«Chi vuole praticare lancio del disco a Catania non può farlo. Le uniche alternative sono a
Massannunziata, fondamentalmente un campo abbandonato, e una pedana costruita da mio nonno a San Pietro Clarenza, su una base di cemento. Per il resto non c’è nulla nell’area che si estende fino a Enna e Siracusa. Neanche a Messina, perché
non ci sono strutture con la gabbia». È l’amarezza a caratterizzare le parole di Isidoro Mascali quando si parla della pratica del suo sport, il
lancio del disco. Il discobolo catanese è reduce dal settimo
posto assoluto nei campionati invernali italiani, disputatisi lo scorso fine settimana.
Un risultato arrivato nonostante la carenza di infrastrutture. Non è facile la vita dei lanciatori catanesi, costretti ad
adeguarsi alle circostanze. Mascali si allena quasi quotidianamente al Turi Guglielmino di
Massannunziata, che fino a inizio 2011 ospitava gli allenamenti del Calcio Catania, prima dell’apertura di
Torre del Grifo. Adesso, di quell’epoca, restano solo i ricordi, consistenti in qualche gadget e una
montagna di resti di riviste dedicate ai rossazzurri disseminate tra le macerie delle strutture vandalizzate
attorno al campo e un prato che risente dell’incuria.
Un complesso in stato d’abbandono, seppur frequentato quotidianamente da decine di cittadini nel quale
esercitarsi nel lancio del disco comporta una costante allerta: «Devo cercare di allenarmi in orari
strategici nei quali non sia io d’ostacolo all’allenamento di altri ed altri non lo siano per me – spiega Mascali – Si tratta a tutti gli effetti di una caccia al
tempo libero, al buco d’orario in cui infilarsi. Il sabato, per esempio, mi alleno sempre in apprensione,
perché il campo è aperto come un parco e può tranquillamente venire una famiglia a passeggiare. Ne hanno diritto loro come io al mio allenamento», aggiunge.
Una situazione che non ha impedito al discobolo etneo di cogliere un importante affermazione a livello
nazionale, che lo proietta verso una primavera ricca di appuntamenti e obiettivi da raggiungere: «Ho
ridotto gli allenamenti rispetto all’anno scorso e non mi aspettavo di andare subito così forte – continua l’atleta catanese -. La misura di 48.98 è
stata la mia miglior prestazione con qualsiasi disco, anche nelle categorie precedenti, under 18 e 20.
Essere tra i primi dodici in Italia è una sensazione meravigliosa, soprattutto se teniamo conto che si
gareggia con atleti professionisti che hanno anche partecipato alle Olimpiadi. Rappresentare la mia città,
nonostante gareggi per l’Atletica Futura Roma, che ringrazio sempre, per me è un onore».
Dodo, così come lo chiamano tutti, ha però un sogno nel cassetto da inseguire nelle prossime settimane:
«I campionati italiani assoluti si terranno allo Stadio Olimpico di Roma. Per qualsiasi atleta essere
protagonista, anche solo per qualche istante, in quello stadio è un sogno. E poi c’è da abbattere il muro dei
50 metri, che mi porto dietro da diverso tempo».
Una passione, quella per il lancio del disco, nata in famiglia, grazie al nonno e al padre, che ne hanno
forgiato carattere e applicazione alla disciplina: «Mio nonno fu lanciatore di disco e martello, è stato
l’ultimo campione italiano studentesco prima del sottoscritto (nel 2015, ndr) – racconta Mascali -. Mio padre, invece, faceva il giavellottista ed è stato lui, dalla pandemia a oggi, a mettermi nelle condizioni di fare un lavoro atletico e
pesistico da atleta vero. Che sensazioni provo mentre lancio? Nel gesto penso solo a restare sciolto e
tranquillo. Perché se vai a forzare una cosa non esce al meglio. Dev’essere naturale. E quando è il
momento devi metterci tutto, come nella vita del resto».
La chiacchierata con Mascali prosegue tra un richiamo all’attenzione ai ragazzini della Altis Atletica di
Luigi Pennisi, che sulla pista di Massannunziata seguono con entusiasmo e
spensieratezza le orme di campioni come Jacobs, Tortu e Desalu, ma che talvolta transitano troppo vicino
alla pedana di lancio, e il racconto delle difficoltà nel poter programmare sedute d’allenamento serene ed
efficaci. Quasi un assist involontario per il discobolo etneo, che chiude con un messaggio alle
istituzioni sportive del territorio: «Voglio fare un appello alla Federazione catanese. Deve farsi sentire
perché l’atletica merita un’impiantistica dedicata. I risultati della scorsa estate ce lo hanno dimostrato: i
centri di avviamento allo sport per i ragazzi possono creare campioni. Non possiamo, però, pretendere di
avere campioni da celebrare senza investire nell’impiantistica. Senza contare che il territorio ne
guadagnerebbe anche sul piano turistico – conclude – L’atletica a Catania deve ripartire».
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