Messina, aperti al pubblico tutti gli spazi del Mume «Due ore per visitarlo e riscoprire l’identità locale»

Ci sono voluti 30 anni, ma finalmente Messina ha il suo museo nella sua interezza. Il MuMe, questo il nome del museo interdisciplinare regionale sarà visitabile da domani, dopo l’inaugurazione. Quattromila e 700metri quadrati che ospitano 750 opere tra la sezione archeologica, il percorso medievale-moderno e le aree esterne. Il tutto abbracciando un arco temporale che va dalla fondazione della città fino alle soglie del XXI secolo. Per visitarlo servono due ore solo per le sale interne. 

Le opere dislocate su due piani offrono un quadro meraviglioso di come era Messina un tempo. Una città florida che sul piano artistico ha prodotto opere di inestimabile valore oggi tutte esposte. «Di particolare ed evidente rilievo sono le iscrizioni arabo-normanne – spiega la direttrice del MuMe Caterina Di Giacomo – i capitelli del Duomo, i mosaici trecenteschi, l’area riservata ad Antonello da Messina, la grande sala Alibrantesca, la piazza manierista con la produzione montessoriana, la sala Caravaggio e l’area dei caravaggeschi, il prosieguo sei e settecentesco contrassegnato da elementi marmorei fortemente caratterizzanti fino alla sala della carrozza senatoria». 

Opere che solo in parte avaveno trovato spazio nell’ex sede del museo, la filanda Mellinghoff. Oggi invece all’interno del nuovo sito, ognuna delle aree è stata ridefinita «e qualificata in funzione delle esigenze di contesto e continuità storica attraverso l’individuazione di otto settori sottolineati cromaticamente dal Medioevo al primo Novecento. «L’itinerario medievale moderno – continua Di Giacomo – espone 350 opere, ma importante è anche la sezione archeologica con 300 manufatti, è poi significativa la collocazione nelle aree esterne nel piazzale di elementi architettonici provenienti dall’impianto urbanistico preterremoto». 

Adesso, come detto dall’assessore regionale Carlo Vermiglio e sostenuto dal sovrintendente Orazio Micali, bisogna promuovere «questa meraviglia per farla conoscere ai migliaia di visitatori che ogni giorno sbarcano al nostro proto o attraversano Messina prima di dirigersi in altre zone della Sicilia». Dal MuMe, ha concluso Vermiglio, «i messinesi posso riscoprire la propria identità seppellita dopo il sisma del 1908 e rinascere».

Simona Arena

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