Mafia e scommesse, relazioni «esterne» dei Placenti Dal nipote di Messina Denaro ai camorristi Nuvoletta

È il secondo capitolo dell’inchiesta Revolution bet quello illustrato oggi in conferenza stampa da magistrati e forze dell’ordine. Ai 15 fermi – poi convalidati – effettuati sette giorni fa si aggiungono le 21 persone che questa notte sono state poste agli arresti. Quattro in carcere, gli altri ai domiciliari. Il cuore dell’inchiesta rimane invariato: il lavoro della procura scandaglia il comportamento del gruppo Placenti, ritenuto affiliato al clan mafioso Santapaola-Ercolano, e il suo presunto arricchimento, basato sullo sfruttamento illegale delle scommesse sportive e del gaming on line. Dietro lo schermo legale della skin RevolutionBet365, i cui nuovi proprietari sono estranei alle indagini. La settimana scorsa la procura aveva colpito i presunti «promotori e organizzatori» del sistema. Oggi, invece, sono finiti in cella altri quattro presunti affiliati al clan, ovvero il 44enne Bartolo Augusta, il 34enne Giovanni Di Stefano, il 35enne Alfio Saitta e il 41enne Emanuele Trippa. Figure che avrebbero svolto «mansioni da gregari deputati alla gestione dei centri scommesse on line su tutto il territorio isolano», con tanto di simanata, una sorta di stipendio. 

E c’è poi, tra chi va ai domiciliari, un volto noto della politica locale: il vice sindaco di Misterbianco Carmelo Santapaola, cugino dei fratelli Placenti, a cui viene contestata l’intestazione fittizia dell’Orso bianco caffè, locale sequestrato pochi giorni fa. Vicenda che questa testata ha raccontato nei giorni scorsi. Ma nella coda dell’inchiesta emergono nuovi, interessanti dettagli sulle relazioni esterne della cosca, che si muovevano in direzione ovest per giungere «quasi» a Matteo Messina Denaro, e in direzione nord verso Napoli. Per estendere il più possibile – ne sono convinti gli inquirenti – la rete di gioco. Ora, avverte il procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro, le indagini si concentreranno sul recupero del denaro non versato all’Erario. 

È il 2011 quando le telecamere dei carabinieri filmano un incontro di Francesco Guttadauro, oggi al 41 bis, nipote prediletto della primula rossa Matteo Messina Denaro, con Alfio Saitta ed Emanuele Trippa. I vertici dei carabinieri spiegano che «i due catanesi sono in cerca di referenze per “allungare” gli affari e aprire sale scommesse in Sicilia Occidentale». Ma non c’era solo la famiglia mafiosa di Castelvetrano nel portfolio di relazioni del clan Placenti. Gli investigatori avrebbero documentato contatti e incontri con il clan camorristico Nuvoletta, stanziato a Marano di Napoli, in Campania. Nel corso di una di queste trasferte, culminata poi in un vertice a Giugliano, i catanesi vengono controllati dal commissariato del Comune campano. Gli interlocutori si chiamano tra loro «fratelli». Ma, al di là della fratellanza, chi indaga ritiene che l’abboccamento servisse anche stavolta per espandere gli interessi dei Santapaola nel settore del gaming

C’è poi la traiettoria del denaro, che veniva fatto uscire dall’Italia, ripulito all’estero per poi rientrare sciacquato nel Belpaese. I tre magistrati che hanno coordinato le indagini (ovvero l’aggiunto Francesco Puleio, Marco Bisogni e Giuseppe Sturiale) hanno effettuato rogatorie in Inghilterra, Spagna, Olanda, Germania, Malta e nell’Isola di Man. Nel complesso, sul territorio nazionale e all’estero, sono stati eseguiti sequestri finalizzati alla confisca da circa 70 milioni di euro. «Tra il 2016 e il 2017, in otto mesi – precisa Zuccaro – sul solo sito revolutionbet.com sono transitati oltre 20 milioni di euro». Altri 21 sono stati individuati in alcune società all’Isola di Man, «una delle casseforti del gruppo», aggiunge Bisogni. 

Oltre al denaro liquido, i sigilli sono scattati su 207 conti correnti accesi in Italia, Isola di Man, Austria, Gran Bretagna e Malta. E ancora 42 immobili, 36 attività imprenditoriali (sale gaming, ma anche bar, auto rivendite e una palestra), 24 centri scommesse a Messina, Catania e Siracusa e nove automobili. Infine un mezzo arsenale: due revolver, una carabina, un fucile semi automatico, uno a pompa, due moschetti, una baionetta e numerose munizioni. Con riferimento al versante «esterno» delle attività di verifica, i magistrati hanno indicato come chiavi di volta l’agenzia Eurojust e la collaborazione degli inquirenti inglesi e spagnoli. Le indagini sono state svolte dalla guardia di finanza, che ha approfondito il sistema fisico e digitale del mondo delle scommesse, e dai carabinieri, che hanno invece scavato nell’organico dei Placenti. Il tutto con il coordinamento della procura e il «sostegno» fornito dalle dichiarazioni del pentito delle scommesse Fabio Lanzafame.  

I nomi degli arrestati
In carcere:

Bartolo Augusta, 44 anni
Giovanni Di Stefano, 34 anni
Alfio Saitta, 35 anni
Emanuele Trippa, 41 anni

Ai domiciliari:
Carmelo Santapaola, 49 anni
Francesco Insaguine, 42 anni
Massimiliano Giuseppe Vinciprova, 40 anni
Giuseppe Cocimano, 42 anni
Massimo Giuffrida, 45 anni
Luciano Paccione, 42 anni
Leonardo Zappalà, 57 anni
Fabio Calcagno, 35 anni
Sebastiano Campisi, 34 anni
Sebastiano De Matteo, 42 anni
Francesco Guerrera, 33 anni
Ottavio Imbesi, 47 anni
Orazio Intagliata, 29 anni
Alfredo Valenti, 31 anni
Giovanni Iannì, 31 anni
Vincenzo Mangano, 32 anni
Marco Daidone, 45 anni

Marco Militello

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