Intervista a Nadia Marino

Determinata, grintosa,tenace, a volte persino lunatica, scettica nei confronti del mondo. Cinica nella vita, sentimentale nell’arte.

Questa è Nadia Marino, o almeno, il modo in cui si vede lei. Eccola, questa giovane cantautrice con tanta voglia di fare, con la sua coinvolgente energia e un’incredibile passione artistica, che non si ferma soltanto alla musica. “ Mi guardo allo specchio”, dice, “ e vedo una figura eclettica. Soprattutto nell’arte. Adoro mettermi alla prova, sfidarmi, sfidare le mie capacità. Sempre”.

 

Camera in stile etnico, atmosfera tipica da meditazione, tappeti orientaleggianti, posters di Madonna da una parte, di Patty Smith dall’altro. Testi di celebri canzoni, poesie, dipinti e ritratti alle pareti, scaffali invasi da libri e dvd. In un angolo, un cavalletto da pittura e, ovviamente,  l’immancabile chitarra acustica, con accanto il dipinto  un Ohm, simbolo buddista di meditazione ed equilibrio. Questo il mondo in cui Nadia si “immerge” quando nasce una canzone e, a volte, persino una poesia o un dipinto…  Ci accoglie con il suo solito entusiasmo Nadia, con sulle labbra quel sorriso che sa sempre regalare il buonumore. Scherza, canticchia. Afferra la sua chitarra, e con simpatica informalità, sedendosi a gambe incrociate sul tappeto, tra un accordo e l’altro,  fa cenno di accomodarci.

Poi, sorridendo, “Allora!? Cominciamo

 

Musica come vita, sogno, sentimento. Da cosa nasce quest’incredibile passione ?

Probabilmente dai miei genitori. Sin da piccolissima,  ho sempre ascoltato musica. Mio padre suona pianoforte e chitarra. Mia madre adora cantare. Nessuno mi ha mai imposto niente. E’ una passione nata spontaneamente, senza forzature. Ho cominciato a studiare pianoforte a sei anni, ma fino ai 12 ero totalmente al di fuori del mondo. Ascoltavo Mina, De André…e ogni tanto Cristina D’Avena…ed ero convinta che “Tintarella di Luna” la cantasse mia zia… non so perché… (Ride).  Magari forse, tutto questo era scritto nel mio destino.

 

Parli di destino. Ti reputi fatalista ?

Fatalista? Al 100%. Sono convinta che mai nulla succeda per caso. Nella mia vita, molte cose che si sono realizzate attraverso un percorso così intricato di fatti, conoscenze e persone che mi viene di pensare che tutto debba necessariamente scorrere secondo un ordine prestabilito. Credo in Dio e so di aver avuto la fortuna di scoprire la mia passione e poterla rivelare ad altri. Magari ci sono anche tanti “piccoli Beethoven” in Africa che purtroppo non possono rivelarsi al pubblico. E’ strano e triste, ma è così…

 

Le tue canzoni, i temi, le musiche, l’ispirazione. Dove sta l’originalità che tanti amano in questo stile che tu stessa definisci “diverso” ?

La mie canzoni sono a volte autobiografiche, altre dedicate a persone o fatti che mi colpiscono particolarmente, a volte a tema sociale – le più rabbiose o speranzose, dipende – ma il tutto combinato nel modo meno scontato possibile, meno conforme ai canoni della musica commerciale. Non decido mai prima il tema su cui scrivere e se descrivo sensazioni che non mi appartengono, mi sforzo di calarmi nella circostanza e provare la stessa cosa. Difficile, lo so, ma basta crederci. Mi piace giocare con la mia voce, creare da me un duetto voce-chitarra e fondere le due cose in una. Adoro lasciarmi coinvolgere, a volte un po’ troppo, forse, in quello che canto o suono, annullare Nadia nella sua stessa musica, lasciarla annegare…

Ho scritto decine di canzoni in questi anni, per un totale di due album. Uno rimasto letteralmente “in cassetto”, l’altro, registrato a Catania nella sala The Cave, è stato distribuito maggiormente, con qualche canzone trasmessa su radio locali.

 

La tua musica è anche poesia. Temi profondi e sentiti, trovate retoriche, giochi di tonalità. Da cosa nasce precisamente una canzone?

Penso sia soggettivo. Ogni artista è particolare e interessante perché diverso da un altro. Per me, una canzone nasce casualmente da una melodia, magari provando nuovi accordi alla chitarra.  Devo ammettere che non ho mai studiato armonia tecnica. Nasce tutto da dentro. Niente regole per me. Dalla melodia, secondo ciò che suggerisce, nasce un testo. E’ qui che la metrica risulta inconsapevolmente forzata, ma aiuta a creare rime, assonanze fra parole, strutture di frasi. A volte, una canzone può anche nascere da una frase o una parola che ti ispirano un testo. E da là adatti la musica, quella musica che può arrivare anche dopo mesi. Ma le canzoni migliori, credo, sono quelle che nascono spontanea-mente, musica e testo, quando senti che qualcosa ti provoca talmente tante emozioni che sei sicuro che nascerà una canzone. Quel “Qualcosa” è già una canzone sotto forma di energia.

 

La maggior parte dei testi delle tue canzoni è in Inglese. Come giustifichi questa scelta ?

Non la giustifico, semplicemente perché non è una scelta. Sin da piccola,  ho sempre cantato in inglese. La mia impostazione è anglo-americana. Dipende anche dal genere che fai. Io faccio Rock. E il Rock è americano. L’inglese è la sua lingua. Come il Country, il Pop. O sicuramente, senza rendermene conto canto in inglese per evitare di dire le cose nella mia lingua madre… Perché? Mi metto già abbastanza a nudo. Mi esibisco. Non c’è modo di celare le espressioni facciali.  E sono proprio loro che rivelano al pubblico quello  che senti. L’ inglese, in qualche modo, rappresenta un filtro alla comprensione totale di quello che canto. In ogni caso, adoro l’italiano. E quando scrivo poesie o prose, le scrivo sempre. Qui il discorso è diverso. Chi  legge, legge in silenzio, magari riflette. Allora mi piace pensare che possa cogliere a pieno il senso di  quello che legge. Questa volta, la cosa non mi imbarazza. Io, di certo, non sono lì con lui! (ride)

 

Determinatezza o passione. Cosa  credi sia più importante per  rivelarsi ad un pubblico che troppo spesso non perdona il minimo sbaglio ?

Forse quello che serve davvero è proprio un po’ di sicurezza.  La passione è un dono. Se non ce l’hai e cadi alla prima critica, difficilmente ti rialzi. Se hai passione te ne freghi. Continui. Anche se non piaci. La determinatezza, invece,  ti migliora e ti sostiene nelle prove. Ti fa sentire forte anche quando ti trovi davanti un muro. Ed è proprio lì che devi tirarla fuori.  

 

Il tuo stile oscilla tra i ritmi incalzanti e coinvolgenti di Patty Smith e i giochi vocali della celebre cantante italiana Elisa. Chi è in realtà  la tua vera “musa ispiratrice”?

Patty Smith. Ma mi ispiro a lei più come artista, che come cantante. Come me, lei era eclettica nell’arte, provocatoria, rivoluzionaria per i suoi anni. Forse però, era più facile essere Patty Smith negli anni ’70 che Nadia nel 07. Oggi è tutto così difficile, e se punti ad esprimerti a 360 gradi, devi fare i conti con mille ostacoli che ti piovono da tutte le parti

 

Progetti per il futuro ?

Chissà, magari collaborare con diversi artisti per realizzare progetti originali che possano andar bene per la discografia attuale. Cosa  molto improbabile, lo so.  In ogni caso, ho in mente

di completare prima gli studi, per poi girare in lungo e largo i centri della musica mondiale. Per un eventuale album, punterei subito su un repertorio che vada dal Country Blues al Country Rock fino a un Sound molto più contemporaneo, magari anche con uso di sintetizzatori ed effetti.

 

Non solo musica. Dipingi quadri e una tua raccolta di poesie sta per essere pubblicata. Che ci dici in proposito ?

La pittura mi affascina molto come mezzo di evasione artistica. Mi ispiro a foto di attrici e personaggi famosi, in cui vedo una bellezza particolare. Lo sfondo comune è la sensualità. Ma questo è solo un hobby personale, senza alcun fine pubblico.

La poesia, invece, come la musica,  mi coinvolge più da vicino. La raccolta  “Estranea” (in uscita nel maggio 2007, casa editrice “ Il filo “), si è evoluta casualmente e le poesie non sono state scritte per una pubblicazione. Troppo personali, appunto. La mia vera ambizione, invece, sarebbe scrivere romanzi o racconti lunghi.

 

Un consiglio a chi, come te, sente una grande passione artistica dentro e non ha né il modo né il coraggio di “uscire allo scoperto” ?

Magari, a volte, c’è chi ha passione, ma non vuole uscire allo scoperto e resta a coltivare un’arte solo per se stesso. E’ una posizione diversa dalla mia, per me difficile da condividere. Perché in fondo, volente o nolente, nell’artista ambizioso c’è pur sempre una vena di esibizionismo, quella voglia di dire e dare un qualcosa di te al pubblico. Un consiglio per “uscire allo scoperto”? Credere sempre in se stessi, e in quello che si fa. E tutto cambia colore, comunque sia, comunque vada. 

 

Chi è

 

Nadia Marino è nata a Ragusa il 4 giugno1985. Sin da piccola manifesta la sua passione per ogni forma d’arte: musica, danza, cinema, canto. Studia pianoforte e chitarra. All’età di 15 anni “debutta sulla scena” come voce del gruppo musicale “The Sloths”. La partecipazione ad un festival musicale cittadino  e la conquista del primo premio, sin dalla prima esibizione in pubblico, segnano l’inizio della sua interessante carriera musicale. Notata da due discografici, colpiti dalla sua voce e dalla personalità intraprendente e determinata, sin da giovanissima, Nadia comincia a muovere i primi passi tra sale discografiche locali e concorsi musicali di varia natura. Tra i principali, l’“accademia di Sanremo” (2002), il “Cantestate” organizzato dalla provincia di Ragusa (primo posto nel 2002, secondo nel 2003), “Talenti” nel 2004. Attualmente voce del gruppo musicale “Sea Soul”, impegnata in prima persona nella scrittura dei testi e delle musiche che spesso accompagna con chitarra, Nadia studia anche Scienze Politiche a Catania.

Francesca Licitra

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