La Regione cerca immobili per le forze dell’ordine abusive Nessuna proposta dopo il paradosso del palazzo di Librino

Per le forze dell’ordine residenti, loro malgrado in modo abusivo, nel palazzo al civico 3 di viale Bummacarol’ordine di sfratto era stato congelato in attesa che la Regione trovasse per una nuova sistemazione. Adesso per mettere fine a quella che è stata definita «una delle pagine più scure della gestione del patrimonio pubblico regionale», l’assessorato alle Infrastrutture ha pubblicato una manifestazione di interesse. La Regione cerca soggetti interessati a vendere i propri immobili per destinarli non solo ad alloggi popolari ma anche alle forze dell’ordine. «Al momento, però, con il bando che scade il 30 marzo, non è ancora arrivata nemmeno una proposta. Il rischio è che per quelle famiglie si ripresenti l’incubo dello sfratto». A lanciare l’allarme è Dario Gulisano, il responsabile delle Politiche abitative della Cgil di Catania. 

Gli alloggi oggetto della ricerca della Regione, con il decreto del dirigente generale del dipartimento delle Infrastrutture Fulvio Bellomo, devono avere delle caratteristiche ben precise: innanzitutto l’importo di vendita non può essere superiore a centomila euro. Le case – esclusivamente nel territorio del Comune di Catania – non devono fare parte di edilizia residenziale pubblica o popolare oggetto di riscatto, questo per evitare che la Regione ricompri immobili che ha già venduto. Inoltre, non saranno prese in considerazione proposte di vendita da parte di soggetti che hanno in corso o hanno avuto in passato contenziosi con la Regione. Esclusi anche castelli, palazzi di pregio artistico o storico, abitazioni di tipo signorile e ville.

Il bando è rivolto, invece, a trilocali tra i 70 e gli 85 metri quadrati e quadrilocali tra gli 86 e i 95 metri quadrati con servizi e camera da letto di almeno 14 metri quadrati. Tutti gli alloggi, inoltre, dovranno avere un vano cucina di almeno 11 metri quadri. L’altezza minima deve essere di 2,70 metri. I locali devono essere dotati di impianti tecnologici previsti per civile abitazione (idrico-sanitario, smaltimento reflui, elettrico e termico) e anche dell’impianto di ascensore. Tra i requisiti anche il fatto che presentino un «accettabile stato di conservazione» e che siano immediatamente abitabili. Altra caratteristica fondamentale è che tutti i locali (eccetto bagni, disimpegni, corridoi, vani-scala e ripostigli) devono avere illuminazione naturale diretta e adeguata. A valutare le proposte di vendita sarà una commissione di esperti che procederà anche ai sopralluoghi. 

«Chiederemo alla Regione di prorogare il bando – anticipa a MeridioNews Gulisano – perché crediamo che la mancanza di proposte di vendita sia dovuta anche alla situazione di stallo generale dovuta alla pandemia». Tra le richieste che la Cgil sottoporrà all’assessorato alle Infrastrutture c’è anche quella di «estendere la ricerca anche dal punto di vista territoriale non solo al Comune di Catania ma anche all’area metropolitana». Una possibilità in più di trovare una soluzione abitativa per le 25 famiglie delle forze dell’ordine (ormai quasi tutte in pensione) che, da anni, sono finite invischiate in una vicenda paradossale fatta di ritardi e sentenze non applicate. 

La storia comincia con una controversia giudiziaria tra l’ente regionale e la ditta che ha costruito il palazzo in viale Bummacaro, la Fasano costruzioni Srl. È stata quest’ultima a citare in giudizio la Regione per non avere pagato l’ultima rata (di 450mila euro, il 15 per cento dell’importo totale) dei lavori. Con una sentenza del 2013, la Regione perde l’immobile e le famiglie diventano occupanti abusivi, perché non sanno più a chi pagare l’affitto. Dopo avere accettato, più di 30 anni fa, di andare a vivere a Librino dove il palazzo era stato costruito con un fondo di cento miliardi di lire (cinquecento milioni di euro) per la costruzione di immobili in luoghi strategici da assegnare alle forze dell’ordine impegnate nella lotta contro la mafia. Pochi giorni prima del Natale del 2019, gli inquilini avevano ricevuto una prima diffida ufficiale; circa nove mesi dopo era poi arrivata una sentenza del tribunale di Catania che disponeva il sequestro degli immobili. Poi l’intimazione alle forze dell’ordine di lasciare le abitazioni, fino alla rassicurazione arrivata dalla Regione in attesa di acquistare gli immobili dove trasferire gli inquilini. «A conclusione di una lunga vertenza durata quasi otto anni – auspica il responsabile della Cgil – è doveroso ridonare dignità a questi servitori dello Stato».

Marta Silvestre

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