L’agente Accardi contro la società di Mirri «La SSD Palermo non è il vero Palermo»

«Il Palermo non è in serie D. Il vero Palermo è un altro, non c’è più, e non è la SSD Palermo». In una città che in questi mesi ha imparato ad identificarsi con il sodalizio presieduto da Dario Mirri c’è anche chi non si sente rappresentato dalla nuova compagine societaria. Uno di questi è l’ex rosanero Beppe Accardi, procuratore palermitano intervenuto oggi al Circolo del Tennis alla Palermo Football Conference, evento realizzato in collaborazione con AvvocatiCalcio e l’Istituto Salesiano Don Bosco Ranchibile. «Sento parlare di presidenti tifosi ma la verità è che il cuore non esiste e che tutti agiscono solo per interesse – ha dichiarato -, vedere uno stadio con 18mila tifosi in D mentre in Coppa Uefa ce n’erano solo 4mila è mortificante. Sono arrabbiato perché non riesco a capire chi sostiene che è meglio essere in D piuttosto che in A con Zamparini e lo dico osservando i fatti partendo dal presupposto che non ho alcun interesse a parlare bene di Zamparini. Per onestà intellettuale, però, bisogna ammettere che al netto degli errori che ha commesso nell’ultimo periodo, con lui si è visto il vero calcio a Palermo. La gente è contenta di essere in D? Non lamentiamoci, è quello che vogliamo, è quello che vuole una città che non vuole crescere». Dichiarazioni forti alle quali Mirri, che comunque valuterà le parole di Accardi, al momento non sembra volere concedere particolare importanza.

Nella fase delle negoziazioni per la cessione del club di viale del Fante, Accardi in qualità di intermediario spingeva per la vittoria del fondo americano York Capital: «Anche le Procure hanno rallentato nel momento in cui hanno capito che non era il caso di infierire sapendo che il Palermo poteva essere acquistato da un gruppo economicamente così forte. La trattativa è saltata per la clausola legata alla vicenda Mepal (società detentrice del marchio ceduta poi alla holding lussemburghese Alyssa, ndr) ma qualsiasi persona sana di mente davanti a questa vicenda si sarebbe allontanata». Il presente si chiama SSD Palermo targato Mirri: «Il sindaco poteva anche evitare di indire il bando, in generale dico che la politica deve rimanere fuori dallo sport. E a proposito del bando, resto perplesso nel momento in cui il sindaco assegna il titolo sportivo a chi dovrebbe garantire una certa continuità e poi leggo che in caso di B il club potrebbe essere ceduto».

Accardi si è tolto dei sassolini dalle scarpe. Gli stessi, in un contesto totalmente diverso e che non riguarda gli sviluppi societari, che l’ex direttore sportivo rosanero Fabio Lupo si è voluto togliere nei confronti dell’ex patron Zamparini. L’esonero del febbraio 2018 ancora non gli va giù: «Si dice che mi abbia mandato via perché sono una persona troppo per bene, ma questo mi fa riflettere perché vuol dire che ha allontanato me per avvicinare gente che non era per bene. La verità – ha dichiarato l’attuale ds del Venezia durante la conferenza odierna al Circolo del Tennis – è che neanche Zamparini sa perché mi ha sollevato dall’incarico. Io mi sono sempre assunto la responsabilità di ciò che ho fatto e con me alcune persone che gravitavano intorno a lui non sono riuscite a esercitare la loro influenza». Il Palermo, in ogni caso, adesso si ritrova in quarta serie: «Il Venezia non ha responsabilità. Che sono, invece, di chi ha gestito la società. Il Palermo in D, e lo dico anche dopo avere osservato ieri la cornice di pubblico in occasione della gara con la Cittanovese, è una ferita profonda per la città ma anche un grande danno per tutto il calcio».

La scomparsa dei rosanero dai radar del calcio professionistico fa male anche all’ex attaccante del Chievo, Pellissier («In D è la più forte ma per tornare tra i grandi bisogna compiere passi importanti»), all’ex difensore rosa Pietro Accardi, palermitano e attuale ds dell’Empoli («Ho vissuto pagine molto importanti nella storia del club ed è triste vedere i rosa in D») e all’ex tecnico rosanero Devis Mangia: «Vedere il Palermo in D è un peccato mortale considerando che, per blasone e amore di questa piazza nei confronti della squadra, dovrebbe essere nei primi 5-6 posti in Italia e lottare per l’Europa. L’importante, comunque, è che il club sia ripartito e che si faccia di tutto per riportare il Palermo dove merita di stare».

Antonio La Rosa

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