L’avviso per una filiera di cannabis terapeutica made in Sicily «Sull’Isola utile a 10mila pazienti ma c’è resistenza dei medici»

«In Sicilia sono circa 10mila le persone affette da patologie che potrebbero utilizzare come terapia la cannabis». È la vicepresidente del comitato pazienti cannabis medica Santa Sarta a fare i conti ora che l’assessorato regionale all’Agricoltura, diretto da Toni Scilla, ha pubblicato un avviso alla ricerca di imprenditori per creare una filiera di cannabis terapeutica made in Sicily. Non solo coltivare ma anche trasformare. Un progetto innovativo che potrebbe essere un’opportunità non solo per i pazienti, che ancora faticano a trovare la cannabis nelle farmacie dell’isola, ma anche per gli agricoltori. «Finalmente si sta valorizzando», afferma a MeridioNews Antonio Caruso, il direttore operativo di Canapar Italia. Lo stabilimento farmaceutico di canapa industriale più grande d’Italia nato nel 2018 che ha la sede principale nella zona industriale di Ragusa e che è di proprietà di una holding canadese. «Questa manifestazione di interesse – aggiunge – solo cinque anni fa sarebbe stata impensabile».

L’avviso pubblicato ieri, accoglierà le richieste di partecipazione via Pec fino al 31 maggio. Poi bisognerà attendere le autorizzazioni alla sperimentazione da parte del ministero della Salute. «Dopo avere individuato il partenariato che abbia le adeguate competenze tecniche, professionali e finanziarie per la realizzazione dell’intera filiera – ha assicurato l’assessore Scilla – la Regione si attiverà richiedendo l’autorizzazione per lo sviluppo del progetto». Tra i requisiti per i partner c’è una pregressa esperienza nel settore ma anche competenze nella ricerca in campo medico sia umano che veterinario, senza dimenticare le nuove tecniche di produzione a livello farmaceutico. «Tutto è partito nel 2018 – ha ricostruito Sarta durante la trasmissione Direttora d’aria – con un tavolo tecnico in Regione che era ancora tra le ultime a non avere legiferato sulla rimborsabilità del farmaco». Una questione soprattutto di sensibilità nei confronti del tema su cui c’è ancora molta confusione, a partire dalla differenza tra la cannabis terapeutica e quella per uso ricreativo. Superate le questioni culturali e anche quelle legali, adesso restano quelle della reperibilità. «In Italia c’è soltanto un istituto farmaceutico che può coltivare la cannabis per uso medico – ha spiegato la vicepresidente del comitato – tutto il resto del fabbisogno (oltre 160 chili l’anno) è importato dall’Olanda. Ma non basta come abbiamo dimostrato con un sondaggio raccolto su un campione di 300 pazienti siciliani». 

La quantità di cannabis terapeutica disponibile al momento non è sufficiente e, quindi, c’è bisogno di ampliarne la coltivazione. Nell’Isola le aziende non mancano e alcune hanno approcciato anche mercati fuori dall’Italia. Secondo un’indagine di Coldiretti la filiera, a livello nazionale della cannabis terapeutica potrebbe raggiungere un valore di 1,5 miliardi e circa 10mila posti di lavoro. «Al momento, viviamo in un’Europa a più velocità – spiega il direttore operativo di Canapar – con Paesi del nord-est che hanno già regolato l’uso degli estratti dalla canapa industriale, altri che lo tollerano e poi c’è un gruppo di Stati più a sud, tra cui anche l’Italia, che stenta a definire un assetto regolamentare chiaro che possa consolidare il settore e rasserenare le migliaia di operatori economici». Eppure, anche in Italia negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti. «È un settore che dal punto di vista normativo è in continua evoluzione ma che presenta ancora aspetti grigi. Questa manifestazione di interesse – aggiunge Caruso – da parte della Regione è certamente un segnale positivo da parte della politica che si sta finalmente approcciando alla questione con una visione oggettiva svincolata dalla dicotomia destra-sinistra, giusto-sbagliato. Adesso – afferma – studieremo questo avviso con cura per capire in che modo potere partecipare perché è un’opportunità ma richiede anche un cospicuo investimento che potrebbe considerare svariati milioni di euro».

Negli ultimi anni, anche sull’isola dei passi avanti sono già stati fatti. L’assessore alla Salute Ruggero Razza aveva aperto alla possibilità di utilizzo della cannabis a uso terapeutico con il sostentamento economico da parte stessa Regione. «Siamo riusciti a sbloccare le convezioni con tutte le Asp siciliane e adesso è acquistabile (su ricetta medica, ndr) in farmacie in tutte le province – ha affermato Santa Sarta – E da poco sono partiti anche i corsi di formazione per i medici su questa terapia perché ancora oggi, in molti casi, nonostante la legge – ha sottolineato – troviamo resistenza proprio da parte di alcuni medici». E, invece, si tratta di una vera e propria terapia che può essere importanti per diverse patologie – neurologiche, malattie autoimmuni, epilessia, spasmi muscolari – e che può essere assunta sia per via orale (tramite oli o capsule) oppure con un inalatore in cui mettere le infiorescenze per aspirare il vapore. «Addirittura oramai ci sono anche delle applicazioni da scaricare per il cellulare con cui il medico può monitorare l’assunzione. Quello che deve essere chiaro – ha concluso la vicepresidente del comitato pazienti cannabis medica – è che per noi si tratta di una terapia e non di un’assunzione per uso ricreativo o ludico. E, invece, ancora spesso si arriva a questo dopo averla dovuta acquistare dal mercato nero».    

Marta Silvestre

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