Scozia: un gruppo di guerrieri nelle Highlands si avvia dopo la battaglia, stancamente, per la via di casa. Sono malconci e feriti quando si presenta, inaspettatamente, davanti ai loro occhi «una nave con le ruote, che cammina su un fiume di terra». Ovvero, un modernissimo pullman. E’ l’inizio di Tumult, cortometraggio selezionato dal Glasgow Short film festival per la proiezione nella seconda serata della dodicesima edizione di Magma, la mostra di cinema breve in corso fino a domenica ad Acireale. La trama del film è una buona occasione per Matt Lloyd, giovane direttore del festival scozzese e membro della giuria del festival siciliano, per ribadire una costante quasi irrinunciabile per i film brevi di ogni nazionalità: «Quando si hanno pochi soldi, la povertà aiuta la fantasia».
Isla del los muertos. E’ di fatto, nonostante l’esiguità della trama, una ucronia che procede per suggestioni, ispirata racconto di Franz Kafka – Nella colonna penale – e visivamente legato all’espressionismo tedesco. Non meno d’effetto le atmosfere di Vicissitude, che mischia musica elettronica e atmosfere da videoclip musicale, che ricordano in particolare il celeberrimo Star guitar di Michel Gondry, non a caso francese come l’autore del corto. Il tutto mischiato a scene di vita tipiche di Tokyo, e presentate in forma di found footage. Recuperate, magari dopo una immane catastrofe, visto il continuo interrogarsi sul senso della vita di due voci, un uomo e una donna, distorte in modo da risultare robotiche.
Più tradizionale il tedesco Leben, storia di un giovane uomo in crisi esistenziale, a causa di un disordine ossessivo compulsivo. Magnifica interpretazione del protagonista, l’attore Mirco Kreibich, ma non stupisce l’attenzione per la recitazione: «Ho studiato regia per il teatro, prima di incontrare Michael Haneke e passare al cinema», racconta l’autrice Carolin Färber. Che confessa: «Ho sofferto due volte nella mia vita di di disordini ossessivi compulsivi racconta l’autrice e volevo mostrare la storia di qualcuno che decide di fare un passo avanti».
Tin&Tina è un vero e proprio horror: ambientato in una sola stanza, il film si compone di un lungo piano sequenza, con movimenti di macchina lungo un solo asse. Dove la presenza fuori campo dei protagonisti, due bambini che si macchieranno di un atroce delitto annunciati dal suono dei passi, riesce a turbare. «Nel mio film il Sound design ha un ruolo centrale. Ascoltarlo in Dolby sorround rende ancora di più», dichiara il regista spagnolo Rubin Stein. Apprezzato dal pubblico anche il divertente corto francese Et dieu créa la pomme, che in due minuti mostra la storia Adamo ed Eva, dipendenti dal consumo di mele e intenzionati a tornare nel giardino dell’Eden. Tanti applausi per Someone might drop a cigarette butt, storia d’amore di due giovani di Zagabria, costretti a vivere in povertà. «Il tuo film ha un modo molto semplice di raccontare questa storia che però colpisce comunque», chiede al regista Giulia Iannello, project manager del festival Magma. «Sì», si limita a rispondere l’autore Josip Viskovic, che evidentemente preferise le immagini alle parole.
Ultimo film di narrativa della serata Ballett story, cortometraggio tedesco che narra delle invidie tra compagne di scuola di danza. Notevole, e certamente candidato alla vittoria finale, è Hviezda – La stella, documentario slovacco di Andrej Kolencik. Narra la storia di un uomo, il cinquantenne Jan, saldatore ma senza una occupazione stabile, la cui passione è recitare, anche se in piccoli spettacoli locali o in apparizioni come comparsa tra il pubblico televisivo. Il film mostra la sua tenace preparazione per il ruolo di protagonista in Piano 9 dall’interspazio, trasposizione teatrale dell’omonimo film di Ed Wood, un vero cult per gli appassionati dei b-movie, e a tutti gli effetti una parodia. Il documentario sembra inizialmente risolversi con la messa in scena ridicola di un uomo semplice, privo di qualsiasi di competenza teatrale. Ma l’attaccamento e la tenacia verso una esperienza teatrale, mai percepita come la parodia di un film talmente pessimo da diventare famosissimo ma come qualcosa di serio, eliminano dopo 19 minuti ogni giudizio morale alle spalle.
Ultima parte della serata è dedicata ai corti di animazione. Si comincia con l’applauditissimo You shall not leave the way, dalla Repubblica Ceca, che racconta con una efficace trovata, una lunga strada intervallata da check point a forma di chiesa, quelle che non sono altro che tappe della vita. Per superarli basterebbe uscire dalla strada e aggirare l’ostacolo, ma il protagonista preferisce proseguire per la sua strada, quella del bigottismo condito di religiosità acritica, ingrassando, ad ogni prova, un salvadanaio rosa a forma di maiale, che paga puntualmente con delle monete. Ispirato ai visionari dipinti di Giorgio De Chirico è invece Lost senses, film polacco, realizzato in grafica 3d con Blender. Mentre solo un minuto dura il divertente Apple pie, dall’Argentina. Infine il visionario corto italiano La danza del piccolo ragno, dove il morso di una tarantola si trasforma per una ragazzina in una sorta di delirio danzante, dove il sangue proveniente dal morso diventa un riferimento al ciclo mestruale, ai cambiamenti fisici e psichici della sua età e che si conclude con una ritrovata sicurezza.
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