In tempi di crisi ci si organizza come si può, a maggior ragione se l’ente in questione è pubblico. Se si parla dell’Ente regionale per il diritto allo studio di Catania, noto agli studenti per il cronico ritardo con il quale vengono elargiti i contributi, la ricerca di inventiva è d’obbligo. Con questo spirito l’Ersu etneo affiderà da lunedì le tre aule studio che da mesi sono chiuse ad altrettante associazioni studentesche. Le strutture in via Caronda, via Oberdan e della cittadella universitaria da gennaio erano state gestite grazie a un protocollo d’intesa firmato con il Ciapi (Centro interaziendale addestramento professionale integrato) di Priolo. Ma a causa del mancato rinnovo del finanziamento regionale la collaborazione si è presto fermata. Da lunedì, per rimediare alla carenza nel servizio, le aule verranno gestite da tre gruppi studenteschi e dalle 8.30 alle 20 si potrà tornare a studiare nelle aule.
I criteri per la scelta, fanno sapere dall’ente, sono tre: la registrazione dell’associazione, il numero di studenti che ne fanno parte, la presenza di rappresentanti degli studenti negli organi di rappresentanza accademici. Compito degli iscritti selezionati sarà aprire e chiudere le aule, registrare i colleghi che accederanno e vigilare su decoro, divieto di fumo e consumo di alcolici. Allo studio c’è la possibilità di destinare un piccolo contributo a quanti si impegneranno. Ma quello che viene definito come un vero e proprio esperimento, se porterà a risultati positivi, potrà essere ripetuto dopo la chiusura agostana delle strutture universitarie. Dalla sorveglianza al servizio di portineria, l’Ente per il diritto allo studio sta verificando quali sono i servizi potenzialmente affidabili alle associazione, così da abbattere – almeno di un terzo, è l’ipotesi – i fondi destinati a ditte esterne.
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