Intesa con Stato, 1.7 miliardi di euro da Irpef e Iva «Abbiamo dimostrato che la Sicilia ha subito torti»

Un «accordo strutturale storico» che rivede quello del 1965 tra Regione siciliana e Stato in materia di entrate, che «premia il lavoro fatti in questi anni», frutto di un’azione continua e rigorosa «di monitoraggio e di riqualificazione della spesa». Un accordo, quello siglato ieri dopo il via libera definitivo dal Consiglio dei ministri, che vale un miliardo e 685 milioni l’anno. A illustrarne i dettagli oggi pomeriggio a Palazzo d’Orleans, il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e l’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei, annunciando anche un piano di risanamento, di spinta agli investimenti e alle riforme, e di sostegno al welfare con misure come il reddito di inclusione. L’anno prossimo nelle casse regionali troveranno spazio un miliardo e 400 milioni come maggiori imposte Irpef e il resto dall’Iva, mentre dal 2018 le risorse saranno assegnate tutte come maggiore imposte Irpef.

Uno schema realizzato, ha sottolineato Baccei, senza trasferimento di funzioni, ma saranno risorse nette in più sul bilancio della Regione Sicilia. «Fino a oggi si ragionava in termini di entrate e trasferimento funzioni – ha proseguito – ma la nostra bravura è stata riuscire a farci riconoscere un percorso di riforme e di trasparenza sul bilancio che ci ha permesso di sedere al tavolo di Roma, dimostrando che la Sicilia ha subito nel corso degli anni, non dal punto di vista giuridico, ma di fatto, dei torti». Partendo da questo dato di fatto, il governo ha avviato delle interlocuzioni sulla base di due sentenze della Corte Costituzionale. «Una – ha ricordato Baccei – afferma che la Sicilia ha subito dei torti e bisognava scendere a nuovi patti con lo Stato e l’altra, più recente, che prevede che l’ammontare delle nostre rivendicazioni deve essere pari a ciò che non puoi sostenere a bilancio. Quindi abbiamo rimesso a posto tutti i numeri e abbiamo dimostrato l’ammontare che non riuscivamo più a sostenere: cioè un miliardo e 685 milioni».

Un fatto storico secondo Baccei al quale seguirà un percorso che prevederà il completamento delle norme di attuazione dello Statuto. «Chiudiamo un percorso di risanamento del bilancio iniziato con il governo Crocetta. Sono tre i grossi benefici di questa manovra: abbiamo evitato il default, già da quest’anno abbiamo 700 milioni in più per lo sviluppo, perché non usiamo più i fondi sviluppo e coesione per coprire la spesa corrente. Abbiamo comunque un 1 miliardo e 700 milioni in più di liquidità ogni anno. L’ultima, aver riportato in equilibrio i conti, con un anno di anticipo, e così non abbiamo più un limite di spesa dovuto al patto di stabilità».

Per Crocetta si è trattato di un «accordo che ha consentito di salvare la Sicilia» senza risparmiare bordate ai suoi predecessori: «Già i precedenti governi – ha proseguito – avevano tentato di rivedere la questione delle entrate della Regione, non ultimo il governo Lombardo che, dopo tre anni di trattativa, si è visto rispondere che non c’era un centensimo. Era un accordo in cui probabilmente si chiedevano più soldi ma che prevedeva un maggior trasferimento di funzioni. Allora ci fu una indisponibilità da parte dello Stato perché c’era una Regione spendacciona, mentre l’accordo oggi è stato possibile perché negli ultimi tre anni i nostri bilanci sono stati rigorosi e abbiamo attuato le riforme necessarie per mettere a posto i conti». 

Crocetta ha dato i numeri: «Dal disavanzo di 2 miliardi nel 2012 all’avanzo di 637 milioni nel 2015. Abbiamo ridotto i compensi ai parlamentari del 40 per cento – ha detto – fissato un tetto ai dirigenti regionali che è il più basso d’Italia, bonificato sistemi come quelli degli ex Pip, attuato il taglio delle doppie pensioni. Si è smesso in questi anni di pensare che il bilancio della Regione era infinito, per cui bastava prevedere la spesa per vederla realizzata, si è cambiata drasticamente la direzione: ora bisogna verificare che le entrate siano veritiere. Grazie a questi meccanismi che sopravvalutavano le entrate, abbiamo indebitato in maniera mostruosa la Regione».

Quindi una promessa: «Non vivremo più di bilanci che si fanno all’ultimo momento dopo approvazione della finanziaria, d’ora in poi vivremo di entrate proprie – ha concluso Crocetta -. Siamo nelle condizioni di fare bilanci pluriennali senza più dover aspettare la legge di stabilità nazionale. Ormai c’è una macchina regionale che non fa più conti falsi per poter spendere ma si fanno previsioni corrette per poter organizzare la spesa». 

Antonio Mercurio

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