Alcune decine di persone hanno preso parte, ieri pomeriggio, alla manifestazione promossa dalla piattaforma Non vogliamo CasaPound. Dalle 18:30 alle 19:30, il corteo – partito da piazza San Domenico – è penetrato in quello che sembra destinato a diventare il cuore nero della città. Situata tra il quartiere San Cristoforo, il liceo Spedalieri e il monastero dei Benedettini, piazza Idria pare essere il luogo scelto dal gruppo di estrema destra per la propria sede catanese.
Punto delicatissimo, a detta di Enrico, del Collettivo Studentesco, perché «doppiamente a rischio». «Piazza Idria è un luogo inclusivo – spiega – frequentato dagli abitanti del quartiere e studenti. Entrambi gruppi vulnerabili sia alla propaganda che alle vere e proprie ronde punitive in stile fascista, rivolte contro tutti coloro che CasaPound reputa diversi: migranti, senza tetto, omosessuali».
«Cinghiate, coltellate, inseguimenti e paura», grida indignato al megafono: «Sono i mezzi che usano contro chiunque non incarni il modello del maschio bianco eterosessuale», conclude Emmanuele, il segretario dell’associazione Queers. «Ci opponiamo all’apertura di CasaPound perché si tratta chiaramente di un ente di ispirazione neofascista», spiega la portavoce della piattaforma.
«Ed è preoccupante il riconoscimento istituzionale e mediatico che sta ricevendo, per quanto non dovrebbe avere neanche uno spazio di agibilità politica. Provano a diluire la loro identità, ma basta indagare nella loro storia di pestaggi per capire che non hanno intenzione di inserirsi pacificamente nel dialogo democratico».
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