La stanza di un museo con parerti piene di muffe e infiltrazioni, che, con un sapiente gioco di luci, si trasforma con facilità e diventa all’occorrenza la città di Tebe o il monte Citerone, è lo spazio dentro cui si muovono le Baccanti del Teatro Stabile di Catania. Un luogo geometrico dove i personaggi della tragedia di Euripide entrano ed escono senza pensare alla dimensione fisica e grazie alla loro energia riescono a fare parlare al presente un testo vecchio di millenni. «La trama – ha dichiarato la regista Laura Sicignano intervenuta sulle frequenze di Radio Fantastica del gruppo Rmb – è complessa e articolata su diversi temi: si parla dell’imprevisto che sorprende l’umanità che, in questo caso, è lanciato dagli dei, ma se lo vogliamo trasferire ai nostri tempi potrebbe essere il virus contro stiamo combattendo. Centrale è anche la guerra tra i sessi, un argomento che attraversa molto la tragedia greca».
Protagonista assoluto della scena firmata da Guido Fiorato è l’androgino ed eversivo Dionisio (Manuela Ventura) che appare subito dopo l’apertura del sipario e che, già nel prologo, esprime tutta la sua potenza. Al suo servizio ci sono le Baccanti (Egle Doria, Lydia Giordano, Silvia Napoletano): «Un esercito di femmine folli dotate di una grande potenza che, si badi bene – ha continuato Sicignano – è ben diversa dal potere. La loro potenza è fatta di autorevolezza e di empatia con le creature viventi. Loro riescono a compiere imprese sovrumane e sorprendenti». Le Baccanti pensate da Sicignano sono sempre presenti sulla scena ed esprimono la loro essenza ballando sulle musiche originali eseguite dal vivo da Edmondo Romano e muovendosi agli ordini di Dionisio che, divertendosi, le guida e le manovra come se fossero dei burattini.
Lo stesso Dionisio, vestito di nero come le sue adepte, si diverte anche a provocare il re di Tebe, Penteo (Aldo Ottobrino): un moderno uomo in giacca e cravatta, presuntuoso e arrogante che, alla fine, cede. Riesce sì a superare la sua paura del diverso, ma pagherà con la vita questa sua voglia di scoperta per mano della madre Agave (Alessandra Fazzino). In scena ci sono poi Antonio Alveario, nei panni di Tiresia, Franco Mirabella, Cadmo, e Silvio Laviano, il messaggero. Laura Sicignano ha deciso di salutare con quest’opera il pubblico catanese. Lo spettacolo, in programma fino al 23 gennaio, infatti, è il suo ultimo da direttrice ed è dedicato, ancora una volta, al tema femminile come Donne in Guerra, lavoro firmato dalla regista meneghina che ha inaugurato la stagione in corso. E non sembra un caso che la prima donna alla direzione dell’ente catanese abbia scelto di concludere la sua esperienza proprio con questa tragedia che vede come protagonista l’assoluta forza delle donne. «Le Baccanti sono potenti come dee. Le loro chiome non bruciano. Le nostre armi non le feriscono. Maschi contro femmine. E vincono loro». Il messaggio è chiaro e, se lo dice Euripide, non possiamo che crederci.
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