Lezione di vita

Con gli occhi semiaperti, seduta rigorosamente in posizione esterna e vicina alla porta per potere scappare a fine lezione, aspettavo l’inizio de la clase de ingles.
Fra sbadigli dissimulati, annoiata dal ritardo della prof., pensavo a questo lungo fine settimana appena trascorso, iniziato giovedi’ e prolungato al lunedi’…fra fistini, scherzi notturni, uscite, musica, alcol, risate e..perfino qualche lacrima…che la pesantezza del vivere non tarda a farsi sentire…
Intenso.
Intenso e’ l’unica parola che mi viene in mente per definire questo tempo appena trascorso.
Finalmente la prof. arriva.
Oggi la lezione di inglese non c’e’ .
Sotto “caloroso invito” della prof. andiamo tutti a seguire un dibattito sul tema : “L’immigrazione”, che tanto e’ sempre attuale! L’ho trovato molto interessante, per due motivi soprattutto:
A) le testimonianze degli immigrati in Spagna erano vere, traboccanti di vita vissuta, toccanti;
B) essendo il dibattito organizzato da un’associazione studentesca americana, ogni cosa veniva spiegata in spagnolo e poi tradotta in inglese. Esercizio utilissimo per chi studia lingue!
C’erano immigrati dal Marocco (qui ad Alicante i marocchini sono tantissimi!), dall’Ecuador e perfino dalla Russia!
La maggior parte di loro diceva che nonostante le difficolta’ iniziali legate alla burocrazia e alle differenze culturali, si era integrata abbastanza bene e aveva ormai una vita stabile in Spagna.
Tutti lamentavano pero’ l’inevitabile differenza che la gente continua a fare fra “extracomunitari e stranieri”.
Il marocchino che va a vivere in Spagna e’ ovviamente un extracomunitario, un francese o un inglese nella stessa condizione sarebbe definito straniero.
C’e’ bisogno che spieghi la differenza?!
Non credo visto che questa stessa discriminazione esiste anche in Italia ed e’ praticamente “infiltrata” in tutta la mentalita’ occidentale, sebbene spesso e’ parte di un atteggiamento acquisito quasi inconsciamente e inconsapevolmente…
Particolarmente toccante e’ stata la testimonianza di una donna ecuadoriana, infelice di avere lasciato il suo Paese…Soffriva troppo la mancanza dei figli maggiori stabilitisi in Spagna e voleva raggiungerli per vivere accanto a loro. S’e’ portata dietro anche i piu’ piccoli nella speranza di dar loro un futuro migliore.
La sala si e’ ammutolita quando ha detto:”Sono infelice. Faccio una vita che non mi appartiene.
“Qui faccio le pulizie negli appartamenti, quando ero nel mio paese, altri pulivano il mio. Qui devo pagare qualcuno perche’ impartisca lezioni ai miei figli, in Ecuador ero io che davo lezione…etc..etc..”
Non aggiungo altro che renda patetica una testimonianza che al contrario e’ stata di quelle autentiche, traboccante di dolore eppure d’un contegno dignitoso.
Oggi la lezione d’inglese e’ stata prima di tutto una lezione di vita.

Stefania Placenti

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