È una bomba ecologica ed ambientale pronta ad esplodere quella che circonda la Riserva
orientata del Biviere. Il paradiso naturalistico a est di Gela, oasi per centinaia di specie protette, è
seriamente minacciato da mani criminali che in questi anni hanno utilizzato le aree attorno alla Riserva per
scaricare ogni sorta di rifiuto.
Tonnellate di plastica date alle fiamme e rifiuti speciali abbandonati ovunque, invadono le aree attorno al
Biviere. Ma la situazione più preoccupante si trova proprio a nord dall’Oasi naturalistica, nelle campagne
che portano lungo il corso del torrente Monacello.
Basta abbandonare la strada provinciale ed immettersi nelle stradine di campagna e già dopo dopo qualche
centinaio di metri la situazione diventa davvero drammatica.
Nei campi attorno alle trazzere giacciono cumuli di rifiuti di ogni tipo, dagli scarti della lavorazione edile
all’amianto, a tratti sotterrato nel terreno.
Ancora pochi passi avanti e ci troviamo di fronte ai resti di rifiuti speciali, probabilmente sostanze usate
nelle attività serricole, carbonizzate dalle fiamme e disperse nel terreno. Decine e decine di bidoni in
plastica bruciati fanno capolino tra i cespugli. In questa zona è fortissimo l’odore di sostanze chimiche che
emana dal terreno.
«La situazione, per certi aspetti, è drammatica», spiega il responsabile della Riserva Emilio Giudice. A
preoccupare sono soprattutto le condizioni del corso del torrente Monacello, ormai utilizzato per smaltire
qualsiasi cosa, dalla plastica ai rifiuti speciali.
All’interno del letto del torrente si trova di tutto: cataste di vecchi mobili, carcasse di frigoriferi, copertoni e
soprattutto montagne di plastica usata per la copertura delle serre, spesso anche bruciata.
Tutto materiale inquinante che, alla prima piena, andrà a finire nelle acque del lago, lì dove sfocia il
Monacello. Una situazione che Giudice denuncia invano da tempo.
Negli scorsi giorni, sono arrivati anche i tecnici di Arpa Siracusa, impegnati in un primo monitoraggio
dell’intera zona. In più occasioni, anche nel corso dei tavoli tecnici al ministero dell’Ambiente,
Giudice ha evidenziato sia l’inquinamento delle falde, causato da sostanze organiche, sia la massiccia
presenza di diossina, prodotta dalle continue combustioni generate dagli incendi di rifiuti tossici. Un intero
ecosistema potrebbe subire danni irreparabili, in una fase nella quale è ripresa la discussione pubblica sulla
presenza dei vincoli, anche urbanistici.
La situazione purtroppo si ripercuote anche nelle aree più a sud, nel territorio di Bulala. Lì dove
sarebbe dovuta sorgere la spiaggia naturista, sognata dall’allora sindaco Domenico Messinese, i cumuli di
rifiuti dati alle fiamme sono ovunque, così come i resti delle aziende serricole della zona.
Giudice, intanto, in questi giorni si è recato a Roma al ministero dell’Ambiente, per chiedere che vengano
applicati al più presto i piani di recupero già esistenti. L’iter delle bonifiche nel frattempo ha già subito un
nuovo stop a causa dell’avvicendamento dei funzionari alla guida degli uffici regionali.
Oggi però non c’è più tempo da perdere, a rischio c’è la falda acquifera e lo stesso Lago in cui il torrente
Monacello confluisce. Se non si interviene subito, tra incendi e sversamenti illeciti, nell’area del Biviere,
senza controlli, l’ennesima bomba ambientale è pronta ad esplodere da un momento all’altro.
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