«Mai più centri commerciali dentro la città. Non lo permetteremo mai, faremo le barricate se il caso. Restiamo sorpresi, trasecolati anche soltanto dal fatto che se ne parli. Ciascun imprenditore può presentare idee, progetti, programmi che ritiene opportuni e ci sono tanti possibili investimenti da poter fare a Palermo, investimenti che possono rappresentare progetti di sviluppo per l’intera città, ma l’unico che non serve è un altro centro commerciale di cui nessuno sente la mancanza: non serve né alla città, né ai commercianti, né ai consumatori che ne hanno a disposizione ben tre». Lo afferma Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, con riferimento all’ipotesi di realizzare un parco commerciale di oltre 40mila metri quadrati per la vendita al dettaglio, con un hotel con centro congressi e un impianto di carburanti, in via Chiavelli, nel terreno confinante con il centro commerciale Forum, nel quartiere Brancaccio. «Semmai – sottolinea Patrizia Di Dio – dobbiamo tutelare i negozi di vicinato che hanno resistito e sono un importante patrimonio per Palermo, perché se muore il commercio cittadino, muore la stessa città. Senza i negozi, la città diventerebbe un dormitorio, oltre a impoverirsi sempre più. Perché piuttosto non si interviene in via Roma?».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Confesercenti Palermo, il presidente Mario Attinasi spiega: «Palermo non ha bisogno di nuovi centri commerciali, che avrebbero l’unico effetto di condannare alla chiusura tanti negozi di vicinato che oggi sono la spina dorsale dell’economia cittadina. Confesercenti è pronta alle barricate». E poi aggiunge: «Chiediamo all’amministrazione comunale di respingere l’ipotesi di nuovi centri commerciali – continua Attinasi – e al contempo chiediamo che si occupi di mettere i piccoli e medi negozianti nelle condizioni di poter competere alla pari con i colossi esteri: bisogna liberalizzare l’apertura delle medie strutture in centro così come previsto dalle regole europee, creare parcheggi e servizi per il centro città, tutelare quelle attività che sono un presidio di sicurezza e legalità nei quartieri, favorire l’economia cittadina evitando che i profitti finiscano nelle mani di multinazionali estere che creano poco lavoro e impoveriscono il territorio. Su questo non siamo disponibili a fare sconti a nessuno».
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