La storia di Palazzo Darà e la riscoperta culturale della Kalsa «Sono tornato da Berlino, qui il cambiamento è ogni giorno»

Da Berlino a Palermo, chissà se senza ritorno. È la scommetta fatta da Alberto Stabile, che dalla capitale tedesca – dove lavorava nel campo del marketing – ha scelto sei mesi fa di tornare nel capoluogo siciliano. Decidendo di aprire e gestire in prima persona i suggestivi locali di Palazzo Darà, l’antico immobile di via Alloro – nello storico quartiere della Kalsa – che da sei mesi ha ripreso a vivere con numerosi progetti. Lo stabile di fronte il Giardino dei Giusti e di proprietà della famiglia era vissuto da tempo come un peso dai parenti di Alberto: spesso ricettacolo di rifiuti, con inquilini problematici e addirittura lucchetti forzati dai vicini di casa.

Ora invece, dopo il ritorno volontario del giovane, Palazzo Darà si è tramutato in un’opportunità per tutta la famiglia. Tanto che è stato scelto recentemente dalla produzione di Sky Arte come sede della festa finale degli eventi che hanno animato il secondo weekend di ottobre. Il festival organizzato dal canale digitale ha portato a Palermo negli scorsi giorni grossi nomi del calibro di Manuel Agnelli, Oliviero Toscani, Brunori Sas e tanti altri. «C’erano tutti – sorride Alberto – In poche ore lo spazio è trasformato in un posto che Luca De Gennaro, capo storico di Mtv che ha suonato qui, era il posto dove bisognava essere. Un momento incredibile che mi ha fatto pensare come fino a poco tempo fa questo era un palazzo utilizzato perlopiù come magazzino dalla mia famiglia. Per me ha significato il culmine delle mie attività finora. Io ci ho messo tanto impegno ma devo riconoscere che gli spazi sono veramente magici». 

Il palazzo comprende un ampio atrio iniziale, una serie di magazzini e degli appartamenti che conservano ancora qualche traccia dei fasti nobiliari. «Mio nonno abitava qui – racconta Alberto – All’epoca dei bombardamenti il Giardino dei Giusti qui di fronte venne devastato dalle bombe. Ed è stato lui a  raccontarmi proprio dello stupore di quando, tornati dal rifugio di Piana degli Albanesi, si ritrovarono con loro enorme sorpresa il palazzo integro. Mio nonno aveva qui il suo studio di dentista, portando avanti una tradizione di famiglia che era cominciata con suo padre e che è proseguita con mio zio e ora con suo figlio: molto spartano, riceveva anche senza appuntamento, in una sorta di servizio per il quartiere. Fino agli anni ’80 rimase l’unico dentista della Kalsa, e da lui veniva un sacco di gente. Poi i proprietari decisero di vendere l’intero Palazzo Darà, perché 30 anni fa la via Alloro era luogo di degrado e di ladri, e mio nonno decise di acquistarlo».

Gli eredi del nonno, però, non dimostrano grande interesse per l’immobile che diventa per l’anziana vedova solo una serie di appartamenti da affittare. Fin quando Alberto non decide di occuparsene in prima persona. «Quest’estate abbiamo cominciato a capire delle potenzialità del posto con la ristrutturazione delle botteghe artigianali Insula» continua il giovane. Dopo un’iniziale bocciatura come possibile sede di un progetto collaterale di Manifesta, Alberto non si perde d’animo. «È stato un modo per chiarirmi le idee – spiega – Così ho cominciato a spargere la voce, anche online, della possibilità di visitare questi spazi. Quasi subito è arrivata l’adesione della galleria milanese di arte contemporanea Viasaterna (col progetto Casino Palermo) che si è innamorata del salone, e così è cominciata la ristrutturazione parziale dell’immobile e la messa in sicurezza di alcuni spazi. La mia prima mostra è stata Etuvedrai, quest’estate, con tre artisti molto bravi e sensibili: Giambaccio, Andrea Guastavino e Ottavia Poli».

Gli appuntamenti estivi hanno significato l’avvio dunque di un’attività inedita di curatore artistico per Alberto. E hanno messo in moto tutta una serie di contatti fondamentali per il rilancio dello spazio. Il luogo è certamente molto ambito dalle riviste, come location per le case di produzione o per chi organizza eventi. Ed è dovuto al fatto che è rimasto sostanzialmente uguale a come è stato creato, oltre 200 anni fa. I futuri interventi sono adeguamenti non invasivi come la cura degli infissi, l’installazione degli impianti di riscaldamento e una connessione internet. Su Palazzo Darà, inoltre, i progetti di Alberto sono tanti. «Mi sono trovato bene con l’attore Corrado Fortuna – dice – e lo trovo un ottimo anello di congiunzione tra la nostra Palermo e il resto d’Italia. Con lui ci sono una serie di idee, dai talk ai concerti in casa a location per le case cinematografiche. Pensiamo anche a un festival del cinema qui a Palermo, visto che questa città ha avuto e ha tanti attori e attrici noti, da Corrado a Isabella Ragonese a Ficarra e Picone. Ci sono anche tante altre proposte dal Nord Italia». 

E se si estende la parola futuro all’intera Palermo, a partire dal fervido periodo culturale che la città vive, Alberto non ha dubbi. «Tutti hanno questa curiosità ansiosa sul 2019, nel senso che si vuole capire se Palermo farà il solito tonfo dopo Manifesta e il riconoscimento di Capitale della Cultura. Bisogna tenere alta il livello e l’offerta culturale. Certo, non ci sarà gente che verrà appositamente qui, come è avvenuto per Manifesta. Ma se tutti lavoriamo nella stessa direzione ci sarà un futuro in ulteriore crescita. È bello stare a Palermo in questo momento perché rispetto ad esempio da Berlino, dove si muovono i grandi capitali ed è già tutto creato, qui hai la possibilità di impattare. Qui si cambia e si vede il cambiamento quotidianamente, dopo anni di immobilismo e fatalismo».

E la reazione di chi sta attorno, del quartiere che fino a poco tempo fa sembrava ostile? «C’è chi pensa che io stia facendo i miliardi, quando invece al momento sono più le spese che altro – dice Alberto – ma almeno mi sto divertendo, e per questo non c’è prezzo. C’è chi chiede di portare altra gente, chi invece si lamenta e mi minaccia perchè per una sola volta in sei mesi abbiamo messo un po’ di musica oltre la mezzanotte. È una situazione certamente faticosa, ma tutti riconoscono che adesso lo spazio è vivo, dove succede qualcosa di interessante». 

Andrea Turco

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