Chiedono «casa e lavoro» e, con la scelta di accamparsi alla meno peggio nel cuore di Catania, stanno causando non pochi grattacapi finanche alle gerarchie ecclesiastiche. Una quarantina di persone provenienti dai quartieri periferici Pigno, Librino e San Giorgio occupano da giorni il sagrato della Cattedrale di Catania. Fra panni e coperte stesi sulle ringhiere dell’accesso alle Terme achilliane, materassini, tavolini e stoviglie, ci sono giovani e meno giovani a mandare avanti una protesta che punta soprattutto ad attirare l’attenzione del sindaco Enzo Bianco. «Lo abbiamo incontrato quando si è candidato e ci aveva promesso casa e lavoro – spiegano a MeridioNews Dario Canova e Francesco Andronico, due ventenni che hanno preso parte all’occupazione – Adesso sono passati quasi cinque anni ma non è cambiato nulla». «Noi lo abbiamo votato ma ci ha abbandonato del tutto – ricordano dicendo anche che la protesta non si interromperà senza un incontro e garanzie concrete – ci era stato assicurato un sostegno che non è mai arrivato, per persone e famiglie disagiate come le nostre questo non è sopportabile».
I due raccontano di occupazioni precarie, difficoltà quotidiane legate a stipendi troppo miseri per pagare affitti e tirare a campare. E di amarezza non solo perché «né il sindaco né l’assessore ai Servizi sociali si sono fatti vedere», ma anche per la poca vicinanza che verso queste persone avrebbe manifestato la Chiesa catanese. L’arcivescovo Salvatore Gristina si sarebbe fatto vedere «Solo per dirci di andare via» e minimo sarebbe stato anche il dialogo con il parroco del Duomo di Catania, Barbaro Scionti. «Ci hanno chiesto di spostarci, di chiudere la protesta – aggiungono i due giovani – ma se andiamo via si dimenticheranno di nuovo, non possiamo cedere».
Gli occupanti dai quartieri, dunque, non mollano. Così come tiene duro la signora Aurora, 41 anni, da circa una settimana barricatasi nella cattedrale giorno e notte. «Sto sempre dalla parte dei bisognosi, sebbene per fortuna io e mio marito abbiamo un tetto dove vivere e riusciamo a mantenerci – dice la donna a MeridioNews – Lo faccio per loro, è giusto che anche le altre persone delle periferie abbiamo una casa e un lavoro dignitoso». La signora Aurora, con la sua tenacia a quanto pare disinteressata, ha mandato in tilt la principale chiesa della città. Le celebrazioni liturgiche sono state spostate da almeno quattro giorni alla basilica della Collegiata: la cattedrale di Sant’Agata resta così off limits sia per i fedeli che per eventuali visitatori e turisti. «Una questione di sicurezza e di responsabilità», afferma padre Barbaro Scionti, mostrandosi «Preoccupato per la piega che sta prendendo la vicenda, sembra che tutto venga scaricato su di noi quando non è la Chiesa che può dare a questa gente le risposta che cercano».
Scionta spiega di aver provato ad intavolare una trattativa con i manifestati affiancato dagli uomini della Digos catanese. «Li ho incontrati ed eravamo riusciti a fissare un incontro in prefettura per lo scorso venerdì, chiedendo però un segno di buona volontà, cioè lasciare la cattedrale almeno per un notte». Il rifiuto degli occupanti è stato però netto, come confermato loro stessi: «Se ce ne andiamo poi non ci faranno più tornare – dice la signora Aurora – Vengano ad incontrarci qui, in chiesa, e davanti a garanzie su case e quantomeno dei colloqui di lavoro siamo pronti a ragionare».
«La Chiesa può ascoltare, dare conforto, ma non possiamo dar loro un mazzo di chiavi di una casa ed un contratto da firmare come ci chiedono – aggiunge don Scionti – ho chiamato più volte Francesco Marano – capo dello staff del sindaco Bianco e del Comitato dei festeggiamenti agatini, ndr – adesso è il momento che chi di dovere faccia qualcosa». Dagli occupanti non arrivano segnali concilianti verso le gerarchie ecclesiastiche, eppure padre Barbaro una promessa sente comunque di farla: «Non saremo noi a chiamare la polizia per farli sgomberare».
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