Maturità, primi effetti della riforma: crollano ‘esterni’ e privatisti

Svaniscono di botto gli studenti superdotati. In calo anche i privatisti che hanno scelto le scuole paritarie. Il prossimo mese di giugno, il numero di ‘ottisti’ che si presenterà alla maturità (coloro che in base alla normativa vigente possono chiedere di accedere agli esami di stato saltando la frequenza dell’ultimo anno) è irrisorio: appena 140. In effetti, la vita dei ‘saltanti’, come vengono chiamati in gergo tecnico, deve essere davvero difficile. Per frequentare il quarto anno della scuola superiore, ottenere la promozione con almeno otto in tutte le materie e contemporaneamente studiare tutti gli argomenti dell’ultimo anno per presentarsi direttamente agli esami e superarli con successo ce ne vogliono di volontà e costanza. Eppure durante l’era Moratti il proliferare nel Paese di cervelloni è stata una realtà suffragata dai dati.

L’anno scorso, le commissioni ne esaminarono addirittura un numero dodici volte superiore rispetto a quelli che si presenteranno al cospetto delle commissioni fra tre mesi. Studenti quasi tutti provenienti dalle scuole private e per la maggior parte promossi alla fine delle tre prove scritte e del colloquio. Ma c’è di più. Oltre ad essere superbravi, per diventare saltanti occorre possedere una buona dose di preveggenza. Perché la domanda per sostenere la maturità saltando la frequenza dell’ultimo anno va presentata alcuni mesi prima, cioè prima di conoscere lo scrutinio finale del quarto anno. Stesso discorso per i privatisti provenienti dalle paritarie. Il loro numero, quest’anno, si è drasticamente ridimensionato: meno 30 per cento rispetto all’anno scorso.

L’effetto Fioroni. Il drastico calo degli ottisti e dei privatisti è da attribuire alle modifiche introdotte dal ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, che tra i primi obiettivi ha assunto quello di ridare dignità agli esami di stato. Prima fra tutte, il ripristino della commissione mista: 3 membri interni, 3 prof esterni e un presidente esterno. In effetti, come dimostrano le statistiche sui promossi (96,5 per cento), negli anni del governo Berlusconi l’esame si è trasformato in una mera formalità. Ma già nella sua ‘prima’ maturità Fioroni aveva dichiarato guerra ai diplomifici mettendo su un pool di ispettori che l’estate scorsa ha girato in lungo e largo la Penisola per controllare i requisiti dei maturandi. L’operazione ha determinato l’esclusione dalla maturità per 100 ottisti quasi tutti delle private. Lo scorso autunno, è stata poi avviata la riforma degli esami di stato che per i saltanti ha previsto un giro di vite. Da quest’anno, per ottenere l’ammissione ‘abbreviata’ agli esami finali, ‘oltre ad aver riportato, nello scrutinio finale della penultima classe, non meno di otto decimi in ciascuna disciplina’ bisogna avere ‘seguito un corso regolare di studi, riportando una votazione non inferiore a sette decimi in ciascuna disciplina negli scrutini finali dei due anni antecedenti il penultimo, senza essere incorsi in ripetenze nei due anni predetti’. Insomma una ‘opportunità da offrire soltanto a studenti particolarmente meritevoli’.

I numeri. L’abbreviazione per merito o per obblighi di leva è stata introdotta dalla riforma Berlinguer del ’98 che prevedeva una commissione esaminatrice mista con mezza commissione interna e mezza esterna più un presidente esterno super partes. Nel 2002 il governo Berlusconi modificò la composizione delle commissioni degli esami di Stato con tutti membri interni e il numero dei saltanti si moltiplicò. Dalle poche decine del ’99 si passò ai 1.353 del 2003 per arrivare a 1.707 nel 2006. I privatisti delle scuole non statali negli anni seguirono lo stesso andamento. I 217 del 1999 diventarono presto 9.850 (nel 2003) per arrivare a quasi 11 mila l’anno scorso. Quest’anno se ne prevedono poco più di 7 mila.

(Articolo ripreso da www.repubblica.it del 3 aprile 2007)

Salvo Intravaia

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