La storia del 23enne giarrese con un tumore raro «La mia vita ricomincia con il viaggio in America»

«La mia vita potrà iniziare di nuovo soltanto quando mi porteranno in America. Non è facile, ma nemmeno impossibile». È così che inizia il video-appello pubblicato su Youtube da Luca Cardillo, un giovane 23enne di Giarre che da circa due anni lotta contro un osteosarcoma, un tumore osseo maligno molto raro. La scorsa settimana, è la sorella di Luca, Lidia, a dare vita a una raccolta fondi per accogliere il sostegno di chiunque per affrontare le spese per il viaggio. «Oramai Luca non riesce nemmeno a stare seduto, quindi per arrivare negli Stati Uniti sarebbe necessario un aereo con possibilità di assistenza speciale e questo rende la trasferta ancora più costosa del normale». 

Sembra questa la sola speranza rimasta a Luca che, dallo scorso settembre, sta rifiutando le cure iniziate nel 2016 quando, dopo il liceo e due anni in una scuola catanese, il giovane giarrese va a Roma per frequentare un’accademia che gli permetta di inseguire il sogno della sua vita di diventare attore. «Alla fine del primo anno – racconta Luca nel video messaggio dal letto della sua stanza – mi sono accorto di avere un problema alla gamba destra perché avvertivo un dolore forte alla zona del menisco». La conferma che si tratta di un tumore arriva dalla diagnosi fatta al policlinico Gemelli di Roma. «Iniziano così i cicli di chemioterapia – ricorda Lidia – ma, dopo un paio di mesi, i medici si rendono conto che Luca non reagisce alle cure tradizionali. Una delle soluzioni che ci propongono è l’amputazione dell’anca, questo però fino a quando non sono comparse le prime metastasi ai polmoni». 

La famiglia comincia a girare vari centri sperimentali in tutta Italia – da Milano a Torino fino a Bologna – con la speranza di trovare una terapia adeguata. «Ma, purtroppo, non esistono cure. Almeno non nel nostro Paese». Intanto, la situazione peggiora: la massa tumorale cresce, le metastasi aumentano, peggiora la tachicardia e il fiato si fa più corto. È lo scorso 21 settembre quando viene fatta una tac d’urgenza dopo la quale «i medici decidono di sospendere la terapia e iniziare la chemio a compresse, dimettendo dall’ospedale mio fratello che però arrivato a casa decide di non assumere più i farmaci perché potrebbero avere effetti collaterali molto gravi». 

Adesso Luca si ritrova a stare tutto il giorno sdraiato a letto, con gli antidolorifici come palliativo, e la sua unica speranza è questo viaggio Oltreoceano. «Avevo dato il numero di un centro sperimentale in America ma i medici che mi hanno seguito non lo hanno mai contattato forse perché – dice il giovane nel video che conta già quasi 150mila visualizzazioni e molte condivisioni anche da parte di persone famose come, per esempio, Tiziano Ferro che l’ha postato sulla sua pagina pubblica su Facebook – credono che le loro cure siano uguali o che non ci sia nient’altro da fare». Nel frattempo, Luca entra in contatto con un ragazzo calabrese con un problema simile al suo che ha fatto un intervento a New York. «Qui in Italia – afferma – anche il suo tumore era stato reputato inoperabile, come il mio». 

«Solo chi, come lui – dice la sorella – si ritrova a stare 24 ore su 24 senza potersi più muovere, perché un tumore ha deciso di ucciderlo, sa cosa si prova. Soltanto chi non sa più cosa significa fare una passeggiata, perché non riesce più a reggersi in piedi, soltanto chi non riesce più a trovare un solo senso per vivere sa cosa si prova». In realtà Luca un senso lo ha trovato: il viaggio in America dove potrebbero esserci cure adatte al suo caso. «La raccolta fondi nasce proprio con l’idea di chiedere un sostegno per poter affrontare le esorbitanti spese del viaggio in America che, in questo momento – conclude Lidia – è l’unica cosa in grado di darci una speranza».

Intanto, per tutta la giornata di sabato 13 e nella mattina di domenica 14 ottobre, in quattro piazze di Comuni della zona jonico-etnea – Giarre, Riposto, Piedimonte e Sant’Alfio – sarà possibile compiere una donazione per Luca Cardillo nei banchetti della Croce rossa. 

Marta Silvestre

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