Mafia e massoneria, spunta il nome del deputato Pullara Il suo impegno per l’assunzione del figlio del capomafia

Spunta di nuovo il nome di Carmelo Pullara, deputato regionale del gruppo Popolari e Autonomisti, nella nuova operazione a Licata su mafia e massoneria. Il politico, originario proprio del centro in provincia di Agrigento, si sarebbe adoperato per trovare un posto di lavoro a tempo indeterminato per Vito Lauria, arrestato oggi e figlio del capomafia Giovanni detto il professore. E ancora, Pullara viene direttamente intercettato mentre si mette a disposizione del cugino del professore, Angelo Lauria, pure lui arrestato nell’operazione Halycon.

Non solo. Il nome di Pullara emerge anche da altre intercettazioni in cui a parlare non è direttamente il deputato regionale, ma un altro politico, l’ex sindaco di Licata Angelo Graci, condannato in passato per istigazione alla corruzione. Quest’ultimo, dialogando con Giacomo Casa (imprenditore agricolo arrestato oggi con l’accusa di associazione mafiosa) indica nel politico autonomista la persona che si sarebbe impegnata per sistemare i suoi due figli nel settore dell’antincendio.

Dall’indagine dei carabinieri di Licata e del Ros di Palermo, emerge inoltre che Carmelo Pullara fa parte della loggia massonica Arnaldo da Brescia, sezione di Licata, appartenente al Grande oriente d’Italia. La stessa loggia di cui è stato maestro venerabile proprio Vito Lauria.

Già a giugno, nella prima tranche dell’indagine sulla famiglia mafiosa di Licata che aveva portato al fermo di sette persone, il nome di Pullara era venuto fuori. Di lui i vertici di Cosa nostra locale parlavano come di un politico a loro vicino: «Pullara è buono! Perché è mangiataro (ingordo, ndr) vuole mangiare con sette forchette». Parole che, seppur non risultasse indagato, avevano spinto il politico a dimettersi dalla commissione regionale antimafia.

Adesso nuove pesanti intercettazioni piovono sul deputato regionale. «Carmelo Pullara sta cercando di sistemare una cosa … di Vito», dice il capomafia Giovanni Lauria, che si riferisce al lavoro del figlio. Gli investigatori accertano che qualche mese dopo questa intercettazione Vito Lauria, fino a quel momento dipendente a tempo determinato per la società D.M.S. s.r.l., viene assunto con contratto a tempo indeterminato, per la Pidiemme Consulting s.r.l Unipersonale. Un episodio che, secondo gli inquirenti, «conferma la pervasività del potere esercitato dal professore e dei pericolosi contatti con esponenti delle istituzioni».

Lo stesso Pullara avrebbe cercato un altro degli arrestati, Angelo Lauria – componente del collegio dei probiviri della Banca Popolare Sant’Angelo di Licata, oltre che cugino del professore – per assumere un amico. «Angelino, scusami». «Gioia, dimmi», è l’incipit di una telefonata da cui emerge la grande confidenza tra i due. «Sembrerebbe che il centralinista cieco che c’era in servizio sta andando o è andato in pensione – dice Pullara – noi abbiamo un ragazzo che è iscritto nelle liste di disoccupazione tra l’altro licatese, picciotto per bene, amico nostro». Mentre in un’altra intercettazione, Lauria chiede a Pullara di interessarsi per la moglie, dipendente dell’Asl di Caltanissetta. «Se ne deve venire al Comune – gli dice il politico – che ci sta meglio di tutti… deve ascoltare a me… Sta tranquillo».

In un altro caso, a parlare di Pullara è l’ex sindaco Graci, che fa visita all’indagato Casa per parlare della sistemazione dei suoi figli. «Ci ho parlato per il fatto dei vostri figli – dice Graci – Carmelo Pullara dice che voi siete in ottimi rapporti». «Non ci siamo conosciuti mai, ma ora abbiamo rapporto buonissimi», conferma Casa. Quindi si va al sodo. «I carusi… l’unica alternativa è fargli prendere questo attestato antincendio». Ma Casa si preoccupa di vedere i suoi due figli costretti ad andare fuori dalla Sicilia per lavorare. «Fuori? – chiede – questa è l’unica camurrìa». «E se non ce n’è qua compare…», replica Graci che poi, parlando sempre di Pullara, aggiunge: «Siccome ora è questione politica che si stanno avvicinando le elezioni, mi deve venire a cercare lui a me, non che io devo andare a cercare a lui […] Se lui è se lui è veramente amico come si vuole dimostrare». E Casa taglia corto: «Gli dovete dire “che fa? Ho i miei figli, glielo facciamo prendere questo coso? Ma me li devi sistemare anche in Sicilia stesso o a Palermo o nella provincia di Agrigento o a Caltanissetta?». «Perché lui deve dimostrare quello che è… – ribatte Graci – veramente… perché lo sa che siete Voi».

Queste ultime parole, secondo gli inquirenti, rivelerebbero che Pullara, così come Graci, sarebbero stati perfettamente a conoscenza del profilo criminale di Casa. Al punto che Pullara, in occasione di un incontro con lo stesso Casa, avrebbe preso diverse accortezze, tenendo «modalità riservate».

«L’altra sera – dice Casa intercettato in un dialogo che gli investigatori definiscono “molto eloquente” – avevamo un appuntamento e lui ha visto I’azione che ho fatto io …me ne sono salito sopra che c’era un mio amico. Lui con gli occhi se ne è accorto e poi è venuto fino a sopra, lo ha capito se sono “sperto o se sono scimunito”… capito? È inutile che io mi faccio vedere dagli amici tuoi».

Salvo Catalano

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