Il Mediterraneo come luogo di incontro, contaminazione, apertura verso l’altro: la politica e l’arte hanno provato a dialogare a Palermo e mostrare un modello di convivenza esportabile altrove, perché come ha detto Luciano Benetton «I confini non sono il perimetro di un Paese e l’arte permette di andare oltre le differenze». Nel capoluogo è in corso fino al 12 marzo la Biennale Arcipelago Mediterraneo, che oggi ha aperto i suoi lavori nella sala Lignea della biblioteca di casa Professa, dove si è tenuta una tavola rotonda sulla dimensione dell’accoglienza con il sindaco Leoluca Orlando che ha sottolineato la tradizione secolare di scambi della città: «La nostra identità è forte ed è fatta di incontri – ha detto – Non menziono la mafia perché è una perversione della nostra identità». Presenti anche l’assessore Andrea Cusumano e i rappresentanti istituzionali di Paesi come Albania, Marocco, Algeria, Tunisia, Palestina, Malta.
«I terroristi non riescono nel loro intento e anzi finiscono col rinvigorire la nostra voglia di andare avanti, sfidando gli stereotipi e la paura – ha detto il console generale di Tunisia, Farhat Ben Souissi – Ci attende una transizione irreversibile verso la democrazia: la sponda Sud del Mediterraneo non rifugge la modernità e quello che è successo in Tunisia ha bisogno del vostro appoggio e della vostra solidarietà. Il Mediterraneo è il nostro mare comune e deve farci apprezzare la mescolanza e la civiltà». Abdelhamid Senouci Bereksi, ambasciatore della Repubblica Algerina a Roma, ha donato al sindaco la copia di un accordo di pace tra Sicilia e Algeria risalente al 1816. «La mobilità degli uomini è sempre esistita – ha detto – ma ogni aspetto della migrazione deve passare dal rispetto dei diritti umani e della dignità personale».
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