La candelora di Sant’Agata a Salvatore Aranzulla «La Sicilia può cambiare solo con l’innovazione»

«Quando ho ricevuto la chiamata dal sindaco che mi informava del riconoscimento sono rimasto senza parole. Finita la chiamata sono scoppiato in lacrime, poi ho chiamato i miei». Salvatore Aranzulla si gode il gran tributo che la città di Catania gli ha riservato nel suo periodo più importante, quello di Sant’Agata. Mostrando un attaccamento alla sua terra d’origine che qualcuno aveva rimesso in discussione proprio negli ultimi giorni, alla notizia del conferimento della Candelora d’oro 2019 al guru dell’informatica nato e cresciuto a Mirabella Imbaccari, oggi imprenditore di successo e felice abitante di Milano

La sua terra lo riabbraccia mentre Catania pullula per la festa. Il sindaco Salvo Pogliese è assai soddisfatto della scelta compiuta. La sua prima candelora alla guida della città viene dedicata al tema dell’innovazione e, anche al costo di un po’ di retorica, si propone di parlare ai giovani: «Sono orgoglioso di premiare un 28enne catanese che si è affermato nazionale e internazionale. Ha iniziato il suo percorso a 17 anni, oggi il suo sito web ha 700mila visualizzazioni giornaliere». Nella motivazione, letta nella corte di Palazzo degli elefanti dal commendatore Luigi Maina, il passagio clou: «Coltivando fin da adolescente il valore dell’innovazione come esempio di speranza e di cambiamento, usando un linguaggio semplice, Aranzulla è diventato un esempio per tutti i giovani italiani».

Eppure, sempre su quel web croce e delizia, si erano scatenate le critiche. Ispirate da quell’intervista, rilasciata da Aranzulla proprio a MeridioNews, da cui tanti lettori tutto hanno tratto fuorché prova di attaccamento verso la terra natìa. «Non c’è, in pratica, un motivo per cui io starei qui – diceva a proposito di Mirabella e della Sicilia il fondatore del sito Aranzulla.it – e non c’è nemmeno qualcosa che mi manca particolarmente quando sto fuori, fatta esclusione dei miei genitori e dei miei familiari. Se non ci fossero loro forse nemmeno ci verrei più»

E l’Aranzulla fresco di candelora di Sant’Agata non ritratta. Semmai prova a ribaltare la lettura forse tanto superficiale quanto macchiata di provincialismo di quel suo pensiero. «Sono molto legato al Sud e pure a Sant’Agata. Con quell’intervista – spiega – volevo lanciare uno stimolo di riflessione per i giovani, per comunicare il fatto che lo stato delle cose può essere cambiato». Ovvero la realtà di una Sicilia che si desertifica, soprattutto di giovani e di innovazione, ostaggio di quella periferizzazione che, quando la barra punta a Mezzogiorno, amplifica a dismisura una questione meridionale vecchia più dell’Italia stessa. «La realtà – prosegue Aranzulla – è che anche da un piccolo paese come Mirabella Imbaccari può nascere un sito come Aranzulla.it». Può attecchire, anche dove tutto sembra irrimediabilmente secco, l’idea che riscrive un’esistenza individuale o di una comunità. 

La ricetta per l’Aranzulla dream, tuttavia, vale solo per il campo che lo ha reso milionario: il web, la comunicazione, il digitale. «Nel libro Metodo Aranzulla racconto come creare un business online. Internet – dice Aranzulla – ti consente di pubblicare con costi ridotti, trovando la giusta nicchia di mercato». Ovvero, «La capacità di individuare un argomento in cui ci sia spazio per crescere. Oggi ad esempio non ha senso creare un sito di tecnologia o di cucina. Servono argomenti non presidiati in cui è possibile inserirsi». 

Spazio all’intelligenza, oltre le piccole cose: «In fondo il senso dell’intervista è stato colto – rilancia Aranzulla – perché quell’articolo ha ricevuto tantissime letture, condivisioni, commenti e ha smosso delle riflessioni anche nei confronti degli amministratori locali che lo hanno utilizzato per migliorare le cose». È così che si chiude a la fortunata visita catanese del divulgatore informatico di Mirabella Imbaccari, all’insegna della speranza.

Francesco Vasta

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