La Via Crucis di Fernando Botero – Medellin 1932 – non è ironica né irrispettosa, come lo stesso artista vuole precisare. Sono le forme dei suoi soggetti ad essere rappresentative di uno stile e di un linguaggio unici nel mondo dell’arte e che, diventando essi stessi arte, hanno reso celebre l’artista.
La raccolta di opere per l’allestimento della via della croce di Palazzo dei Normanni sono d’impatto per la tematica affrontata: la passione del figlio di Dio fatto uomo e venuto a morire tra i mortali, il suo cammino verso la crocifissione e il percorso doloroso che ogni cristiano fa annualmente suo, sono il dramma che per la prima volta fa incursione nelle opere di Botero. Come nota il critico d’arte Conrado Uribe, «per questa ragione il suo lavoro può essere considerato come un nuovo corso».
Giovanni Ardizzone, Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana spiega che la «La Pasión de Cristo è l’esemplificazione di uno tra i racconti più intensi della cristianità alla quale più artisti, soprattutto tra Medioevo e Rinascimento, dedicarono opere divenute famosissime. Botero, ispirato dalla conoscenza dei grandi maestri del passato, riesce a narrare un evento legato alla vita e alla morte di Cristo, mettendone in evidenza il dramma ed il lato umano più che quello divino: rende così attuale il tema della sofferenza nella società contemporanea votata al consumismo, afflitta dai drammi quotidiani delle guerre, della fame, degli abusi e delle sopraffazioni».
Centottantamila euro sono stati spesi in tutto per portare a termine con successo un’idea nata nell’Agosto del 2013, quando il direttore generale della Fondazione Federico II Francesco Forgione e la Direttrice del Museo di Medellin Ana Piedad Jaramillo Restrepo hanno iniziato a parlare di una mostra di Botero a Palermo, città che ancora oggi è testimonianza di come il dialogo tra le diverse culture possa coesistere traducendosi nei diversi stili artistici. Le problematiche maggiori nella realizzazione della mostra sono state quelle legate alla logistica, all’assicurazione e al trasporto delle opere fino alla Sicilia, in particolare ci raccontano che è stato difficile trovare una compagnia che assicurasse il tratto via terra da Medellin a Bogotà, dove poi le tele sono state imbarcate per Milano.
«Per noi si tratta di una nuova tappa nel nostro percorso di sviluppo e crescita della promozione artistica e culturale da offrire alla Sicilia. Il Palazzo Reale, con la sua Cappella Palatina, da sempre rappresenta il luogo-simbolo dell’incontro e del dialogo tra popoli, identità e religioni diverse. – Afferma Forgione – Il Mediterraneo attraverso l’arte ci ha lasciato le tracce straordinarie dell’incontro e della contaminazione tra le sue storie e le sue culture. E oggi, sotto le nubi scure del terrorismo fondamentalista, del ritorno alle guerre di religione e di fronte al nuovo esodo biblico di chi giunge sulle nostre coste in fuga dalla paura e dalle violenze, tutti – laici e cattolici, credenti e non credenti – sentiamo il bisogno di un altro Dio»
Per tutta la durata della mostra, il Palazzo Reale resterà aperto nei fine settimana fino alle 21.00. Dalla Fondazione Federico II fanno sapere a Meridionews che l’affluenza di gente è stata inaspettata e che questa mostra, la più importante in corso nel sud Italia, è stata di grande richiamo anche per la stampa nazionale, la notizia ha infatti superato dell’80% le condivisioni di notizie sportive o politiche di forte attualità, segno che, evidentemente, c’è fame di cultura.
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