Lumia uno e trino: a Roma è Pd, mentre in Sicilia

Gianni Battaglia è un personaggio piuttosto noto nel panorama della Sinistra siciliana. E’ stato deputato di Sala d’Ercole e assessore regionale. A Ragusa, la sua provincia, è un’istituzione. Oggi fa politica nel Pd. Anzi, è un autorevole esponente di questo Partito.

Il personaggio è pacato. Per sua abitudine, misura le parole una per una. Difficile, se non impossibile, per chi lo conosce un po’, vederlo andare sopra il rigo.

Abbiamo deciso di fare una chiacchierata con lui sul ‘caso’ Crocetta, il presidente della Regione che dice: “Il Pd è il mio Partito”, ma non paga nemmeno le quote. Che lamenta la presenza di dirigenti del Pd siciliano che vorrebbero metterlo alla porta, dimenticando che, nell’ultima campagna elettorale, in occasione delle elezioni amministrative, è stato proprio il Megafono – ovvero il Movimento-Partito del presidente della Regione – a presentare in tanti Comuni liste alternative al Pd. Facendogli perde voti e, in alcuni casi, le stesse elezioni.

“Io – ci dice Battaglia (nella fono a sinistra, tratta da ragusanews.com) partirei dal pronunciamento della Commissione di garanzia che ha fatto chiarezza”.

In soldoni, la Commissione nazionale di garanzia del Pd ha detto che Rosario crocetta deve scegliere: o dentro il Partito democratico o fuori.

“Detto questo – aggiunge Battaglia – il problema politico rimane. Il richiamo è stato forte. La verità è che non bisognava arrivare a questo punto”.

Già. Perché quando si arriva alla Commissione nazionale di garanzia, beh, qualcosa di grave deve essere successa. Cosa?

“Questa storia – precisa il dirigente del Pd di Ragusa – sta prendendo un’evoluzione sbagliata. E’ iniziata alle elezioni regionali dell’ottobre dello scorso anno. Allora si disse: il nostro candidato sta mettendo su la lista del Presidente. Per carità, nulla da dire. Si fa così in tutte le Regioni italiane. Anche se…”

Anche se, chiediamo? Battaglia ci pensa su. Poi precisa: “Anche se, forse, sarebbe stato bene non dare tutti i candidati che il Pd ha fornito alla lista Crocetta”. Questo il nostro interlocutore non lo dice: alla fine il rafforzamento della lista Crocetta ha indebolito la lista del Pd. Tutto vero, perché il Partito democratico ha perso troppi voti. In parte per la linea politica sbagliata, imposta al Pd siciliano da Giuseppe Lumia e Antonello Cracolici, di appoggio acritico al Governo regionale di

Rosario Crocetta. Foto di Gabriele Bonafede

Raffaele Lombardo; in parte perché la lista Crocetta si è rafforzata a spese del Pd. Su questo non ci piove.

Mettiamo da parte le elezioni regionali dello scorso anno ormai archiviate. Poi arrivano le elezioni politiche nazionali.

“Già – ci dice Battaglia – e lì spunta la lista Crocetta al Senato. Io, se proprio la debbo dire tutta, ero un po’ perplesso. Non ci vedevo chiaro. O forse intravedevo qualcosa. Di preciso non lo so. Ma qualcosa mi diceva che c’erano elementi politici un po’ strani”.

Battaglia non lo dice: ve lo diciamo noi. Si riferisce al fatto che, quando si profila Antonio Presti capolista, in tanti sono convinti che il Megafono avrebbe preso un sacco di voti. Sono i giorni – che il nostro giornale registra puntualmente – in cui c’è grande fermento. Addirittura si ipotizza di una lista che, al Senato, avrebbe potuto prendete più voti dello stresso Pd. Vero? Falso?

Con i “se” non si fa la storia e nemmeno le analisi politiche. L’unico dato certo, acclarato, è Che a sistemare tutto pensano Beppe Lumnia e lo stesso Crocetta. Che, insieme, ‘stoppano’ Antonio Presti capolista e mettono Lumia capolista. Una mossa ‘azzeccata’, se è vero che più del 50 per cento dei potenziali elettori del Megafono versione Antonio Presti ‘scappano’ verso il Movimento 5 Stelle. Quello che diciamo è certificato dalle tante schede dove c’è di fatto, un voto disgiunto: Pd alla Camera dei deputati e Movimento 5 Stelle al Senato.

“Alla fine passa questa storia della lista Crocetta al Senato – racconta Battaglia -. Si dice che prenderemo, insieme, un sacco di voti. E che vinceremo. Io, lo ripeto, non ero molto convinto. Ma…”.

Ma Battaglia è troppo uomo politico abituato a far prevalere gli interessi del Partito sui dubbi personali per opporsi. Non sarebbe stato nel suo stile.

In effetti – i lettori ci perdonino se insistiamo – con Presti capolista le cose sarebbero potute andare diversamente. Ma questo, oggi, conta poco.

“Arriviamo alle elezioni amministrative di qualche mese fa – racconta sempre il dirigente del Pd -. E rispuntano le liste del Megafono. Che c’entra?”.

Già, che c’entrano le liste del Megafono? Peraltro, almeno in alcuni casi, in contrapposizione alle liste del Pd.

“Si parla spesso di quello che è avvenuto a Piazza Armerina – ci dice sempre Battaglia -. Ed è giusto parlarne. Ma si parla poco di quello che è avvenuto a Modica, una cittadina di circa sessantamila abitanti. Qui il Megafono ha sostenuto, contro il Pd, un candidato di Forza Italia. E’ normale tutto questo?”.

A questo punto una domanda a noi sembra, questa sì, “normale”: insomma ‘sto Crocetta fa parte o no del Pd siciliano? “Per farne parte – ci risponde Battaglia – dovrebbe aderire al gruppo parlamentare del Pd all’Ars…”. Invece il presidente che dice: “Il Pd è il mio Partito”, a Sala d’Ercole aderisce al gruppo parlamentare del Megafono.

“Un po’ di confusione c’è – ribadisce Battaglia -. Faccio un esempio. Lumia fa parte degli organi nazionali del Pd. In Sicilia, quando si debbono affrontare temi politici e parlamentari, il Pd, com’è giusto che sia, si presenta con il segretario regionale, Giuseppe Lupo, e con il capogruppo all’Ars, Baldo Gucciardi. Ebbene, a questi appuntamento il Megafono invia una delegazione composta dall’onorevole Nino Malafarina e da Lumia. Ora: com’è possibile tutto questo? Com’è possibile che, a Roma Lumia indossa i panni del dirigente del Pd e, in Sicilia, va a trattare i temi politici con il Megafono? Perché, in Sicilia, Lumia deve rappresentare qualcosa di diverso dal Pd?”.

Proviamo a ‘stringere’: insomma Crocetta e Lumia sono dentro o fuori il Pd? Il pronunciamento della Commisisona nazionale di garanzia può essere interpretata come una pre-espulsione? “Diciamo che è un richiamo”.

Raccontiamo a Battaglia che Franco Piro, da noi intervistato, ha detto di non credere allo scioglimento anticipato dell’Ars. Piro aggiunge che l’occasione storica, rappresentata dalla vittoria di Crocetta non va sciupata. In altre parole, bisogna convincere l’attuale presidente della Regione a mettere da parte il ‘giocattolino’ del Governo tecnico grazie al quale lui e Lumia, praticamente, controllano direttamente almeno otto assessori e condizionano pesantemente gli altri quattro. Puntando su un Governo politico.

“Ha ragione Piro – ci dice Battaglia -. Non ci sono alternative alla ragionevolezza del presidente della Regione. Anche perché nessuno, a Sala d’Ercole, è disposto ad andare a casa anticipatamente”.

Non sarà facile – osserviamo – convincere Crocetta e Lumia a cedere una parte del potere che oggi gestiscono. Oggi controllato tutto. Tutto passa dalle loro mani. Vero è che stanno combinando un sacco di casini, se non altro perché non sono bravi. Ma gestiscono tutto il potere e si autocelebrano, a prescindere dai pessimi risultati che stanno ottenendo su quasi tutti i fronti.

“Ripeto – conclude Battaglia -: io come Piro, non vedo alternative al Governo politico. Noi del Pd non siamo ospiti di questo Governo regionale. Ricordo a me stesso prima che agli altri che Crocetta ha preso meno voti di Anna Finocchiaro. E’ stato eletto presidente della Regione per una somma di evenienze favorevoli che difficilmente si ripeterebbero. Non possiamo bruciare un’occasione così importante. Ma dobbiamo governare bene. Molto bene”.

Molto meglio – aggiungiamo noi – di come hanno governato in questi primi disastrosi nove mesi Crocetta e Lumia. Ma questo Battaglia non lo dice. Non sarebbe nel suo stile.

 

 

Giulio Ambrosetti

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