Pendolari, in treno da Santa Flavia «stretti come sardine» Racconto di un viaggio fra guasti, ritardi e un po’ di ironia

Sono le 6,58 quando il treno regionale 26505 passa, come ogni mattina, carico di pendolari, studenti e lavoratori, dalla stazione di Santa Flavia. La sosta dura qualche minuto in più rispetto al solito e si riparte. Il treno è in ritardo di dieci minuti quando giunge a Bagheria. Si aprono le porte delle carrozze: qualcuno scende e qualcun altro sale. È lunedì 4 dicembre e la settimana è appena iniziata. Il regionale 26505 rimane fermo a Bagheria per una quindicina di minuti, non riparte. Sono le 7,35 quando passa il controllore avvisando i passeggeri di un guasto alla porta: si deve scendere. La gente si reca quindi, tra una lamentela e l’altra, al binario uno nell’attesa del treno successivo che, dopo qualche minuto, arriva. È un Minuetto, dalla capienza di 145 posti a sedere e 200 in piedi; arriva in stazione già colmo di gente, alla quale si aggiungono, una volta aperte le porte, i passeggeri del treno regionale 26505, che sta sempre lì, ancora fermo al rispettivo binario per il guasto alla porta. 

Le persone corrono, si dimenano, spingono, nella speranza di riuscire a entrare nel treno diretto a Palermo. Il Minuetto parte con difficoltà lasciando in stazione i meno fortunati che invano avevano provato a ritagliarsi un posto all’interno di un treno ormai stracolmo. Numerosi gli studenti e i lavoratori lasciati a terra. Intanto è passata già un’ora, sono le 7,48 e all’interno del Minuetto la gente sta stretta. «Aprite il bagno, che ci allarghiamo un po’», grida un ragazzo. «Il bagno puzza!», risponde una signora sulla sessantina. Si ride e si scherza per sdrammatizzare. Il treno arriva alla stazione centrale di Palermo con 37 minuti di ritardo. «Avevo lezione alle otto – racconta Giuseppe Lipari, studente di Scienze dell’amministrazione all’Università degli Studi di Palermo – Non ho potuto prendere la metro delle 7,35 perché era già partita; me la sono fatta a piedi e sono arrivato in ritardo».

Disservizi analoghi sono purtroppo frequenti. A piangerne le conseguenze gli sventurati pendolari siciliani costretti spesso a subire ritardi, cambi, attese, guasti. Non stupisce, quindi, l’apprendere che la Sicilia sia ultima, tra le regioni italiane, per finanziamento annuo per abitante destinato alla rete ferroviaria, con 1,49 euro circa a persona, dato emerso dal rapporto Pendolaria 2016 di Legambiente. Esattamente una decima parte di quanto viene investito nella regione Lombardia, che destina invece 14,35 euro per abitante l’anno. Ogni cinque treni che sfrecciano in Lombardia, ce n’è uno che lentamente attraversa la Sicilia. Nel percorrere la tratta Siracusa-Trapani, il treno più veloce impiega 11 ore e 37 minuti, mentre ne bastano due e mezza per giungere da Roma a Milano. «Si tratta di un’Italia a due velocità – scrive Legambiente – Il successo dei Frecciarossa da una parte e i tagli a Intercity e ai treni regionali dall’altra». Un paese con sempre più treni di serie A e B, specchio di un disequilibrio nazionale generalizzato.

Maria Vera Genchi

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