatta. E delle altre 15 firme che occorrerebbero, in aula, per rimandare la città al voto, all’orizzonte non se ne intravede nemmeno una.
La difficoltà, evidenziata dagli altri gruppi consiliari, non nasce – almeno ufficialmente – dalla volontà di lasciare al suo posto il sindaco, bensì dal rifiuto di aderire a un’istanza di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale o di digerirne i modi. Anche perché, nella sostanza, le contestazioni di Adamo sono quelle da più parti avanzate in questi due anni di amministrazione: dalla questione dei migranti, al palagiustizia satellite; dalle inefficienze nell’agganciare i finanziamenti comunitari alla mobilità sullo Stretto, incluso il mistero dei fondi Ecopass; dalla gestione dei servizi sociali, culminata con le dimissioni di Nino Mantineo, all’isolamento istituzionale.
Il primo a voler concedere ancora tempo al primo cittadino, che ha una rappresentanza in assemblea di appena due componenti su 40, è il gruppo dell’Udc. Da più parti indicato come la sua «stampella», a causa dell’influenza che l’ex ministro Gianpiero D’Alia e il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, eserciterebbero sulla giunta municipale: «Siamo stati i primi a chiedere le dimissioni di Mantineo – afferma Mariella Perrone – così come nel caso dell’assessore Daniele Ialacqua, vista la disastrosa situazione dei rifiuti. Ma non riteniamo di fare lo stesso con Accorinti. Abbiamo sostenuto il piano di riequilibrio e, coerentemente, ne attendiamo l’esito».
In attesa del responso della Corte di conti sui rimedi anti dissesto, pure il Partito democratico, con le sue appendici, e Forza Italia. Il capogruppo del Pd, Paolo David ritiene «doveroso incontrare prima i vertici del partito e della coalizione, aspettando di avere più certezze sul riequilibrio. La fuga in avanti di Adamo non ha senso». Carlo Cantali (Felice per Messina) accusa «Vento dello Stretto e buona parte della destra messinese» di aver contribuito a «fare eleggere un sindaco di ultrasinistra e una giunta al cui interno vi sono anche posizioni vetero-marxiste». «L’unica strada perseguibile nell’interesse della città – prosegue – potrebbe scaturire da un ripensamento della composizione della giunta, magari valutando l’apertura di un tavolo di confronto con il centrosinistra».
Alla finestra, aspettando di sapere se sarà riequilibrio o meno, Salvo Vernaci, coordinatore comunale dei Democratici e riformisti: «Il gruppo è pronto a votare immediatamente la sfiducia ma sarebbe tecnicamente più opportuno attendere il responso». «Senza aver abbozzato un progetto alternativo, la mozione avrebbe forse solo il sapore di propaganda elettorale», prosegue Versaci, ritenendo «indispensabile e opportuno affrontare il tema con la coalizione politica di riferimento, in maniera unitaria, per ragionare finalmente su un nuovo disegno politico della Messina di domani».
Per Pippo Trischitta, capogruppo di Forza Italia, «è solo una proposta di mozione. La colpa di Adamo è di non avere coinvolto nessuno per prendersi il merito». «Esecutivo al capolinea», secondo Daniela Faranda, capogruppo del Ncd: «È giunto il momento di capire come e quando interrompere questa esperienza amministrativa». Il Megafono, infine, rivendica la paternità della mozione di sfiducia: «Alla luce della sua incapacità di gestire la macchina amministrativa, già prima di Adamo, abbiamo chiesto al sindaco, in aula, di fare un passo indietro», riferisce Nora Scuderi. «Non potremmo mai prendere in considerazione una proposta proveniente dalla destra – ammette Gino Sturniolo, ex di Cambiamo Messina dal basso con Nina Lo Presti – se volessimo una mozione di sfiducia la costruiremmo noi. In ogni caso i tempi non ci sembrano maturi».
A plaudire all’iniziativa del consigliere di SiAmo Messina è solamente la Federazione nuova destra, realtà in ogni caso extraconsiliare: «Chi altri potrebbe, se non i consiglieri comunali, affrontare con risolutezza il problema? Confidiamo in tutti quelli che hanno un briciolo di rispetto per i cittadini e per lo stesso ruolo che detengono». Per il momento, però, sembra che il sindaco non emulerà l’amica Maria Teresa Collica, defenestrata lo scorso marzo e sconfitta, poco dopo, alle elezioni anticipate di Barcellona Pozzo di Gotto.
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