S.G. La Rena, quattro milioni per un padiglione Da aprire nel 2013, rimasto attivo una settimana

Un moderno padiglione inaugurato con due anni di ritardo, costato quattro milioni e mezzo di euro, rimasto aperto ufficialmente soltanto una settimana, da sabato scorso a ieri. È questa la presentazione della nuova Cittadella dell’agroalimentare siciliano, un’area che copre appena il 15 per cento dell’ex mercato ortofrutticolo di San Giuseppe La Rena. «Una innovativa vetrina permanente per i prodotti isolani», l’hanno definita i curatori. Che potrebbe rimanere attiva qualche giorno in più grazie a un possibile prolungamento dell’attività in concomitanza con la vicina Fiera dei morti. Il progetto è stato avviato nel 2003 dall’università di Catania alla quale si è aggiunto il Coreras (Consorzio regionale per la ricerca applicata e la sperimentazione, ndr), terminato nel 2013 per un impegno di «quattro milioni e mezzo di euro di fondi comunitari», racconta il vicepresidente del Coreras, Emanuele Zappia. Che ricopre anche la carica di presidente del consiglio di amministrazione del Maas, la struttura in cui – dal 2011 – sono state trasferite le attività di San Giuseppe La Rena. Un investimento imponente, eppure basta girare l’angolo per ritrovare il degrado nel quale l’area – di proprietà del Comune – è piombata.

«Ero lì per la presentazione. Sbagliando strada, mi sono trovato in un Bronx», afferma Ruggero Cosentino, un lettore di MeridioNews che ha scattato alcune foto. «La parte nuova è solo una piccola porzione. Ma basta guardare dietro e si trova di tutto». Una vasca da bagno al centro del cortile, cumuli di rifiuti e le vecchie insegne dei commercianti che occupavano i box del mercato. E poi un deposito di auto e diverse guardiole dei vigili urbani accatastate. «Il resto è in totale abbandono», conferma Emanuele Zappia.

L’idea nasce dal presidente del Coreras, Placido Rapisarda, docente del dipartimento di Economia. Il consorzio, senza fini di lucro, si occupa di fornire strumenti di ricerca applicati al settore agroalimentare. Il percorso inizia nel 2003 e si completa nel 2013; il padiglione, però, rimane chiuso per altri due anni. «I lavori sono iniziati in ritardo – ricorda Rapisarda – e poi abbiamo avuto dei rallentamenti, perché il trasferimento al Maas è stato più lungo del previsto». Il cantiere termina in un periodo di passaggi istituzionali: prima le elezioni regionali del 2012, dopo pochi mesi le consultazioni comunali. «Nel frattempo sono cambiati diversi assessori regionali», sottolinea il docente. Un periodo di confusione nel quale viene perso anche un ulteriore milione di euro. «Erano fondi destinati al funzionamento e agli arredi – spiega Rapisarda – non sono stati utilizzati e sono stati restituiti a Palermo. Forse potrebbe esserci modo di recuperarli», ipotizza.

«È stato un miracolo che nessuno abbia fatto dei danni in questi due anni – riflette Zappia – Nove mesi fa abbiamo ripreso il dialogo con il Comune». Per realizzare quello che viene considerato a tutti gli effetti un esperimento. «La volontà è capire se la Cittadella sta in piedi anche se incompleta – afferma Rapisarda –  Se si fosse atteso il completamento, sarebbero passati altri anni per la sperimentazione». Ad agosto viene indetto un bando di gestione temporanea gratuita per raccogliere produttori, enti e associazioni interessati, anche su spinta delle Camere di commercio regionali interessate a eventi collegati all’Expo. «Un manipolo di agricoltori coraggiosi – li definisce il docente di Unict – con una struttura non terminata, è stata un’avventura». Buono il riscontro di pubblico ottenuto: «Tra sabato e domenica i produttori hanno realizzato 11mila euro di fatturato – sostiene Zappia – Nonostante sia mancata la promozione e sia stato fatto tutto con spirito di volontariato».

«Come centro di ricerca abbiamo lanciato questa sfida, mi auguro che il Comune dia continuità», continua Zappia. Dopo la prima tranche di fondi europei, potrebbero essere sfruttati altri finanziamenti comunitari per ripristinare il resto dell’ex mercato. «Sarebbe un peccato non farlo. Serve però una pianificazione – avverte – la verifica delle prospettive per i lavori dell’altro lotto. Non può essere solo uno spot, l’amministrazione deve verificare una pianificazione imprenditoriale».

«Abbiamo riconsegnato alla città un sito che rappresenta non la tappa finale, ma solo l’inizio di un percorso di riqualificazione di tutta quella zona territoriale, che è strategica», assicura l’assessora alle Attività produttive Angela Mazzola. «Ho aperto un cassetto che era chiuso a chiave – sorride – Era una struttura messa di canto per anni, per una fortuna non vandalizzata». L’apertura della Cittadella è stata a costo zero per l’amministrazione, sottolinea Mazzola. Ma non si sbilancia sulla possibilità di accedere ai fondi comunitari. «Lavoreremo su questo – conclude – Io non parlo. Mi piace dare i risultati, non i proclami. Questo è l’inizio», ribadisce.

Carmen Valisano

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