La grande truffa dell’acqua ai privati

Nel padiglione ‘Blu cobalto’ dei cantieri Culturali alla Zisa, a Palermo, ha avuto luogo ieri l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) per la raccolta di firme a sostegno dell’acqua pubblica in Europa. L’Ice ha dato vita a questa prima iniziativa da quando questo strumento di partecipazione reale dei cittadini è stato riconosciuto dal Trattato di Lisbona. Le competenze riconosciute all’Ice riguardano tutte le materie per le quali almeno un milione di cittadini di sette Paesi dell’Unione sottoscrivono un documento da sottoporre al Consiglio europeo, il quale è tenuto a dare riscontro o per via legislativa o attraverso direttive.

Il promotore di questa iniziativa, che ha avuto inizio il primo di aprile 2012, è stato il sindacato europeo dei Servizi pubblici (Epsu European Pubblic Service Union) il quale ha posto una piattaforma composta da tre precise rivendicazioni: 1) l’acqua quale diritto umano universale; 2) il servizio idrico non può essere privatizzato; 3) l’Unione Europea si impegna a far valere questi principi nei trattati e nelle convenzioni internazionali.

I relatori che hanno presentato l’evento sono stati Antonella Leto del Forum regionale dei Beni comuni, Luca Nivarra docente di diritto, Corrado Oddi del Forum nazionale dei beni comuni e dirigente sindacale della Funzione Pubblica Cgil e l’onorevole Rita Borsellino, parlamentare europeo.

Antonella Leto ha illustrato per brevi cenni l’iniziativa della raccolta firme e ne ha motivato l’adesione a fronte del disinteresse delle istituzioni nazionali e regionali verso l’esito del referendum popolare del 12 e 13 giugno del 2011, che ha visto la partecipazione del 57 per cento degli aventi diritto esprimersi con un sonoro 95 per cento in favore della gestione pubblica del servizio idrico in Italia. Ciononostante in molte realtà nazionali questo responso non viene rispettato. In Sicilia, poi, si è addirittura affidata la gestione del settore a Siciliacque spa che oggi detiene buona parte del patrimonio idraulico pubblico (invasi, acquedotti e rete di distribuzione) (contratto valido per quaranta anni), senza possibilità di recupero anticipato della gestione pubblica a meno di esorbitanti penali da riconoscere ai gestori privati.

Corrado Oddi ha esordito ricordando che l’esito del referendum in Italia ha avuto una vasta eco negli altri Paesi europei e da ogni dove sono piovute le richieste di approfondimento della tematica con grande ascolto e partecipazione. Non è un caso che la prima iniziativa del cittadini europei ha assunto il tema dell’acqua pubblica su tutto il territorio europeo aderente all’Unione.

La raccolta di firme è già in atto da sette mesi, e cioè dal primo aprile scorso, ed assume un grande significato perché costringerà gli organismi legislativi dell’Unione Europea ad assumere precise iniziative di merito. In pratica, la raccolta di firme vale una proposta di iniziativa legislativa diretta da parte dei cittadini, atteso che l’Europarlamento non ha competenza legislativa e quindi, da questo punto di vista, serve a ben poco. Oddi ha concluso il suo intervento assicurando che tutto il fronte progressista europeo è concorde sulla democrazia partecipata nell’ordinamento comunitario.

La Corte Costituzionale a Roma

Luca Nivarra ha messo in evidenza l’assurda compresenza nel nostro ordinamento di una sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato una norma introdotta dal governo Berlusconi all’indomani dell’esito referendario che, com’è noto, non riguardava soltanto la pubblicità dei servizi idrici, ma anche quella dei servizi pubblici locali. Con questa norma si introduceva la possibilità della privatizzazione degli altri servizi. La Corte Costituzionale ha ritenuto improponibile questa norma e l’ha ‘bocciata’.

Il governo Monti però l’ha riproposta negli stessi termini dichiarati incostituzionali dall’Alta Corte ed il presidente della Repubblica, questa volta, chissà perché, non ha sollevato il conflitto di attribuzioni in difesa delle prerogative della Corte Costituzionale e l’ha formalmente emanata. Così, oggi, nel nostro ordinamento coesistono due norme: una che autorizza la privatizzazione dei servizi pubblici locali e l’altra (la sentenza della Consulta) che la dichiara incostituzionale.

E’ appena il caso di ricordare che l’articolo 136 della Carta costituzionale così recita “Quando la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione”. Qualcuno nei ‘Palazzi’ romani ha dimenticato l’articolo 136 della Costituzione italiana?

Rita Borsellino, da parte sua, nel ricordare che lei stessa è stata tra i promotori del referendum del giugno 2011 e che nella sua segreteria ha avuto sede il comitato referendario e quindi ha vissuto molto da vicino quella vicenda, ha sottolineato che anche nel Parlamento europeo si fa via via strada la consapevolezza del ruolo di quell’organismo che, quindi, va assumendo sempre più forza e competenza; ha ricordato che l’Europarlamento sull’argomento in questione è assolutamente pronto a sostenere le ragioni del servizio pubblico dell’acqua, anche per colmare una lacuna europea di fronte al pronunciamento che l’Assemblea delle Nazioni Unite ha adottato favorevolmente in passato.

 

Riccardo Gueci

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