Rispondere oppure stare in silenzio. Dario Lo Bosco, Il presidente del consiglio d’amministrazione di Rete ferroviaria italiana, lunedì prossimo comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari Ettorina Contino. Il funzionario attualmente si trova agli arresti domiciliari dopo l’operazione Black list che ha tolto il velo su un presunto giro di mazzette. Lo Bosco al momento è il nome eccellente dell’inchiesta della procura di Palermo. Un’indagine che non è ancora conclusa e che potrebbe portare a risvolti importanti nei piani alti del potere come ha confermato il procuratore aggiunto Dino Petralia affermando: «Siamo solo all’inizio». Oltre al presidente di Rfi sono finiti in manette anche due dirigenti del Corpo forestale e altre quattro persone sono indagate tra cui l’imprenditore agrigentino Massimo Campione.
Nell’indagine emerge, come scrivono gli stessi magistrati, la vicinanza e la confidenza di Campione «con personaggi di alto profilo istituzionale specie in ambito aeroportuale». Si tratterebbe in particolare di interessi sullo scalo di Palermo. È infatti dall’inchiesta sulla Gesap, società che gestisce Punta Raisi, che trae origine l’indagine che ha portato all’arresto di Lo Bosco. Campione avrebbe goduto di scambi di notizie e consigli probabilmente riferibili ad alcuni lavori in appalto all’imprenditore. «Un’apparente contiguità d’interessi – proseguono i pm – con la quale si programmano relazioni e incontri con terze persone di rilevante profilo pubblico». Affari e conoscenze che sono sotto la lente d’ingrandimento e che potrebbero dare il via alle fasi successive dell’indagine.
Intra a bursa c’erano tutti cosi … cunsumato sugnu
Il nodo centrale dell’inchiesta ruota proprio attorno al nome di Campione. Dal sequestro del libro mastro delle tangenti, passando per il tentativo d’ingannare gli agenti con ricostruzioni fantasiose, fino al ripensamento finale con le clamorose confessioni. Nella notte tra il tre e il quattro settembre 2015, durante un posto di blocco nei pressi dell’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo, gli uomini della squadra mobile, all’interno di una valigetta di pelle trovano un elenco in cui Campione annotava gli importi dei vari esborsi e i regali da donare «a soggetti pubblici utili ai fini della sua impresa». Quindici fogli di cui dieci manoscritti su carta intestata della Edilmeccanica G. Campione srl. Si tratta di un elenco di nomi, cognomi, date e cifre. Tra questi ci sono anche Giuseppe Quattrocchi e Salvatore Marranca, i due dirigenti della forestale, beneficiari secondo gli investigatori di mazzette «corrisposte in maniera sistematica per assicurare disponibilità per le incombenze burocratiche connesse all’appalto vinto da Campione». I lavori in questione sono quelli dell’ammodernamento tecnologico e il potenziamento operativo del sistema di radiocomunicazione del Corpo forestale in Sicilia. Per velocizzare le pratiche ci sono i soldi ma non solo. Campione si sarebbe attivato anche per l’assunzione sia della moglie di Marranca, nell’agenzia di viaggio Mediterranea Touring srl, che della figlia nella Sintec srl.
Dopo la scoperta del libro mastro delle tangenti, Campione inizialmente prova a giustificarsi con gli investigatori. Prima concorda una versione da fornire con la sua fidata collaboratrice, come emerso nelle intercettazioni ambientali, salvo poi tornare sui suoi passi e confessare qualche giorno dopo. «Minchia di borsa – dice Campione in macchina – l’ava tenere naà Defender […] i grana levali di mmezzo ora … viti tu unni ta ammucciare i grana». L’imprenditore è sconfortato e teme il peggio: «Intra a bursa c’erano tutti cosi, nomi, cugnumi, cunsumato sugnu».
Per tentare di sviare gli agenti, Campione spiega che quei nomi sono in realtà riferiti a muratori, carpentieri e collaboratori vari. I soldi, 3500 euro, venivano giustificati dalla collaboratrice come una somma che l’imprenditore le aveva consegnato nel caso di «improvvise necessità di spesa». Campione inizialmente cerca di negare anche il collegamento delle mazzette con il presidente di Rfi. Il Dario in questione «è un mio ex compagno di scuola di alto profilo morale a cui mi rivolgo per consigli», dice agli agenti. Un castello di menzogne che crolla qualche giorno dopo quando l’imprenditore di Porto Empedocle confessa, svelando i dettagli degli appunti.
Dario è un ex compagno di alto profilo morale a cui chiedo consigli
Secondo la ricostruzione, Lo Bosco, citato negli appunti anche con la dicitura «albero», avrebbe percepito somme per oltre 58mila euro. Mazzette che sarebbero servite per il progetto riguardante l’apparecchiatura che avrebbe consentito di segnalare in anticipo lo stato d’usura delle carrozze dei treni. Rotaie e non solo. Il nome di Lo Bosco è legato da due decenni all’Azienda siciliana trasporti. Un manager – originario di Raffadali in provincia di Agrigento – passato indenne sotto le giunte regionali di Provenzano, Cuffaro, Lombardo e infine Crocetta. L’attuale governatore nel 2013 lo nomina commissario della Camera di commercio di Catania. Un posto chiave, in particolare per quanto riguarda la gestione dell’aeroporto di Fontanarossa, poiché detiene quasi la metà delle quote. L’ex professore è anche componente del direttivo di Confindustria Palermo. Uno scacchiere di poltrone dove non c’è più la carica di presidente dell’Ast. Ruolo da cui Lo Bosco si è appena dimesso.
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