Lo Stromboli fa le bizze: rischio tsunami?

L’attività dello Stromboli, il vulcano che sovrasta l’omonima isola dell’arcipelago delle Eolie, in questi giorni, si è fatta sempre più intensa. Dopo essersi preso una pausa dalla colata lavica di Natale, nuove eruzioni caratterizzate da continue esplosioni di media energia si sono attivate nella Sciara del Fuoco, il ripido pendio di lava e scorie incandescenti che, dal cratere dello Stromboli (a 750 metri di altezza) scendono fino al mare.

Secondo il bollettino dell’Osservatorio Vesuviano di Napoli, in cui sono centralizzati i segnali della rete sismica dello Stromboli, ultimamente sono stati evidenziati dieci segnali sismici associabili a eventi franosi di piccola entità, probabilmente dovuti al rotolamento lungo la Sciara del fuoco. (a sinistra, foto tratta da itinerarisicily.blogspot.com)

“Tutto nella normalità e nulla di preoccupante – spiega a LinkSicilia il direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Napoli, Marcello Martini -. Si tratta di trabocchi di lava che in passato si sono verificati già diverse volte. Nonostante la maggiore intensità di queste esplosioni e le continue e frequenti colate di lava, siamo dinanzi ad un’attività vulcanica che rientra nella casistica, e tale fenomeno potrà durare anche mesi”.

Lo Stromboli è un vulcano non solo attivo, ma in continua attività da parecchi secoli e con frequenti esplosioni di moderata energia che generalmente permettono l’accesso al flusso turistico e le escursioni (anche 100 visitatori al giorno).

Martini (nella foto a destra tratta da videocomunicazioni.com) spiega che “quando aumenta l’esplosività, la Protezione Civile, poiché c’è maggiore esposizione da parte dei visitatori, emette dei comunicati che impediscono l’accesso alle aree a rischio, e quest’azione viene concordata proprio con i visitatori”.

L’attività del vulcano, detta appunto ‘stromboliana’, è interrotta soltanto da episodi occasionali di attività più intensa, accompagnata da flussi di lava, come di recente si è verificato nel 1975, nel 1985, nel 2003 e nel 2007.

“Proprio nell’ultima, verificatasi il 15 marzo del 2007 – ci spiega ancora Martini – sono avvenute esplosioni di tipo parossistico dovute ad un’emissione di lava che ha provocato successive frane localizzate proprio nella Sciara del Fuoco”.

I parossismi rappresentano le manifestazioni più energetiche dello Stromboli e consistono in violente ed improvvise esplosioni ‘tipo cannonata’ durante le quali avviene l’emissione sostenuta di scorie incandescenti, ceneri, bombe e blocchi litici a distanze considerevoli fino a raggiungere il mare.

Il rischio di uno tsunami non è dunque, da escludere.

“Lo tsunami del 2007 è stato provocato proprio dall’instabilità della Sciara – osserva ancora il direttore. L’attività esplosiva del vulcano, infatti, favorisce questo processo di stacco provocando una frana consistente che scivola in mare e che può generare onde anomale”.

E’ accaduto anche il 20 ottobre del 2002, quando in seguito ad una vigorosa ripresa dell’attività esplosiva, un costone del cratere sul lato nord dell’isola ha causato un piccolo tsunami, con la formazione di onde di grandi dimensioni. Queste hanno invaso e ricoperto le località più basse lungo le coste dell’isola come Fico Grande e Scari, danneggiando le case prospicienti, le spiagge e le barche. A Ginostra, sul lato sud, hanno invaso il porticciolo di Pertuso e distrutto le abitazioni. Le onde si sono sentite anche in tutte le altre isole delle Eolie e sono arrivate fino alla costa di Milazzo.

Le eruzioni stromboliane più violente mai accadute in tempi storici risalgono al 1919 e al 1930. Per la prima volta continue colate laviche si riversarono anche al di fuori della Sciara del Fuoco, arrivando a lambire i centri abitati (Piscità fu sfiorata per appena 20 metri), provocando ingenti danni e numerose vittime, e causando un piccolo tsunami che generò un’onda di 2–3 metri che arrivò a provocare danni fino a Capo Vaticano, in Calabria. (a sinistra, foto tratta da liceoberchet)

“Oggi attraverso un sistema di monitoraggio gestito dalla Protezione Civile e tramite la sensibilità di specifici radar, possono essere registrati anche i più piccoli movimenti” – rassicura Martini -. Inoltre nell’area dello Stromboli esiste un sistema di allertamento che preavvisa la popolazione in caso di arrivo di tsunami, costituito dall’attivazione di particolari sirene (fondamentali in tutti i Paesi esposti a questo rischio come Indonesia e Giappone), che segnalano la presenza di onde anomale generate da uno tsunami o da un maremoto”.

Le sirene vengono attivate da boe particolari poste in prossimità della Sciara ed emettono un forte segnale acustico in caso di pericolo. Nel caso dell’area dello Stromboli, precisa sempre il direttore dell’Istituto di geofisica e vulcanologia di Napoli, “si tratterebbe di uno tsunami di ridotte dimensioni, ma meno controllabile, vista la breve distanza dalla sorgente (il fianco del vulcano), e le coste limitrofe. Pertanto l’onda raggiungerebbe la terra in pochissimo tempo e si ha poco tempo anche per mettersi in salvo”.

 

 

 

 

 

 

Redazione

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