L’inverno più caldo e meno piovoso degli ultimi 30 anni «Conseguenze su cereali, arance e sui pini dell’Etna»

«È stato un inverno senza inverno, il caldo registrato in Sicilia a febbraio e aprile è un record. Non avevamo un’ondata così dal 1985». La conseguenza? «In alcune aree delle province sud orientali dell’Isola praticamente non è piovuto, siamo davanti a siccità storiche». Il servizio informativo agrometereologico siciliano da mesi registra, grazie alle sue 96 stazioni sparse su tutto il territorio, temperature anomale. «Non passa mese senza valori da record, anche rispetto a lunghe serie storiche», sottolinea il direttore Luigi Pasotti. 

L’isola viene fuori da uno degli inverni meno piovosi di sempre. «Le aree sud orientali sono ai minimi storici – spiega Pasotti – parte della piana di Catania, la zona tra Augusta e Siracusa, e poi le aree tra Santa Croce Camerina, Acate e Vittoria sono le zone dove la siccità è più forte, in un anno sono caduti meno di 300 millimetri di acqua». Troppo presto per parlare di cambiamento climatico? «La singola stagione da sola non può essere un segnale, tuttavia le anomalie si stanno susseguendo al punto da suffragare la tesi di un aumento della temperatura di un grado e mezzo, e forse qualcosa in più, nell’ultimo secolo». Nelle mappe del Sias balzano agli occhi invece le macchie di colore blu intenso – dove piove di più – sulla fascia tirrenica, in particolare nel Messinese. «Quell’area della Sicilia viene maggiormente investita dalle perturbazioni atlantiche, mentre la zona meridionale è solitamente colpita da circolazioni depressionali che si sviluppano a sud dello Stretto e che sono sempre meno frequenti».

Le conseguenze della siccità sono molteplici. «L’ultima stagione irrigua – analizza Pasotti – è finita molto tardi, praticamente a ottobre, mentre quella nuova è già iniziata, nella piana di Catania e a Siracusa è partita ad aprile, con oltre un mese di anticipo. Questo significa che l’acqua rischia di scarseggiare nelle falde e nei piccoli pozzi. Più la falda si abbassa, più aumentano i costi per il pompaggio dell’acqua a carico degli agricoltori. Fortunatamente la situazione non è critica nei grandi invasi, che si sono riempiti abbondantemente in autunno, quando, tra settembre e novembre, è piovuto molto». 

Sono tante le attività a rischio a causa del caldo anomalo, a cominciare dalla coltivazione dei cereali e del foraggio. «Il frumento – spiega il direttore del Sias – ha bisogno di molta acqua adesso, perché è in fase di fioritura, se non dovesse piovere nelle prossime settimane si andrà incontro a una perdita di produzione molto alta. Idem per i foraggi e il fieno tra Siracusa e Ragusa, quest’anno la produzione sarà penalizzata di oltre il 50 per cento, gli allevatori saranno costretti a comprarlo altrove». Esiste poi una correlazione anche tra le temperature e il consumo di arance, secondo cui, ricorda Pasotti, «se non fa abbastanza freddo, la gente compra meno agrumi».

Infine altra grande vittima del caldo sono i pini dell’Etna, assediati dalla processionaria. «L’esplosione di quest’anno – sottolinea il dirigente – è indubbiamente legata al caldo, che ha ridotto la mortalità invernale delle larve, anticipando fortemente le processioni. È veramente un disastro e le misure sono da prendere sul medio e lungo periodo, usando ad esempio i metodi della confusione sessuale, utilizzando i feromoni, le sostanze emesse dalle femmine per attirare i maschi e diffondendole nel periodo della fecondazione per ostacolare la deposizione delle uova. Ma in questo caso – conclude – a mancare sono le risorse economiche».

Salvo Catalano

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