Un patrimonio quantificato in dieci milioni di euro e diviso tra Milano ed Enna è stato sequestrato a Felice Cannata, imprenditore originario di Pietraperzia, condannato in via definitiva per associazione mafiosa, pena che ha già scontato. Oggi continua la sua attività in Lombardia. Ieri, lunedì 29 gennaio, i finanzieri del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria di Caltanissetta, con la collaborazione dei colleghi di Milano e Varese, hanno dato esecuzione al provvedimento su disposizione della Direzione distrettuale nissena: sigilli a due imprese, di cui una agricola, beni mobili, immobili e conti correnti.
Felice Cannata è stato arrestato nel 2010, nell’ambito dell’operazione Triskelionche permise alla Guardia di finanza di Caltanissetta di tagliare i collegamenti di Cosa Nostra, in particolare del clan di Pietraperzia, con Milano e la Lombardia. In manette finirono imprenditori e affiliati. Il ruolo di Cannata era quello di reimpiegare capitali di illecita provenienza in attività produttive nel Nord Italia, in particolare nel settore della compravendita di auto di grossa cilindrata. Successivamente è stato anche condannato per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni false o inesistenti.
A essere colpito adesso non è solo l’imprenditore, ma anche la sua famiglia. Il sequestro infatti è scattato anche a carico della moglie Grazia Matanza, dei figli Angela Cannata, Giusy Cannata e Salvatore Cannata, della madre Angela D’Angelo e di Salvatore Tisa, nipote in quanto figlio della sorella. Sigilli sono stati messi a un’azienda agricola, una ditta individuale, 182 ettari di terreno, 22 fabbricati, undici beni mobili tra cui macchine agricole e mezzi di produzione, 46 conti correnti e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di dieci milioni di euro.
I finanzieri di Caltanissetta si sono avvalsi del prezioso contributo di un cash dog del Gruppo della Guardia di Finanza di Malpensa, unità cinofila addestrata a rilevare presenza di denaro contante. «I sequestri odierni – sottolineano dalla Procura nissena – si aggiungono ai rilevanti risultati già ottenuti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta e dalla Guardia di Finanza nel corso del 2017 che hanno permesso di porre sotto amministrazione dello Stato beni per oltre 73 milioni di euro, appartenenti a soggetti legati alle famiglie di cosa nostra delle provincie di Caltanissetta ed Enna».
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