Si chiama Ego Fuffàro, con l’accento sulla à, ed è l’ultimo personaggio fumettistico ideato da Alessio Spataro, catanese d’origine, formatosi alla Scuola del fumetto di Milano, che rientra nella sua città per presentare il 16 marzo Le avventure rossobrune di Ego Fuffaro. «Un animale antropomorfo – lo definisce a MeridioNews – che vive in una città italiana qualsiasi, piena di spazzatura mediatica». Un papero vittima di bullismo prima, bullo nazifascista poi e in costante modalità fakenews on, che manipola e fomenta le paure sociali alla stregua di certi politici contemporanei, presenti nei panni di maiali e vermi.
E, quasi per uno scherzo del destino, l’opera una fake news la produce immediatamente. Dovunque sul web si legge, infatti, che si tratti di una parodia satirica su Diego Fusaro: accento sempre sulla à, noto filosofo, saggista e opinionista tv, che dal citare Pier Paolo Pasolini è passato a curare una rubrica su Il primato nazionale, giornale legato al movimento neofascista Casapound. «Dopo averlo creato, ho scoperto che il mio personaggio esisteva davvero e che era già stato creato da madre natura – commenta Spataro – Si chiama Diego Fusaro e si riempie di frasi e termini complicati, vetusti e artificiosi, facendo propaganda razzista: insomma è persino peggio del mio Fuffaro. Il mio personaggio è un verme papero mostro che ripete la propaganda razzista in tv, ma resta un falso; mentre Fusaro è un reale diffusore di notizie come la sostituzione etnica esaltata dai nazisti per discriminare».
Da qui l’adozione del termine rossobrunismo, ben lontano dall’essere un’invenzione fumettistica. «Si tratta di una pratica politica di propaganda, che tende a mischiare slogan e citazioni con l’intento di mescolare le carte e confondere la gente, ma che poi finisce per servire quei poteri che dichiara di contrastare», spiega l’autore, alludendo al Movimento 5 stelle. In pratica, un’ideologia ibrida, che fonde nazionalismo e socialismo, avversando l’euro, simpatizzando per Putin, criticando il presunto buonismo della sinistra in tema di immigrazione e femminismo. Un fantasma che aleggia per l’Italia, lo definisce la rivista Rolling Stone. «È un mondo sottosopra – precisa il vignettista. – Oggi il nazionalismo non si presenta più come cent’anni fa: non ha bisogno di un partito unico della repressione politica e poliziesca. Ma sta di fatto che se vent’anni fa era da nazisti parlare di sostituzione etnica, oggi è cosa normale e tollerata: basti pensare ai leghisti che non si dichiareranno mai fascisti ma ne adottano le parole d’ordine e le pratiche. D’altronde ci sta sembrando normale ci siano tanti morti sconosciuti al di là delle nostre coste e fare passare per scelte politiche, disumane, rinchiudere illegalmente presunti innocenti per trattare con i leader europei, vedi il caso della nave Diciotti».
Disegnatore satirico dal 1999, Spataro non le manda certo a dire. Come Tim Burton attinge a certi personaggi di Walt Disney e ne sovverte i canoni, così il papero di Spataro è soltanto l’abitante di UnaQualsiasiCittàItaliana, alla quale egli volutamente non ha dato nessun nome di fantasia. «È un reazionario classico che diventa prepotente perché subiva, così da vittima si trasforma in carnefice perché si rende conto che i prepotenti vincono – chiarisce. – Si tratta di un’opportunista che sfrutta la propaganda facendo da apripista al neofascismo, facendo leva su paure già esistenti. Al nazionalismo di oggi non occorre una nuova propaganda di terrore: c’è già».
La satira non trascura il disegno. La caratterizzazione dei personaggi è chiara e puntuale: i rettili per le personalità viscide, mostri deformi provenienti da un’altra dimensione per i pericolosi, i topi per i bulli e i maiali per designare/disegnare i grillini. «Sono onnivori di qualsiasi cosa, pur di ottenere consenso. Senza offesa per i maiali, naturalmente». Nella paperopoli contemporanea di Spataro non poteva mancare il verme Mattenia Salvene, che nella finzione fa carriera: nutrendosi di ciò che l’italiano ha nella pancia, diventa infatti ministro delle interiora.
Dichiarazioni di disistima da cui, in passato, l’artista catanese non aveva assolto neanche la sinistra. Già nel 2006 pubblicando Bertinotte, aveva teorizzato «il sonno della ragione dentro rifondazione». Così come ironizzando su Nichi Vendola, in Narrazione della buona notte. «In realtà non ho previsto nulla che non fosse prevedibile da chiunque vi fosse dentro. La parabola tragica discendente della sinistra la vedevo e vivevo personalmente perché sono stato iscritto fino al 2005 al Partito comunista ed era evidente una certa tendenza ad accettare tutto ed il contrario di tutto, ingoiando ormai ogni sorta di rospo», conclude restando inevitabilmente in tema di animali.
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