Lo Steri e il giallo delle tavolette fuori posto Al via il restauro del soffitto delle meraviglie

Una vera e propria enciclopedia medievale, realizzata per volere di Manfredi III tra il 1377 e il luglio 1380, che rischiava di andare definitivamente perduta. È il soffitto ligneo della sala Magna al piano nobile del palazzo dei Chiaramonte o Steri, danneggiato da umidità e termiti e che oggi ha addirittura problemi di stabilità. A salvarlo è un imponente progetto di restauro, che partirà nel 2016, costerà oltre 2 milioni di euro e sarà effettuato in loco. «Nel 2010 abbiamo smontato una trave per verificare le condizioni dell’armatura interna – racconta il rettore Roberto Lagalla -. Abbiamo trovato una situazione ottimale per alcuni aspetti ma fortemente rischiosa per altri. L’intero soffitto era in condizioni di marcescenza dovute all’umidità alla quale stiamo ovviando regolando le temperature e intervenendo sulla fruizione dello spazio».

Finanziato con fondi Cipe, il progetto di restauro è compreso nell’accordo di Programma Quadro sottoscritto dall’Ateneo all’interno del Piano nazionale per il Sud: un’intesa che porta a Palermo sessanta milioni di euro per le opere e i restauri legati all’Ateneo. Il restauro del soffitto dello Steri, che verrà interamente smontato, durerà 20 mesi, ma l’interlocuzione per raggiungere questo risultato è durata quattro anni. «Il progetto prevede prima di tutto lo smontaggio del soffitto per la disinfestazione dalle termiti – spiega ancora Lagalla – e il restauro in loco delle tavolette decorate. L’interesse primario è la conservazione». 

A dirigere i lavori è l’architetto Costanza Conti. «Abbiamo riscontrato un forte problema di termiti, hanno divorato le travi portanti e, scoperchiando i pannelli, si trova solo marcescenza. La causa principale dell’umidità è l’aver apposto al soffitto una lamiera grecata. Tra gli anni ’60 e ’70 del novecento era d’uso comune, ma ha provocato danni irreparabili. Abbiamo lanciato quello stesso anno un appello al quale ha aderito anche il presidente della Repubblica Napolitano».

Oggi finalmente il progetto prende il via e per festeggiare l’inizio dei lavori, in occasione della manifestazione diffusa Le Vie dei Tesori, venerdì prossimo verranno messe in mostra 6 tavolette decorative.Gli ultimi due pannelli ad essere stati prelevati sono “Girali vegetali e volto di Cristo” e “Fregio con doppio intreccio di fettucce“. Inizialmente l’idea era di smontare il pannello raffigurante Elena di Troia ma il volto di Cristo, attribuito a un maestro di scuola giottesca, ha attirato l’attenzione della direttrice dei lavori per bellezza prima, per le condizioni in cui versava poi. «Era traballante, attaccato al soffitto con un chiodo – spiega – era fortemente a rischio». 

Il soffitto ligneo decorato della sala Magna (o dei Baroni) è stato voluto da Federico III. Composto da 24 travi rette da 48 mensole, è stato realizzato in soli tre anni (tra il 1377 e l’80) da diverse mani, anche se in alcuni punti gli autori principali Cecco di Naro, Simone da Corleone e Pellegrino Darena da Palermo hanno lasciato la loro firma. «A rendere straordinaria l’opera sono la quantità e la ricercatezza delle decorazioni – spiega Costanza Conti -. Esse raffigurano scene di tornei cavallereschi, la vita di Re Artù, miti e mitologie, l’antico testamento, mostri, virtù, ornamenti vegetali, stemmi di famiglia e geometrie floreali complesse».

Una parte di questa grandiosa opera è stata a lungo coperta da una volta, oggi è infatti la parte meglio conservata. Fu a fine 800 che l’architetto Giuseppe Patricolo scoprì le decorazioni nascoste nella parte sud, come scopri le finestre, murate, che oggi danno sul chiostro. È in quegli anni che affonda le radici il «mistero» degli altri 4 pannelli in mostra da venerdì. Durante gli interventi ad opera di Patricolo essi vennero trasferiti per il restauro nel magazzino di Palazzo Abatellis, oggi museo regionale d’arte moderna, e mai più riportati allo Steri. «Sono Abbraccio di due amanti, Dama seduta in verziere, Capriolo e Drôlerie – racconta Conti -. Anche in essi abbiamo riscontrato condizioni di degrado identiche a quelle dei nostri. Nessuno sa come mai non ci fu l’interesse di rimontarli al loro posto, è probabile che nel corso della mostra, in presenza di alcuni studiosi, qualcosa verrà fuori». 

La mostra sarà inaugurata venerdì  alle 18 a Palazzo Chiaramonte. Il restauro, invece, prenderà il via entro 6/9 mesi. «ll volto di Cristo e l’intreccio di fettucce resteranno probabilmente all’interno delle teche, per i 4 pannelli dell’Abatellis, invece, vedremo al termine della mostra» conclude Conti.

Eugenia Nicolosi

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