Le ‘incongruenze’ di ‘LIbera’ di don Ciotti

Che succede nel mondo che ruota attorno a ‘Libera’, l’associazione antimafia voluta da don Ciotti? Le polemiche esplodono proprio a pochi giorni dalle celebrazioni per il ventennale della strage di via D’Amelio, quando la memoria tornerà a Paolo Borsellino e agli uomini e le donne della sua scorte trucidati dal tritolo.

Stamattina Affaritaliani.it pubblica un servizio nel quale si sottolineano i ‘distinguo’ di alcuni noti esponenti di movimenti che l’attività antimafia l’hanno fatta e la fanno per davvero, spesso in solitudine e senza i benefici e le prebende a cui, purtroppo, ci hanno abituato alcuni ‘Professionisti dell’antimafia’.

Tra i protagonisti dell’antimafia ‘non gridata’, fatta di paziente lavoro e di studi c’è, di certo, Umberto Santino, che da anni, a Palermo, dirige il Centro studi intitolato a Peppino Impastato, il militante della sinistra ucciso dai mafiosi il 9 maggio del 1978. Intervistato da Affaritaliani.it sui suoi rapporti con ‘Libera, Impastato afferma:

“Abbiamo avuto frizioni con ‘Libera’, ma su questioni di democrazia. ‘Libera’ nomina i suoi rappresentanti senza eleggerli. Quando facevo parte della Rivista mensile Narcomafie dell’arcipelago di ‘Libera’ e scrivevo su la Repubblica Palermo posi la questione di dirigenti dell’associazione destituiti dai propri incarichi senza alcuna discussione. Anche se ci conoscevamo da molti anni, Don Ciotti mi fece telefonare da una responsabile, tale Manuela, per comunicarmi che ero ufficialmente sospeso dall’associazione. Mi sono dimesso subito da Narcomafie”.

“Un altro conflitto simile – prosegue Santino – è sorto quando abbiamo posto critiche a un sindaco leghista della provincia di Bergamo che pretestuosamente aveva rimosso l’intitolazione di un biblioteca a Peppino Impastato. Ci siamo ritrovati isolati da tutto il mondo che gravita intorno a ‘Libera’, perché Don Ciotti sosteneva che c’erano buoni rapporti con il Ministro degli Interni Roberto Maroni. Avevo un rapporto ottimo con lui prima che ponessi quelle questioni di democrazia. Ma non c’è la possibilità discutere in quell’ambiente. Si adottano prassi rigide e di parte come ho viso solo in ambienti tardo clericali o in partiti veterocomunisti”.

Pesanti come macigni le parole che Christian Abbondanza ha rilasciato in un’interista sempre ad Affaritaliani.it Cristian Abbondanza, che si occupa di antimafia nel Centro Nord Italia, pone l’accento su quelle che lui stesso definisce le “incongruenza” di ‘Libera’.

“A Casal di Principe – racconta Abbondanza – il sindaco e l’assessore distribuivano con ‘Libera’ targhe anti-Camorra, ma quell’amministrazione comunale era legata alla Camorra, ai Casalesi. Cose che si sanno in quei territori. Il sindaco e l’assessore sono stati arrestati poco dopo perché collusi con i Casalesi… ‘Libera’ li portò sul palco della sua principale manifestazione, nel marzo 2009, a Casal di Principe, per distribuire le targhe intitolata a Don Peppe Diana”.  

“Oppure ne dico un’altra – aggiunge sempre Christian Abbndanza -.  ‘Libera’, con la struttura che si è data, vive grazie ai contributi pubblici e privati. Tra i suoi sponsor troviamo, ad esempio, l’Unieco, colosso cooperativo emiliano, che si vanta anche dei finanziamenti che dà a Libera. Ma nei cantieri della Unieco troviamo società di famiglie notoriamente mafiose, per l’esattezza di ‘ndranghetisti. I soldi risparmiati dalla Unieco in quei cantieri, con le famose offerte ‘economicamente vantaggiose’, ad esempio, di società di famiglie espressione delle cosche MORABITO-PALAMARA-BRUZZANI e PIROMALLI con i GULLACE-RASO-ALBANESE, restano nelle casse di Unieco. Questa cooperativa finanzia ‘Libera’ per la lotta alla mafia. E’ chiaro il controsenso? Quando lo fai notare nasce un problema con Libera”.

Non appena saremo in grado di raccogliere le repliche di don Ciotti le metteremo a disposizione dei nostri lettori.

Foto a sinistra tratta da blog.scuolaer.it

Foto a destra tratta da nuke.partitodemocraticonoale.it 

 

 

 

Redazione

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