Vento d’Europa

La “Notte bianca: l’Università per l’Europa”, che si terrà sabato 21 aprile nell’ex Monastero dei Benedettini, è un evento soprattutto studentesco e giovanile, che non si nasconderà dietro a fumosa retorica e che non si ammanterà di seriosa ufficialità. Anche perché il “vento d’Europa” – prendendo in prestito la suggestiva intestazione della melodia che il pianista e compositore Giovanni Allevi ha fatto ascoltare pochi giorni fa nell’incontro con gli studenti catanesi – parte proprio da qui: dall’interno delle università.

Infatti, è un’Europa in viaggio, trascinata nella giusta direzione del confronto e dello scambio tra una miriade di piccole identità nazionali e regionali, e la cui risorsa principale è un tesoro fatto di storia e di cultura, ciò che caratterizza l’esperienza degli studenti Erasmus.

Oggi l’Università di Catania celebra soprattutto questo: i nuovi viaggi della barca europea dei giovani, una brezza allegra che ti riconduce al punto di partenza o ti spinge verso mete nuove e sconosciute. Con l’idea che tutte queste lingue, cucine, abitudini, architetture diverse forse ci dividono ma, allo stesso tempo, possono costituire il lievito di un nuovo dinamismo e di uno slancio comune.

Una volta tanto questo vento soffia da Sud Est. Raccogliendo la proposta della Conferenza dei rettori e l’esempio di quanto realizzato il 24 marzo dalle sei università romane, il Syculorum Gymnasium prova a rilanciare. Se l’iniziativa dell’Erasmus ha avuto successo, se essa costituisce l’esempio più importante dell’Europa che vorremmo, di un’unione costruita non soltanto nelle cancellerie ma dal basso, perché limitarsi a celebrare soltanto il cinquantesimo del Trattato di Roma e il ventennale del Progetto Erasmus? Perché non immaginare una festa dei giovani europei? Una notte bianca, contemporaneamente, in tutte le città europee sedi d’università?

La proposta è nata spontaneamente all’interno di un forum studentesco. L’Università di Catania, il 21 aprile, la farà propria con una lettera aperta ai rettori delle università europee. Scriveremo questa lettera perché siamo convinti che quello che si cerca di costruire a Bruxelles è importante ma non basta. Del resto non è stata soltanto Bruxelles ad aver inventato l’identità europea. Fu all’interno delle università, e negli scambi della comunità letteraria, scientifica, filosofica, che tale idea è maturata.

Ripartiamo dunque dai ventenni del celebre film “L’appartamento spagnolo”, dalle esperienze e dall’entusiasmo dei giovani che stanno vivendo l’Europa nelle loro esperienze quotidiane di vita e di studio. Tra le tante Europa a “velocità differenziata”  di cui si parla, l’Europa degli Studenti è quella che meglio d’ogni altra ha saputo tenere il passo. Forse sta qui la chiave per non essere lacerati dalle nostre distanze e dalle nostre differenze.

Antonio Pioletti

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