Io, anzi, Noi siamo il Calcio Catania

Si dice che un bravo giornalista deve sempre essere pronto a scegliere il momento giusto con la persona giusta che dice le cose giuste. Ma quando si è a una presentazione di una squadra di calcio tutto diventa più difficile. Sabato 11 luglio alle ore 15, dopo essere stato per 1 ora nella suo “forno a pietra mobile”, Isacco approda a Piazza Università, confondendosi tra la folla respira già l’aria calcistica con i soliti vecchietti che tra una frase in dialetto quasi sconosciuto e qualcosa che assomiglia all’italiano scambiano idee sulla prossima stagione. Ecco che arrivano i primi giocatori e una mandria di tifosi investe in pieno l’Isacco che viene catapultato a terra da un esile bimbo di 90 chili. “Iniziamo bene…Ma per la squadra questo e altro!”. Tra le mura rosse dell’aula magna piano piano entrano tutti i giocatori. Salutati dai giornalisti ma sopratutto da sedicenti giornaliste sportive interessate solo a fare Vera informazione: farsi ritrarre in foto con tutti i giocatori.

Isacco comincia a pensare di farsi fotografare. Ma con le sedicenti e belle giornaliste.
Tutti presenti. Giocatori, stampa e sedicente stampa, e io, Isacco temerario in prima fila che resiste alle continue gomitate degli altri fotografi e ai ripetuti colpi in testa delle telecamere. Comincio a temere che il mio sacrificio si terrà in 16:9 e in alta definizione e magari sul satellite.

Il Presidente Pulvirenti ringrazia l’Università di Catania per la collaborazione costante con la società riproponendo anche il premio di un abbonamento per la prossima stagione calcistica per gli studenti più meritevoli. Dopo aver studiato come un dannato forse Isacco riuscirà ad avere il vero premio da lui ambito. Si prosegue con l’intervento dell’amministratore delegato Pietro Lo Monaco, vero protagonista, con la sua irriverente e vivace parlantina, del pomeriggio. “Abbiamo scelto giovani pieni di motivazione. Tutti, da noi dirigenti ai giocatori, dobbiamo avere uno spirito nuovo e rinnovato. Perche tutti, dal primo momento dobbiamo capire quanto è importante la serie A per la città di Catania. Ci Aspetta un anno duro e abbiamo un unico obbligo: l’obbligo verso la gente di Catania”.

E si comincia con l’appello. Dai giovanissimi Catellani e Imparato, ai nuovi arrivi Campagnolo e Del Vecchio, alle colonne della squadra Mascara e Ledesma, i giocatori si alzano mezzi addormentati come se fossero le 7 di mattina tempestati da una raffica di flash che li fa sembrare tutti più abbronzati. Boom. Ecco la seconda telecamerata… Sorprendentemente si ode una voce di donna che comincia a fabbricare domande una dopo l’altra per il tavolo della dirigenza. Lei e, successivamente, tutti gli altri colleghi uomini, colpiti nel loro orgoglio calcistico, iniziano a esporre i grandi quesiti dell’estate del popolo catanese: “Acquisti? Cessioni? Moduli? Tipo di Allenamento? La giornata tipo del ritiro? Quante paperelle avranno nella vasca da bagno i giocatori?” Qualunque domanda sembra inutile. Il nuovo allenatore Aztori timidamente risponde che la squadra va bene così e che non chiede nulla al mercato della società. La probabile formazione sarà un 4-3-3 ma che ciò verrà studiato in corso d’opera solo dopo aver attentamente eseguito il precampionato con allenamenti e diverse amichevoli per mettere in prova gli stessi giocatori.

Zenga ha dichiarato l’obiettivo di voler vincere il campionato con il Palermo, Isacco dichiara di essere l’ultimo obiettivo del Real Madrid che offre alla squadra di Step1 dei computer e qualche tavolo nuovo per l’aula 24, ma quali sono gli obiettivi di Atzori? “Noi rimaniamo – conclude il tecnico – con i piedi per terra. Io non sono Baldini come non sono Zenga. La mia caratteristica è di migliorare sempre il risultato precedente, quindi, puntiamo sempre a fare meglio dell’anno scorso.”

Lo Monaco conclude: “Sul mercato non aggiungo altro. Avete dei nomi? Li avete voluti? Bene adesso giocateci un po’ molti giornalisti si divertono cosi intere giornate, se succederà qualcosa lo saprete solo e soltanto da me. Parliamo dei presenti piuttosto. L’importante è la grinta della squadra. Abbiamo davanti ventisette uomini ma io in campo voglio ventisette bastardi. Gli avversari, come sempre, a Catania, giocheranno non solo contro 11 persone ma contro i 25 mila che, sempre presenti, supporteranno la squadra. Arriveder…”
Boom.
Ennesima botta decisiva di una telecamera professionale. Il povero Isacco ormai rincretinito dalle forti percosse si immagina alzando qualche coppa importante con a fianco Mascara e Morimoto, pensando: “Grazie a Dio sono, anzi, siamo Catanesi”.

Daniele Palumbo

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