«Siamo una famiglia. Ad essere diverso è solo il colore della pelle». Ismail, 23 anni, di famiglie ormai ne ha due. La prima in Ghana e l’altra alle pendici dell’Etna. In Sicilia è arrivato affrontando un viaggio lungo e faticoso. Ricordi indelebili, ma che fanno parte del passato: per lui meglio non soffermarsi su quelli – «È una storia che conoscete, uguale a molte altre» – per non spegnere il sorriso che ha fisso in volto. Prima la traversata del deserto e poi la permanenza in Libia, facendo il muratore per racimolare il denaro necessario per il viaggio. Quando è arrivato il momento di salpare, si è unito agli altri uomini per spingere le barche in acqua. «Eravamo stretti ed entrava acqua. In una barca si è bagnato anche il motore e, su tre imbarcazioni, è partita soltanto quella in cui ero io. Ero tranquillo, anche se non so nuotare e, in caso di problemi, sapevo che difficilmente sarei sopravvissuto». Mentre racconta la sua storia, nonostante la temperatura particolarmente fresca Ismail indossa una t-shirt bianca con la scritta Refugees Welcome Italia. Accanto a lui ci sono quelli che chiama, senza tentennamenti, «mamma e papà, i miei genitori»: Marcella Messina e Mario Sapienza. Lei insegnante di musica e lui voce del coro al teatro Massimo Bellini di Catania. Incuriositi da uno spot visto online hanno chiesto informazioni sul progetto di accoglienza portato avanti dall’organizzazione indipendente. «Mettiamo in contatto i rifugiati che vogliono fare questa esperienza con le famiglie che sono disponibili. Noi ci occupiamo dell’abbinamento che dura da sei mesi a un anno, rinnovabili – spiega a MeridioNews Sara Scudero, referente del gruppo territoriale etneo dell’associazione – Non si tratta di un percorso definitivo ma di una strada da affrontare insieme per rendere queste persone del tutto autonome». A meno che, come nel caso di Ismail, non si scelga di restare insieme. Come una famiglia, appunto.
«Per l’appuntamento non sapevo nemmeno come vestirmi», racconta il ragazzo, ripensando a quando è arrivata la telefonata di Refugees Welcome Italia. Emozioni e dubbi che hanno lasciato il posto allo stupore quando ha saputo che chi voleva ospitarlo non era una persona sola o una coppia senza figli. Avrebbe avuto ben tre nuovi fratelli e sorelle. «I nostri figli sono stati felicissimi – spiega la madre – Così come i nonni, gli zii e le cuginette che adorano Ismail. Io ormai dico sempre che di figli ne abbiamo tre più uno». Ormai da quattro anni. «Anni in cui, davvero, è stato più lui a dare qualcosa a noi che non il contrario», dice sicuro Mario Sapienza. Ismail intanto ha anche trovato lavoro: un contratto a tempo indeterminato in una ditta che si occupa di lavorazione e installazione di infissi. Gira ogni giorno la Sicilia, ma non ha dimenticato il Ghana. Paese in cui è tornato non solo per rivedere la sua famiglia d’origine, ma per restituire un po’ della sua fortuna e dei suoi sacrifici. Grazie a una raccolta fondi ha migliorato l’approvvigionamento idrico del villaggio in cui è cresciuto: niente più viaggi di mezza giornata per prendere l’acqua, trasportandola in pesanti recipienti sulla testa. Adesso anche alla sua mamma ghanese basta aprire un rubinetto. Non solo. «Ho visto che i ragazzi non hanno neanche un posto per giocare a calcio come facevo io quando vivevo lì – racconta – Quindi ho parlato con il capo del villaggio e ho messo tutti a lavoro per pulire un terreno e fare un campo da calcio. Siamo ancora all’80 per cento ma ci riusciremo. Grazie ai miei genitori che hanno coinvolto colleghi e amici, ai catanesi e all’Italia che mi ha accolto».
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