M5s, fondo per il microcredito è fermo dal 2016 «Le richieste continuano perché non è spiegato»

«Lei non è la prima persona che telefona. Ricevo chiamate tutti i giorni e ogni volta spiego che non si tratta più del fondo di garanzia creato dal Movimento 5 stelle». La prende con filosofia Simone Piceno, consulente finanziario di Impact Hub, quando gli viene chiesto come fare per accedere alle risorse stanziate dal gruppo Cinquestelle, tramite le restituzioni di parte degli stipendi da parlamentari regionali. L’iniziativa, nata nel 2014, ha rappresentato per i deputati uno degli argomenti più forti per rimarcare il segno di discontinuità rispetto alla concorrenza. L’idea alla base era semplice, ma nel suo piccolo rivoluzionaria: mettere a disposizione dei cittadini i soldi dei politici, fornendo «uno strumento finanziario a chi non riesce ad accedere al credito tradizionale a causa di mancanza di garanzie reali».

Le risorse raccolte sono state circa un milione di euro, da gestire come copertura per finanziamenti massimi da 25mila euro. Con i prestiti – effettuati da Banca Etica – che godevano di tassi di interessi agevolati e tempi di restituzione di otto anni. Per rendere effettivo l’uso dei risparmi dei deputati, il gruppo ha scelto di donare la somma alla Fondazione di comunità di Messina, che, insieme alla già citata Impact Hub, si è occupata di gestire e filtrare le istruttorie dei progetti valutati in ultima istanza dall’istituto di credito. Tutto ciò è ampiamente illustrato su sicilia5stelle.it, il sito usato dal gruppo Ars del Movimento che però, come già messo in evidenza ieri, risulta in ritardo con gli aggiornamenti. A partire dai profili dei deputati regionali – i nuovi eletti non sono ancora stati inseriti – fino alle tabelle che tengono memoria delle somme restituite dai parlamentari. I problemi informativi riguardano tuttavia anche la sezione dedicata al microcredito

Accedendovi, infatti, ci si ritrova davanti a una serie di riferimenti oramai non più validi. Come, appunto, il coinvolgimento di Impact Hub. «Noi non c’entriamo più per il semplice motivo – spiega Piceno – che il fondo di garanzia istituito dal M5s è esaurito dal luglio 2016». In altre parole, da un anno e mezzo quelle risorse non sono più accessibili perché impegnate come copertura di progetti già finanziati. «Per potere tornare a gestirle, bisognerebbe attendere che gli imprenditori restituiscano i prestiti ricevuti, così da mettere a regime quello che è nato come un fondo di rotazione», aggiunge il consulente.

Di questi particolari sul sito pentastellato non c’è traccia. Anzi, nella sezione notizie, compare ancora un lungo post dove a parlare è Giorgio Ciaccio, ex deputato sospesosi dal Movimento prima della fine della legislatura e in seguito all’inchiesta sulle firme false per le comunali 2012 a Palermo. In quella fase i progetti finanziati dal fondo di garanzia erano ancora 23 per circa mezzo milione di euro. A essi se ne sono aggiunte diverse decine fino alla saturazione del fondo. Le novità però sono anche altre: «È stata istituita la Mecc, cooperativa per il microcredito per l’economia civile e di comunione costituita ai sensi dell’Articolo 111 del testo unico bancario – fanno sapere dalla Fondazione comunità di Messina -. Parte del patrimonio donato dai cinquestelle è passato così a Mecc, che oggi eroga direttamente i prestiti alle imprese che non hanno più di cinque anni di vita. Rispetto a prima non c’è più l’intermediazione della banca». A presiediere Mecc, fino a pochi mesi fa, è stato Steni Di Piazza, già dipendente di Banca Etica e di recente dimessosi per accettare la candidatura per il M5s al collegio uninominale per il senato Palermo-Resuttana-San Lorenzo. «I prestiti che stando alla legge possiamo offrire vanno da cinquemila a venticinquemila euro, con l’80 per cento dell’importo che è garantito dal fondo nazionale per il microcredito», sottolinea al telefono uno dei responsabili della Fondazione.

Congelata l’esperienza di quattro anni fa, è difficile al momento dire se il Movimento 5 stelle tornerà a promuovere il microcredito. O se invece deciderà di usare le risorse restituite per altri progetti. Come già fatto nel caso dei contributi per l’iniziativa Boom-Polmoni urbani, la realizzazione della trazzera di Caltavuturo, per ovviare ai disagi derivanti dal cedimento del pilone Himera sull’A19, o l’acquisto della casa pignorata alla famiglia vittoriere Guarasco. «Al momento non sappiamo cosa faremo – commenta il deputato Giancarlo Cancelleri, che è anche presidente dell’associazione Movimento 5 stelle Sicilia, sul cui conto finiscono i bonifici dei colleghi parlamentari -. Se decideremo di continuare con il microcredito, faremo un’altra donazione alla Fondazione. Al momento stiamo valutando diverse possibilità». Nel frattempo, però, aggiornare il sito del gruppo parlamentare potrebbe chiarire le idee agli interessati. «Quantomeno io riceverei meno telefonate», chiosa con ironia il consulente di Impact Hub.

Simone Olivelli

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